Bonifiche e discarica: perché, per che cosa e come?
PIOMBINO 2 giugno 2016 — Lo scopo dell’incontro pubblico del 28 maggio è stato quello di parlare dei rifiuti inquadrandoli in un contesto generale ed evidenziare la fondamentale necessità di risanare il territorio per annullare i fattori di rischio per la salute pubblica e permettere nuova occupazione attraverso la reindustrializzazione delle aree ex Lucchini e delle aree portuali, risanamento che aiuterà anche la valorizzazione del turismo e dell’agricoltura di qualità. In questa logica, l’ampliamento della discarica di Ischia di Crociano non deve risolversi in una mera operazione economica per ripianare i circa 20 milioni di debito accumulati da Asiu; essa deve essere al servizio della bonifica dell’area industriale accogliendo solo i rifiuti non riciclabili del SIN di Piombino. Abbiamo inoltre illustrato i pericoli che comporta la scelta di dedicare una parte della discarica ad accogliere amianto. Abbiamo rilevato la mancanza di valutazione di impatto rispetto ai nuovi materiali che si intendono mettere in discarica e della descrizione delle migliori tecnologie per tutelare la salute dei lavoratori e dell’ambiente che si intendono adottare. Tali osservazioni sono state inviate alla Regione Toscana, da cui è attesa entro giugno la conclusione del procedimento.
Si è sottolineato che questa situazione di degrado ambientale, con una delle più grandi discariche abusive d’Europa, deriva dall’idea che un’impresa prospera quando non è gravata da costi ambientali e vincoli sociali. Invece, la scarsa attenzione ambientale non ha stimolato la modernizzazione della siderurgia piombinese, favorendone anzi il declino: ricordiamo quindi allo stesso sindacato che occorre alzare lo sguardo dalla pur drammatica situazione contingente, per essere in grado di scorgere un orizzonte di nuovo lavoro e lavoro nuovo. Quindi la strada giusta è quella, non già di una sudditanza verso chi promette posti di lavoro, ma di un forte indirizzo e regia pubblica del governo e delle amministrazioni locali. Ora occorre ripartire proprio dal risanamento come fattore di rilancio economico, per favorire l’insediamento di nuove imprese in un’area così vicina al porto e con enormi potenzialità se dotata di infrastrutture, evitando un monopolio delle aree, rilasciando piuttosto concessioni puntuali su progetti corredati da piani industriali e garanzie.
Emergono come grave contraddizione i progetti Aferpi per una generica tombatura delle aree da bonificare, nonché per l’occupazione, con inutili linee ferroviarie, di nuove aree come il quagliodromo o le aree paludose tra i laminatoi e il mare di Pontedoro. Al contrario, occorre recuperare anche all’uso urbano quel pezzo di Città Futura a suo tempo scorporato per permettere l’istallazione del mini mill: Città Futura deve essere bonificata quanto prima. I progetti Aferpi produrrebbero oltretutto tempi autorizzativi molto lunghi con la necessità di variare il piano strutturale. Inoltre non può essere accettato il tracciato della strada 398 proposto nel master plan di Aferpi, tracciato che passa sotto le case del Cotone, gira accanto alle abitazioni di via Cavallotti. Idem per una rete ferroviaria che rimane quella delle linee interne alla fabbrica. Occorre invece prevedere un corridoio infrastrutturale diretto non più ostacolato dai fattori di rischio precedenti la dismissione dei gasometri. Non è accettabile l’evidente intenzione di Cevital-Aferpi di costruire così un monopolio di fatto delle aree portuali e circostanti, l’Amministrazione comunale di Piombino deve impedirlo anziché assecondarlo.
Per iniziare il risanamento occorre trovare quanto prima i soldi per togliere i cumuli abusivamente presenti nell’area, altrimenti non può iniziare il percorso di messa in sicurezza e bonifica. Il risanamento è fatto di tante cose collegate fra di loro come, ad esempio, il riciclo dei rifiuti industriali per prodotti in sostituzione dei materiali di cava. Su tutte queste questioni fondamentale è il coinvolgimento dei lavoratori e della cittadinanza soprattutto da parte delle istituzioni locali e regionali.
Un gruppo di Cittadini di Colmata, Lavoro Salute Dignità,
Legambiente, Restiamo Umani,
Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro