Le bonifiche le fa Invitalia e con bandi pubblici
PIOMBINO 25 luglio 2014 — Una recente dichiarazione della sottosegretaria Velo sulle bonifiche nell’area industriale di Piombino informa meritoriamente sull’iter di utilizzazione dei finanziamenti e di esecuzione dei lavori previsti. A prescindere dai contenuti dei lavori e del giudizio sulla loro utilità tecnica e finanziaria su cui abbiamo già scritto altre volte le informazioni date alzano il sipario su questioni apparentemente marginali ma in realtà importanti al fine di capire responsabilità e politiche finalizzate alla gestione dei rifiuti e al risanamento ambientale. Il comunicato stampa informa che la Conferenza dei servizi degli enti interessati (ha partecipato anche il Comune di Piombino) ha approvato le schede progettuali di Invitalia relative alla bonifica della falda, quelle di competenza del ministero dell’ ambiente che si è impegnato ad un finanziamento di 50 milioni nell’ambito dell’ accordo di programma di aprile. Tra la fine di agosto e i primi di settembre sarà portato il progetto all’approvazione del CIPE e potranno essere avviate le gare ed i lavori. Invitalia è il soggetto cui sono affidate le bonifiche che costituiscono parte fondamentale per ogni progetto di riconversione di un’area industriale andata in crisi.
A questo punto è chiaro dove sta la responsabilità dell’attuazione delle bonifiche e quale sarà il metodo che verrà utilizzato. L’ente gestore è Invitalia (società in house del ministero dell’economia non a caso tra i firmatari dell’accordo di programma), cosa peraltro facilmente prevedibile dato che l’accordo di programma si basa sul riconoscimento di Piombino come area di crisi industriale complessa ed il relativo decreto ministeriale già dal gennaio 2013 stabilisce che per la definizione e l’attuazione degli interventi ci si avvale dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, S.p.A..
La cosa demolisce le velleità dell’ ASIU pubblicate il 3 maggio 2014 con i consueti toni immaginifici dall’amministratore unico che rispondendo a chi gli chiedeva quanto ci sarebbe voluto per far partire questa parte del progetto su cui il ministero dell’Ambiente ha investito 50 milioni rispondeva: «Se ci danno il via basta un mese per adeguare con un minimo investimento l’impianto di trattamento delle scorie Lucchini. Di quelle scorie ce ne sono ancora almeno 60mila tonnellate da lavorare per trasformarle in conglomix, ma adeguando l’impianto, con un pretrattamento si può bonificare e riciclare anche l’enorme quantità di rifiuti industriali composti da altre sostanze che sono presenti nello stabilimento». Inmmaginiamo che una dichiarazione così impegnativa sia stata concordata con i Comuni proprietari dell’ ASIU o che perlomeno i suoi contenuti fossero già stati conosciuti e discussi. Per la verità non molto dopo, il 4 luglio 2014. l’assessore Chiarei del Comune di Piombino affermava che stava lavorando a Roma in un gruppo tecnico un cui membro era Invitalia, «il soggetto attuatore delle bonifiche che ha l’obiettivo di realizzare gli interventi spettanti al soggetto pubblico all’interno del perimetro del SIN».
A parte il fatto che i lavori previsti nei 50 milioni riguardano ben poco quanto dichiarato perché sono finalizzati essenzialmente alla messa in sicurezza operativa della falda da realizzare nelle aree di proprietà e in concessione demaniale della Società Lucchini in Amministrazione Straordinaria S.p.A., tramite barrieramento misto fisico e idraulico, per l’emungimento e trattamento delle acque di falda inquinate, compresa la realizzazione di sistemi di trincee drenanti, pozzi di emungimento/aggottamento realizzazione dell’impianto di trattamento delle acque emunte, si alza anche un altro sipario. Pare capire che l’amministratore dell’ ASIU pensasse ad un affidamento diretto dei lavori all’ ASIU, secondo il precedente del progetto di risanamento delle aree di Città futura affidato senza gare pubbliche dal Comune all’ ASIU, ma è altrettanto probabile che sia stato considerato il fatto che essendo quei lavori un’opera pubblica la normativa sui lavori pubblici non permette l’affidamento diretto di opere pubbliche tanto più ad una società come l’ ASIU società interamente pubblica e per questo incaricata del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani dai Comuni senza ricorrere a gare. Ed infatti si è deciso il contrartio e nel comunicato stampa si afferma che si procederà a bandi per l’ affidamento dei lavori.
Qualche notizia in più è arrivata. C’è da augurarsi che questo metodo continui.
Rimane aperto il problema delle conseguenze che un simile percorso avrà sull’ ASIU che aveva molto puntato su una sua presenza importante nel campo delle bonifiche industriali. Una corretta e precisa informazione anche su questo argomento sarebbe utile.
(Foto di Pino Bertelli)