Brutta faccenda se nella sanità due più due fa tre
PIOMBINO 11 gennaio 2020 — Con delibera 1075 dell’ 11 dicembre 2019, l’ASL Nord Ovest ha istituito il Presidio Ospedaliero della Zona Bassa Val di Cecina — Val di Cornia, giungendo a compimento di un lungo percorso che ha portato alla fusione i due presidi ospedalieri di Piombino e di Cecina.
La messa in rete di due o più ospedali non rappresenta certamente una novità, ma è un modello ormai consolidato da molti anni in diverse realtà italiane.
La rete ospedaliera tra i nosocomi di Piombino e di Cecina presenta tuttavia alcune atipicità che, se non adeguatamente valutate o addirittura mal gestite, potrebbero creare criticità fino al vero e proprio fallimento di tale modello.
Il principale ostacolo al buon funzionamento della rete è rappresentato dalla distanza tra i due stabilimenti, circa 50 chilometri. È palese che un ospedale unico che comprende due stabilimenti e che copre un ampio territorio di circa 140.000 abitanti dovrebbe prevedere un pieno utilizzo dell’ospedale da parte dell’intera comunità. I piombinesi dovrebbero quindi usufruire dei servizi erogati dall’ospedale di Cecina, laddove non presenti a Piombino e viceversa.
Tuttavia, se non si metteranno in atto una serie di misure che favoriscano l’integrazione tra i due stabilimenti, è assolutamente prevedibile, se non inevitabile, che i cittadini cecinesi si rivolgeranno agli ospedali di Livorno, che è addirittura più vicino di Piombino, e di Pisa, la cui distanza da Cecina è simile a quella da Cecina a Piombino, ma i cui ospedali presentano bel altri servizi sanitari. Parimenti è altamente probabile che i piombinesi possano optare, in alternativa all’ospedale di Cecina, per l’ospedale di Grosseto, solo 20 chilometrti più distante rispetto a Cecina ma anch’esso in grado di erogare ben altri servizi. Ciò che di fatto sta succedendo adesso, dopo la chiusura del Punto Nascita.
In tale ottica, il primo risultato della rete ospedaliera Cecina-Piombino, sarebbe quello di favorire le fughe verso altri nosocomi (e, nel caso di Grosseto, anche verso un’altra ASL), e quindi il fallimento della mission della rete stessa.
In realtà, l’unione tra i due ospedali, storicamente “deboli” per vari motivi rispetto ad altri omologhi toscani, dovrebbe produrre una forza e non certamente un’ulteriore e maggiore debolezza.
Perché questo sia possibile, è necessario che entrambi gli stabilimenti siano provvisti di servizi di base (Pronto Soccorso, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Cardiologia, Ginecologia ed Ostetricia con Punto nascita) e vi sia l’istituzione di Unità Operative Semplici Dipartimentali, attualmente assenti, che possano essere condivise da entrambi gli ospedali (ad es. Urologia, Diabetologia, ecc.), ma strutturate in maniera tale che entrambe le comunità della Bassa Val di Cecina e della Val di Cornia ne possano usufruire senza i disagi causati dalla distanza (ad esempio utilizzando équipe di medici itineranti tra i due stabilimenti o organizzando opportune navette).
Purtroppo, allo stato attuale, all’indomani dell’istituzione dell’ospedale unico, non vi è alcun riferimento su come si intenda procedere al fine di una reale integrazione dei due nosocomi, e come si intendano distribuire i servizi sui singoli stabilimenti
Il Punto nascita chiuso a Piombino
Al contrario, il primo esempio di “integrazione” tra i due ospedali (che ci auguriamo sia transitorio) non è stato propriamente virtuoso ed ha riguardato l’Unità Operativa Complessa di Ginecologia ed Ostetricia. Alla chiusura del Punto Nascita (di cui ancora non si è a conoscenza della data di riattivazione, al netto della famosa deroga ministeriale) è seguito lo spostamento di tutta l’attività chirurgica ginecologica maggiore, e questo ha generato un vulnus per le donne piombinesi che, improvvisamente, hanno visto interrotto un servizio importantissimo, senza alcuna apparente motivazione. Al contrario, da quanto ci risulta, nello stabilimento ospedaliero di Cecina che, con Piombino condivide l’Unità Operativa Complessa di Ginecologia ed Ostetricia, l’attività chirurgica è assolutamente attiva e ben fiorente. Il risultato è che, in un’ottica di ospedale unico, abbiamo una Unità Operativa Complessa condivisa tra due città, laddove, in un centro, Cecina, si effettuano operazioni anche di un certo livello di complessità, mentre nell’altro, Piombino, non viene espletato alcun tipo di intervento. Questo rappresenta un enorme sbilanciamento nell’offerta di un servizio essenziale tra donne di uno stesso territorio, che afferiscono al medesimo servizio (o almeno dovrebbero), e questo è assolutamente inaccettabile, anche alla luce del fatto che, la comunità femminile piombinese, già sta pagando un prezzo altissimo nello spostamento del Punto Nascita a Cecina, con tutti gli inevitabili ed indubbi disagi. Ciò che mal si comprende è il motivo per cui, se vi è una sola Unità Operativa Complessa condivisa con due stabilimenti ospedalieri, quindi un solo Direttore Responsabile, questa sia operativa solo da una parte, quella, paradossalmente, che presenta meno disagi, dal punto di vista geografico, rispetto alla localizzazione dei servizi sul territorio. In un’ottica di un ospedale unico, con una singola Unità Complessa e un solo Direttore, quello che ci si dovrebbe aspettare è che le équipe chirurgiche operino alternativamente in entrambi i nosocomi e lo stesso Direttore (che, ricordiamo, è responsabile anche del distaccamento di “Villamarina” di Piombino), dovrebbe occuparsi anche delle pazienti piombinesi, di cui è il responsabile designato, con i propri dirigenti, a trattarne chirurgicamente le patologie ginecologiche. È paradossale come, mentre da anni si pontifica sulla necessità di un ospedale unico per migliorare i servizi, non appena istituito, si inizia lo smantellamento di un reparto di un ospedale a favore dell’altro.
Certamente questa non è la sola criticità a cui la rete integrata deve dare risposta.
Cardiologia in grande sofferenza
Un altro settore in grande sofferenza, ormai da tempo, è rappresentato dalla Cardiologia. Sia a Piombino che a Cecina sono presenti due Unità Operative Complesse di Cardiologia. Secondo il piano per il potenziamento e la riqualificazione dell’ospedale Cecina-Piombino, dovrebbe essere confermata una sola Unità Operativa Complessa per entrambi gli ospedali. Non è tuttavia ancora specificato come tale Unità debba integrarsi con i due ospedali. Quello che è certo è che la Val di Cornia presenta un alto tasso di morbilità e mortalità per malattie cardiovascolari, rispetto ad altre realtà toscane. Al netto di questo, tuttavia, allo stato attuale, la Cardiologia piombinese è in grande sofferenza di organico ed è scoperto il ruolo di Direttore di Unità Operativa Complessa (dopo il recente pensionamento del Dottor Cordoni). Giova ricordare che, negli ultimi anni, Piombino è stato al centro di un un dibattito sulla effettiva necessità di istituirvi un servizio di Emodinamica, stante la lontananza dagli altri centri dove si effettuano interventi sulla patologia cardiaca tempo-dipendente. Lo stesso assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi, ha commissionato alla Regione uno studio che aveva individuato, nell’ospedale di Piombino, la sede più adatta per istituire un nuovo servizio di Emodinamica. Si è passati quindi, da un progetto sulla carta, di un potenziamento e modernizzazione dell’offerta cardiologica ad un reparto di fatto fortemente ridimensionato. Il dibattito sul servizio di Emodinamica è attualmente sparito dall’agenda politica regionale, mentre va, a nostro parere, assolutamente rilanciato, come progetto a medio-lungo termine, anche nell’ottica dell’ospedale unico, che a questo punto prevederebbe un servizio di emodinamica ampliato per una popolazione ancora più vasta.
Orbene, questi sono solo due esempi di come il modello di ospedale unico spalmato su due stabilimenti tra loro distanti possa acuire quelle che sono già attuali elementi di fragilità.
L’ospedale in rete Cecina-Piombino può essere virtuoso
Come è possibile quindi superare tali attuali e potenziali future criticità e far sì che l’ospedale in rete Cecina-Piombino diventi realmente virtuoso e possa rispondere alle reali esigenze dei cittadini?
Una risposta deve certamente arrivare dalla politica e dalle istituzioni locali. Pur infatti riconoscendo che le scelte in tema di sanità sono di competenza esclusivamente regionale, le istituzioni locali, in questo caso i Comuni della Bassa Val di Cecina e della Val di Cornia, devono superare le tentazioni di giocare una partita solitaria per la propria singola comunità, ma devono lavorare in sinergia, perché tutto l’ampio territorio compreso all’interno della Società della Salute (SdS) “Valli Etrusche”, possa mirare ad una sanità pubblica indipendente rispetto ai centri più grandi, soprattutto per quello che concerne i servizi essenziali. E questo deve essere fatto in base ad una attenta analisi di quelli che sono i fabbisogni della propria comunità, anche in relazione alla localizzazione geografica ed alla vicinanza con gli altri centri di maggiore livello, che erogano servizi sanitari. È indubbio infatti, che ragionare come una singola comunità significa rappresentare ben 140.000 cittadini, numero che è quasi sovrapponibile agli abitanti di Livorno. Quindi è assolutamente legittimo pretendere di avere, sia per quello che riguarda l’ospedale unico Cecina-Piombino, che l’ampio territorio afferente alla SdS “Valli Etrusche”, servizi equivalenti a quelli erogati dall’ospedale di Livorno. Anzi, nel contesto di una attenta e reale analisi del fabbisogno sanitario del territorio rispetto alla disponibilità di servizi, è indubbio che i cittadini livornesi abbiano a loro disposizione l’ampia e qualificatissima offerta di servizi degli ospedali di Pisa (Santa Chiara, Cisanello, CNR) a pochi chilometri di distanza e dunque non rappresenta certo un delitto di lesa maestà pretendere di avere servizi sanitari, per la provincia a sud di Livorno, almeno sovrapponibili a quelli del capoluogo labronico.
La complessa sfida per il miglioramento dei servizi sanitari locali deve rappresentare una priorità per tutti gli attuali amministratori locali dei territori e, perché si possa vincere, è necessaria una assoluta unione di intenti che debba prescindere da qualsiasi appartenenza politica o ideologica e soprattutto deve uscire da quella dialettica elettoralistica che spesso ha caratterizzato la discussione in tema di sanità, con risultati spesso fallimentari, se non addirittura nefasti.
*Gianluigi Palombi è assessore alla Sanità del Comune di Piombino e vicepresidente della Società della Salute “Valli Etrusche”