A Campiglia non si può discutere di lavoro
CAMPIGLIA 20 marzo 2017 — È notizia di questi giorni che le organizzazione sindacali dei metalmeccanici hanno indetto uno sciopero generale del settore per venerdi 24 marzo su tutta la provincia di Livorno.
Lo sciopero è stato indetto dopo che le note vicende AFERPI si stanno facendo sempre più fosche visto che il Gruppo CEVITAL non sembra voglia rispettare gli accordi firmati per il rilancio della produzione dell’acciaio a Piombino. È un destino e una preoccupazione che coinvolge più di 2000 famiglie senza contare tutte le aziende che lavorano nell’indotto e che in un modo o nell’altro cambierà le sorti di questo territorio.
In un contesto come questo è normale e opportuno che la politica locale faccia la sua parte dando ascolto e sostegno ai lavoratori e alle famiglie cercando di portare la discussione nelle sedi istituzionali della politica.
Sarebbe normale, ma non nel Comune di Campiglia.
Infatti dopo che più di una volta nella passata legislatura le opposizioni campigliesi avevano presentato ordini del giorno affinché si portasse la discussione in consiglio comunale sulla situazione Lucchini, poi mai concessa, dopo che questo consiglio comunale, meno di tre mesi fa, all’unanimità aveva votato la richiesta di un Consiglio comunale congiunto fra i Comuni della Val di Cornia per discutere del futuro di AFERPI, che poi è stato negato senza spiegazioni, mercoledì scorso nell’aula consiliare del Comune di Campiglia si è avuta l’ennesima riprova del disinteresse che questa amministrazione ha verso i lavoratori e verso le opposizioni. Infatti proprio nel luogo che è deputato alla discussione e al dibattito sono stati invitati alcuni rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici a leggere proprio il comunicato che annunciava l’imminente sciopero per la situazione che stanno vivendo. Tutto questo è avvenuto senza che i consiglieri fossero avvertiti preventivamente ed è avvenuto senza permettere la discussione nell’aula. Un episodio mortificante per i lavoratori e per i consiglieri: ai primi, ai quali è stato concesso di leggere appena un comunicato in due minuti, e ai consiglieri che potevano solo ascoltare le parole di sofferenza e preoccupazione dei lavoratori senza poter dire niente, dato che la sindaca non ha dato la possibilità di un confronto. Questo è un atteggiamento che il PD Val di Cornia usa ormai da anni, sottraendosi alla discussione sugli accordi istituzionali sottoscritti e sulle ragioni del loro fallimento. La motivazione è evidente: questo è una PD che amministra, ma detesta il confronto democratico, evitandolo proprio perché sue sono tutte le responsabilità (locali, regionali e nazionali) di aver sottoscritto Accordi dati sempre per certi e salvifici quando era ormai conclamato che non lo erano, nei tempi e neppure negli obiettivi.
Comune dei Cittadini