Capacità di ascolto per uscire dalla vacuità
PIOMBINO 20 gennaio 2014 — Le prossime elezioni amministrative possono rappresentare per Piombino e la Val di Cornia un passaggio cruciale per un nuovo percorso nei rapporti istituzioni-cittadini e per una idea nuova del governo del territorio e della cosa pubblica, una svolta che è prima di tutto culturale e politica. Se così non fosse si aprirebbero scenariche oltre ad aggravare la situazione, assai critica, dell’economia, creerebbero un distacco, già grave, ma sempre più marcato tra governo istituzionale e reali bisogni della collettività. Piombino e la Val di Cornia sono un territorio in difficoltà, con la crisi del polo industriale il territorio rischia un processo di disgregazione, di riduzione delle risorse umane e ambientali ma anche e soprattutto di capitale sociale. L’ho sempre detto e lo ribadisco, nell’immediato è giusto difendere la fabbrica, attraverso un processo di rinnovamento e bonifica ambientale e mi auguro che gli ultimi segnali vadano in questa direzione ma è necessario, direi indispensabile, pensare ad uno scenario nuovo. L’inseguire una modernità stanca ricorrendo ad accordi con privati e a logiche di scambio, nonostante i quotidiani annunci di svolte epocali, non ha portato e non porterà a niente. Qualcosa si era fatto nel corso degli anni ’90 con politiche di diversificazione economica (parchi, beni culturali, agricoltura turismo), certo l’occupazione industriale si stava riducendo, ma si stava forse imboccando la strada di un nuovo equilibrio, alla ricerca di una nuova identità per la città-fabbrica. La mia impressione è che negli ultimi anni si sia cambiato rotta: alle politiche territoriali e ad una progettualità sostenuta anche dai fondi europei si è sostituita una politica di accordi con il governo nazionale e con privati, su progetti di forte impatto ambientale e di dubbia valenza (fanghi di Bagnoli, tentata vendita a privati del complesso urbano della città vecchia, la variante che consentiva all’industria di costruire nuovi impianti vicino alla città, infine gli accordi con la SAT per trarre vantaggi inesistenti dalla costruzione della autostrada tirrenica). Perfino il progetto complessivo del sistema dei parchi, forse l’esempio più riuscito di diversificazione economica guidata dalle politiche pubbliche è oggi in difficoltà, per non dire fallito, per scelte che ne hanno snaturato il suo reale ruolo. Si potrebbe continuare con un elenco impressionante di annunci faraonici poi miseramente falliti. Siamo di fronte ad una evidente crisi delle politiche di programmazione e della sovracomunalità intesa come governo di area delle principali problematiche e servizi. C’è bisogno oggi di una progettualità propria rinunciando a logiche di scambio che servono solo a nutrire la cattiva politica e rilanciare una politica di area fondata sulla collaborazione tra autonomie locali e sul valore costituzionale della partecipazione democratica. Partire dalla società, ecco questo è il vero problema che dovremmo affrontare nei prossimi anni ed è questo il principale compito che spetta al nuovo sindaco, anche se le primarie che si stanno, spero, per svolgere a Piombino si muovono già in direzione contraria. Partire dalla società deve essere il tratto distintivo dei governi locali, ciò significa che i bisogni sociali, i diritti, le attitudini della società locale, il capitale umano devono venire prima dei meccanismi economici che ne sono invece la conseguenza, il mezzo per far vivere meglio le persone e i territori. Se è vero che esiste una questione giovanile, è vero anche che i nostri giovani possono diventare i protagonisti di un progetto di costruzione del loro futuro, e ciò è possibile se li coinvolgiamo, gli offriamo spazi reali di confronto, li ascoltiamo. Ecco la capacità di ascolto, termine inutilizzato negli ultimi anni dalle amministrazioni locali. E’ una grande sfida quella che ci accingiamo ad affrontare, ma è l’unica possibile per uscire dalla vacuità, dall’incertezza, dalle manifestazioni di egocentrismo a cui abbiamo assistito fino ad oggi.
(Foto di Pino Bertelli)
Condivido il contenuto dell’articolo; l’analisi è corretta. La rinascita di Piombino deve partire dalle opportunità, soprattutto per i giovani che hanno più diritto degli altri a decidere del loro futuro. La politica locale pare ormai fossilizzata e ombra del potere centrale, da cui vengono calate le decisioni e i protagonisti, dalla regione e dal governo, da cui dipendono le nostre sorti senza prendere atto delle aspettative di una popolazione che ormai da troppo tempo aspetta quelle soluzioni da sempre promesse. Un tirare a campare che ormai ha demoralizzato e inaridito le energie del commercio e della piccola impresa, turismo e agricoltura lasciate ad avventurosi imprenditori senza alcun sostegno. Per non parlar dell’industria che ormai versa in una situazione drammatica. Il quadro esige un cambio di rotta e chi ha governato fino ad oggi Piombino non pare abbia intenzione di eseguire, anche se con estemporanei proclami si vorrebbe convincere del contrario. Gli impegni già presi e certi interessi non possono essere disattesi.