A Castagneto un’urbanistica almeno improvvisata

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CAMPIGLIA 12 dicem­bre 2014 — Il Comi­ta­to per Campiglia in mer­i­to al caso Paradù, con­di­vide l’ap­pel­lo di dar­si da fare per impedire che a fare le spese di una urban­is­ti­ca con­dot­ta in maniera improvvisa­ta e super­fi­ciale siano i lavo­ra­tori.
Però di fronte a casi così gravi, l’at­tuale Sin­da­co del Comune di Castag­ne­to non può par­lare di stru­men­tal­iz­zazioni politiche cer­can­do di chia­mar­si fuori da una vicen­da che il suo pre­de­ces­sore e il Comune han­no con­tribuito a deter­minare, accettan­do inter­pre­tazioni estrema­mente dis­cutibili delle norme vigen­ti e non appro­fonden­do suf­fi­cien­te­mente la legit­tim­ità delle opere dichiarate come tali dal­la pro­pri­età.
In par­ti­co­lare ci si riferisce alla pre­sen­za delle reti di luce, d’ac­qua e fog­na­ture che sono state dichiarate come sem­pre pre­sen­ti a servizio di tutte le capanne poli­ne­siane, una per una, ammesse dal­la Soprint­en­den­za e di tutte le piaz­zole del Club Mediter­ranée, e che han­no per­me­s­so l’in­stal­lazione delle attuali 193 casette che, nei pro­gram­mi dovreb­bero diventare 654 con 850 appar­ta­men­ti, come risul­ta garan­ti­to in un sito inglese che reclamiz­za l’in­ter­ven­to.
Se oggi il Comune vuole far­si cari­co in pri­ma per­sona di aiutare i lavo­ra­tori, dovrebbe rivedere i suoi com­por­ta­men­ti e fare quan­to già sug­ger­i­to anche dal Comi­ta­to per Campiglia in un incon­tro pub­bli­co del Giug­no 2013, dove il Sin­da­co garan­tì, con mol­ta arro­gan­za, la per­fet­ta cor­ret­tez­za di tut­ta l’op­er­azione.
Oggi il Comi­ta­to per Campiglia chiede che il Comune si pren­da la sua parte di respon­s­abil­ità del­la attuale crisi occu­pazionale e si pren­da l’au­torità di fare pre­sentare imme­di­ata­mente un Piano Attua­ti­vo che, anche se diver­so dalle pre­vi­sioni del vigente Rego­la­men­to Urban­is­ti­co, garan­tis­ca almeno che la pre­sen­za di tur­isti non superi le 750 unità ammesse dal Rego­la­men­to vigente, che le carat­ter­is­tiche delle unità di accoglien­za siano riv­iste per­ché siano effet­ti­va­mente mobili e rimovi­bili in modo da evitare di real­iz­zare “costruzioni che pro­ducono autono­ma­mente red­di­to” dal pun­to di vista anche solo cat­a­stale, che siano rimosse tutte le reti even­tual­mente real­iz­zate sen­za nul­la osta dal pun­to di vista del vin­co­lo pae­sag­gis­ti­co e del vin­co­lo idro­ge­o­logi­co e non nec­es­sarie alla unità ricettive ammis­si­bili, e infine che parte del­la pine­ta e del litorale ven­ga des­ti­na­ta ad uso pub­bli­co attra­ver­so la ces­sione al Comune.

Comi­ta­to per Campiglia, Arch. Alber­to Pri­mi

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