Cave di Campiglia: ma cosa te ne frega a te!?!?!

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CAMPIGLIA 25 otto­bre 2017 — Guai a chi, come il Comi­ta­to per Campiglia, difende il futuro del nos­tro ter­ri­to­rio. Si fa subito aggredire dall’amministrazione e anche dai lavo­ra­tori delle cave.
Reso­con­to di un incon­tro bur­ras­coso.
L’assem­blea con­vo­ca­ta dal sin­da­co il 24 otto­bre è sta­ta pro­mossa per illus­trare la Vari­ante al Rego­la­men­to Urban­is­ti­co e la Vari­ante al Piano Strut­turale e al Rego­la­men­to Urban­is­ti­co nec­es­saria per adeguar­li al PAERP (Piano attiv­ità estrat­tive e di recu­pero provin­ciale) e per mod­i­fi­care la Nor­ma rel­a­ti­va alle Cave del Comune di Campiglia. Dopo l’il­lus­trazione del­la Vari­ante e le pre­cisazioni sulle moti­vazioni (sul­l’im­me­di­a­to si trat­ta di evitare dieci licen­zi­a­men­ti nel­la Cava di Monte Calvi) è sta­ta data la paro­la al pub­bli­co.
Il Comi­ta­to per Campiglia ha chiesto chiari­men­ti sul­la legit­tim­ità del­la Vari­ante alla Nor­ma del Piano strut­turale vis­to che la legge regionale ammette solo Vari­anti al Rego­la­men­to Urban­is­ti­co e vari­anti al Piano Strut­turale solo per adegua­men­ti ai Piani sovra­or­di­nati inter­venu­ti dopo l’ap­provazione del Piano Strut­turale (Piano provin­ciale attiv­ità estrat­tive PAERP del 2014, legge regionale sulle attiv­ità estrat­tive 35/2015 e Piano Pae­sag­gis­ti­co PIT/PPR).
Di fat­to la Vari­ante adot­ta­ta dal Comune non si limi­ta a questo, ma mod­i­fi­ca anche la nor­ma riguardante tut­to il set­tore delle cave di iner­ti e non solo per il caso del­la Cava di Monte Calvi, che ave­va lamen­ta­to una crisi che in realtà va avan­ti da almeno sei anni, ma anche per la Cava di Monte Vale­rio. Quin­di la vari­ante non affronta solo un prob­le­ma stret­ta­mente locale, come ammis­si­bile fare sec­on­do una delib­era del Comune, ma coin­volge tut­to il set­tore estrat­ti­vo di iner­ti che è di impor­tan­za regionale e non solo, il che non è ammes­so.
Il Comi­ta­to ha chiesto anche per­ché il Comune, nel momen­to in cui face­va un piacere non dovu­to alla Cave di Campiglia SpA (e, anche se non richiesto, alla SALES) non avesse chiesto impeg­ni pre­cisi sulle sca­den­ze defin­i­tive delle con­ces­sioni, garanzie sul man­ten­i­men­to dei posti di lavoro, pre­ven­tive indagi­ni idro­ge­o­logiche come richiesto dal­l’ARPAT e ver­i­fiche di com­pat­i­bil­ità con i prob­le­mi pae­sag­gis­ti­ci, in modo che la Vari­ante si con­fig­urasse come atto eccezionale e non strut­turale e con con­tenu­ti cer­ti e con­cor­dati.
A queste osser­vazioni il Comune ha rispos­to di essere nel­la piena legit­tim­ità per­ché anche se face­va slittare i tem­pi non per­me­t­te­va di scav­are più del con­sen­ti­to.
È sta­to fat­to notare che spostare la data di sca­den­za delle estrazioni di iner­ti di 5 o 25 anni non è la stes­sa cosa in una otti­ca più gen­erale del­l’e­cono­mia del ter­ri­to­rio, che non si basa solo sul­l’at­tiv­ità estrat­ti­va ma anche su altre, tra le quali quel­la tur­is­ti­ca in gen­erale e in par­ti­co­lare sul Par­co di San Sil­ve­stro il cui svilup­po è total­mente incom­pat­i­bile con la pre­sen­za del­la attiv­ità di cava di Monte Calvi.
L’am­min­is­trazione non ha saputo dare nes­suna rispos­ta cred­i­bile, così come non ha dimostra­to la legit­tim­ità del­la mod­i­fi­ca delle norme anche per la SALES la cui con­ces­sione scadrà nel 2020 e sarà pro­ro­ga­bile ex-lege fino al 2022 o il 2024, e quin­di in una situ­azione di non urgen­za.
Di fronte a queste critiche all’azione del Comune è scat­ta­ta la bagarre con proteste di lavo­ra­tori delle cave ai quali forse i sin­da­cati han­no taci­u­to che la tutela del lavoro promes­sa si basa in realtà solo su chi­ac­chiere e non su impeg­ni pre­cisi e vin­colan­ti e che, per­du­ran­do la crisi di doman­da degli iner­ti, anche even­tu­ali licen­zi­a­men­ti non potran­no essere evi­tati in futuro. Infat­ti la trat­ta­ti­va tra Cave di Campiglia SpA e Comune del­la quale la Vari­ante è il solo frut­to è sta­ta por­ta­ta avan­ti in modo tale che gli uni­ci a ben­e­fi­cia­rne real­mente saran­no i pro­pri­etari delle cave.
In mez­zo a queste proteste, uno dei pre­sen­ti mi ha chiesto a gran voce: “MA COSA TE NE FREGA A TE?”, doman­da che riflet­te­va il pen­siero e le voci di tan­ti che non con­cepis­cono che a qual­cuno pos­sa stare a cuore il futuro di tut­to un ter­ri­to­rio che non può con­tin­uare a essere ostag­gio delle cave per tem­pi inde­fin­i­ti.
A questo pun­to ho capi­to che era inutile con­tin­uare e ho prefer­i­to andarmene da un con­testo che il sin­da­co non ha saputo gestire e nel quale ha solo ripetu­to che il prob­le­ma del pae­sag­gio, del Par­co Archeo-minerario, del futuro delle acciaierie e del­l’oc­cu­pazione sono prob­le­mi da affrontare organi­ca­mente, sen­za però mai assumere un impeg­no pre­ciso con con­tenu­ti cer­ti, ma cer­ta­mente assumen­dosi la respon­s­abil­ità di una Vari­ante che, se approva­ta, riporterà indi­etro di anni e anni il recu­pero di un ter­ri­to­rio che, citan­do il sin­da­co, “ha già dato molto” e che, aggiun­go io, gra­zie al sin­da­co con­tin­uerà a dare.
In con­clu­sione l’in­con­tro pub­bli­co si è riv­e­la­to solo un’­ex­ploit elet­torale delle forze di mag­gio­ran­za per ottenere alle prossime elezioni il voto dei lavo­ra­tori delle cave, facen­do credere di aver loro garan­ti­to un pos­to di lavoro sicuro.

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