Cave, un disastro permesso e accettato per anni
Nel programma elettorale di Campiglia democratica del 2009 si affermava chiaramente: “Il turismo deve essere un elemento costante della nostra economia” . Ma come si concilia questo assunto con le attività di cave e miniere che sfregiano il paesaggio di questo comune?
Il recente Regolamento urbanistico 2010, approvato dall’amministrazione di Campiglia in materia di attività estrattiva rende bene l’idea di ciò che è stato il rapporto tra amministrazione e attività estrattive in questi decenni: pacifica indulgenza.
Nel documento prima di tutto si nota che le attività estrattive sono state inserite tra “le zone agricole” (anche se in una specifica sottozona), quando è noto che invece sono attività industriali, e solo dopo la cessazione dell’attività di estrazione e completati i ripristini potrebbero essere considerate nell’aerea dei parchi.
Dal punto di vista normativo, inoltre, non si trovano significative azioni volte alla eliminazione degli effetti negativi delle attività estrattive sulle aree protette circostanti e sul parco di San Silvestro, come richiesto dal Piano Strutturale del 2007. Infine il problema dei ripristini, il Regolamento urbanistico prevede che questi debbano essere fatti al termine dell’attività estrattiva e non, come approvato nei piani di coltivazione, contestualmente al progredire dell’attività.
Questo documento però è solo la conferma dell’ atteggiamento indulgente che l’amministrazione del Comune di Campiglia ha portato avanti in questi anni non facendo rispettare l’obbligo, da parte delle imprese estrattrici, di completare i ripristini dei fronti di cava conclusi (più di 10 anni di ritardo), accondiscendendo ad aumentare l’altezza dei gradoni all’interno dei siti, mentre presupposto essenziale per avere dei ripristini efficienti ed evitare il rischio di future frane è un’ altezza meno elevata, così da diminuire la pendenza del crinale, ed infine accontentandosi di oneri di concessione miseri.
Gli oneri di concessione per un comune come Campiglia, nel quale sono presenti ben 4 siti tra miniere e cave, dovrebbero rappresentare l’equo risarcimento per i danni subiti dai cittadini alle infrastrutture e al paesaggio, derivanti da questo tipo di attività industriali.
La legge regionale 78/98 prevede la corresponsione di contributi (oneri) da parte di chi ha concessioni di coltivazione; per gli inerti il contributo può arrivare al massimo al 10% del valore medio di mercato dei materiali estratti in un anno.Stando ai dati attuali il comune di Campiglia riceve circa 1,2% (€ 0,46/mc) cosi che, per esempio nel 2009 ha ricavato € 140.000 dai contributi , se invece fosse stata applicata il massimo della tariffa prevista dalla legge regionale avrebbe potuto ricavare una cifra che oscilla tra € 1.300.000 e 2.300.000. Queste tariffe vengono stabilite da una specifica commissione della giunta regionale ma non sono ben chiari né i criteri con cui vengono stabiliti né per quale motivo nessun rappresentante del comune di Campiglia non abbia mai chiesto che venisse rivisto il criterio di calcolo del contributo.
La beffa per gli abitanti di Campiglia non finisce qui, infatti la Regione Toscana ha approvato recentemente un nuovo piano di coltivazione (fino al 2027) delle miniere di Botro ai Marmi e Montorsi ‑in fase di chiusura- per un’ estensione di 40 ettari e un volume di materiali da scavare di 3.370.00 mc. avendo un contributo annuo di € 9.000 circa a fronte di un valore di mercato che oscilla tra i € 50/30.000.000
Il territorio interessato dal nuovo progetto di coltivazione mineraria ricade all’interno dell’UTOE n. 7 – aree naturali protette — del Piano strutturale approvato dal Comune nel 2007 e dalla stessa Giunta regionale, nel quale si dice esplicitamente che:
“Obiettivo generale del piano strutturale è diminuire le esternalità negative delle attività di cava e di miniera sulla principale funzione della presente Utoe, ovvero la tutela e il godimento dei valori naturali, delle bellezze paesaggistiche e delle testimonianze storico-archeologiche”
“Per quanto attiene alle concessioni minerarie, riconosciuta l’esclusiva competenza della Regione Toscana in argomento, si rinnova l’obiettivo specifico di non ammettere nuove concessioni minerarie, siano esse di ricerca o di sfruttamento dei giacimenti”.
Per adesso quindi l’unico “elemento costante” nel Comune di Campiglia rimarranno le cave.