C’è bisogno di amministratori e industriali seri

Luigi Coppola

PIOMBINO 7 gen­naio 2016 — Sono inter­venu­to poche volte sul­la ques­tione Afer­pi, anche per­chè ho rispet­to dei lavo­ra­tori e delle loro famiglie che sono in appren­sione per la loro sorte occu­pazionale.
Cer­ta­mente non ho nascos­to il mio scetti­cis­mo sul per­cor­so Cevi­tal: fin dal­l’inizio mi è sem­bra­to uno strat­a­gem­ma per allun­gare il più pos­si­bile la vicen­da, usufru­en­do degli ammor­tiz­za­tori sociali per tut­ti finchè è pos­si­bile, sen­za pen­sare che alla fine vi sarebbe il ris­chio con­cre­to di rimanere con il ceri­no acce­so in mano.
La prete­sa di calare un’in­tera comu­nità nel­l’as­sis­ten­zial­is­mo è una visione anti­s­tor­i­ca e gli effet­ti potreb­bero essere dev­as­tan­ti, soprat­tut­to a fronte di un sis­tema mod­er­no basato sul mer­ca­to con rigide e ciniche regole.
A suo tem­po sarebbe servi­ta una vera e pro­pria ricon­ver­sione indus­tri­ale, invece di insis­tere con la pro­duzione di acciaio che a Piom­bi­no già da anni è arriva­ta al capo­lin­ea, ma ciò non è avvenu­to ed ora dob­bi­amo essere pron­ti a rac­cogliere i coc­ci, qualo­ra, come io cre­do, non si arrivi ad una sin­te­si pos­i­ti­va con l’at­tuale pro­pri­età, che ad oggi sem­bra total­mente allo sban­do.
Afer­pi si sta riv­e­lando un prob­le­ma e non la soluzione aus­pi­ca­ta; anche le tante inusu­ali e stru­men­tali dichiarazioni dei ver­ti­ci azien­dali han­no con­fer­ma­to tale percezione tan­t’è che tal­vol­ta è sem­bra­to che chi parla­va per l’azien­da fos­se espres­sione di una log­i­ca polit­i­ca e non indus­tri­ale.
Meto­do incom­pren­si­bile, che è rius­ci­to solo ad aumentare le per­p­lessità e non a pro­durre uno spi­raglio con­cre­to.
Dopo qua­si due anni non si è capi­to quale e se ci sia un prog­et­to Afer­pi e sopratut­to chi siano gli inter­locu­tori.
A questo pun­to urge cor­rere ai ripari. Non è cer­to plau­si­bile pren­dere le dis­tanze da ques­ta vicen­da, come alcu­ni stan­no facen­do, soprat­tut­to da parte di chi ha avu­to un pro­tag­o­nis­mo che non ha mai avu­to nul­la a che vedere con i reali bisog­ni del­la nos­tra comu­nità, ora­mai cadu­ta nel degra­do più totale sot­to ogni pun­to di vista.
Il con­gres­so del PD non è all’or­dine del giorno e se anche lo fos­se inter­esserà i pro­pri iscrit­ti, non cer­to la cit­tà, ora­mai fuori da tem­po dalle stor­ture del pas­sato e a breve anco­ra di più.
Non per nul­la dovrem­mo pre­oc­cu­par­ci per ciò che potrà accadere alle prossime elezioni ammin­is­tra­tive, preparan­do una futu­ra com­po­nente adeguata­mente prepara­ta e for­ma­ta per affrontare un futuro molto dif­fi­cile, in cui servi­ran­no gran­di capac­ità e com­pe­ten­ze, non facil­mente rin­trac­cia­bili sui social net­work e tan­to meno nelle ora­mai scadute sedi di par­ti­to.
Ed inoltre cre­do che sia giun­to il momen­to, pri­ma che si arrivi a luglio e Cevi­tal abbia le mani libere, di trovare altri inter­locu­tori indus­tri­ali, andan­do da col­oro che in Italia di acciaio si occu­pano, chieden­do (mag­a­ri e purtrop­po con il cap­pel­lo in mano, vis­to che questo ter­ri­to­rio li ha spes­so insul­tati) un con­fron­to fran­co.
Ebbene si, il nome è FEDERACCIAI, la tan­to vitu­per­a­ta asso­ci­azione che rap­p­re­sen­ta i pro­dut­tori di acciaio in Italia e che, gius­ta­mente, fa gli inter­es­si dei suoi asso­ciati in un sis­tema tut­t’al­tro che vir­tu­oso.
Non è ques­ta la mia visione di ricon­ver­sione, ma ora­mai siamo a ris­chio di una  trage­dia sociale ed allo­ra una classe diri­gente con­sapev­ole e scevra da pregiudizi, invece di pen­sare al pro­prio futuro politi­co, deve avere il cor­ag­gio di andare con­tro­cor­rente, anche sac­ri­f­i­can­do se stes­sa, ma con una mis­sione più alta che è il bene comune.
Al di là dei dis­cor­si di rito con­tro gli “acciaioli del nord” che sono sta­ti sti­mo­lati da questo ter­ri­to­rio, è logi­co pen­sare che la loro vic­i­nan­za al gov­er­no ed ai mec­ca­n­is­mi del potere pub­bli­co è cer­ta­mente sem­pre sta­ta molto più cred­i­bile rispet­to a con­get­ture legate a grup­pi stranieri, a cui negli ambiti min­is­te­ri­ali “sup­pon­go” che non abbiano mai cre­du­to fino in fon­do.

*Lui­gi Cop­po­la è seg­re­tario del­la UDC del­la provin­cia di Livorno 

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