C’è bisogno di amministratori e industriali seri
PIOMBINO 7 gennaio 2016 — Sono intervenuto poche volte sulla questione Aferpi, anche perchè ho rispetto dei lavoratori e delle loro famiglie che sono in apprensione per la loro sorte occupazionale.
Certamente non ho nascosto il mio scetticismo sul percorso Cevital: fin dall’inizio mi è sembrato uno stratagemma per allungare il più possibile la vicenda, usufruendo degli ammortizzatori sociali per tutti finchè è possibile, senza pensare che alla fine vi sarebbe il rischio concreto di rimanere con il cerino acceso in mano.
La pretesa di calare un’intera comunità nell’assistenzialismo è una visione antistorica e gli effetti potrebbero essere devastanti, soprattutto a fronte di un sistema moderno basato sul mercato con rigide e ciniche regole.
A suo tempo sarebbe servita una vera e propria riconversione industriale, invece di insistere con la produzione di acciaio che a Piombino già da anni è arrivata al capolinea, ma ciò non è avvenuto ed ora dobbiamo essere pronti a raccogliere i cocci, qualora, come io credo, non si arrivi ad una sintesi positiva con l’attuale proprietà, che ad oggi sembra totalmente allo sbando.
Aferpi si sta rivelando un problema e non la soluzione auspicata; anche le tante inusuali e strumentali dichiarazioni dei vertici aziendali hanno confermato tale percezione tant’è che talvolta è sembrato che chi parlava per l’azienda fosse espressione di una logica politica e non industriale.
Metodo incomprensibile, che è riuscito solo ad aumentare le perplessità e non a produrre uno spiraglio concreto.
Dopo quasi due anni non si è capito quale e se ci sia un progetto Aferpi e sopratutto chi siano gli interlocutori.
A questo punto urge correre ai ripari. Non è certo plausibile prendere le distanze da questa vicenda, come alcuni stanno facendo, soprattutto da parte di chi ha avuto un protagonismo che non ha mai avuto nulla a che vedere con i reali bisogni della nostra comunità, oramai caduta nel degrado più totale sotto ogni punto di vista.
Il congresso del PD non è all’ordine del giorno e se anche lo fosse interesserà i propri iscritti, non certo la città, oramai fuori da tempo dalle storture del passato e a breve ancora di più.
Non per nulla dovremmo preoccuparci per ciò che potrà accadere alle prossime elezioni amministrative, preparando una futura componente adeguatamente preparata e formata per affrontare un futuro molto difficile, in cui serviranno grandi capacità e competenze, non facilmente rintracciabili sui social network e tanto meno nelle oramai scadute sedi di partito.
Ed inoltre credo che sia giunto il momento, prima che si arrivi a luglio e Cevital abbia le mani libere, di trovare altri interlocutori industriali, andando da coloro che in Italia di acciaio si occupano, chiedendo (magari e purtroppo con il cappello in mano, visto che questo territorio li ha spesso insultati) un confronto franco.
Ebbene si, il nome è FEDERACCIAI, la tanto vituperata associazione che rappresenta i produttori di acciaio in Italia e che, giustamente, fa gli interessi dei suoi associati in un sistema tutt’altro che virtuoso.
Non è questa la mia visione di riconversione, ma oramai siamo a rischio di una tragedia sociale ed allora una classe dirigente consapevole e scevra da pregiudizi, invece di pensare al proprio futuro politico, deve avere il coraggio di andare controcorrente, anche sacrificando se stessa, ma con una missione più alta che è il bene comune.
Al di là dei discorsi di rito contro gli “acciaioli del nord” che sono stati stimolati da questo territorio, è logico pensare che la loro vicinanza al governo ed ai meccanismi del potere pubblico è certamente sempre stata molto più credibile rispetto a congetture legate a gruppi stranieri, a cui negli ambiti ministeriali “suppongo” che non abbiano mai creduto fino in fondo.
*Luigi Coppola è segretario della UDC della provincia di Livorno