C’è la sicccità ma si paga l’acqua che scorre in mare
PIOMBINO 23 giugno 2017 — Da mesi in Val di Cornia è aperto un confronto tra agricoltori e istituzioni sulla siccità del 2017. Hanno chiesto interventi urgenti associazioni di categoria e forze politiche di opposizione. I Comuni e il gestore del servizio idrico (ASA) hanno risposto impegnandosi ad attivare tavoli di studio. Il problema della siccità non è locale, interessa molte regioni italiane e più stati europei, ma qui ha assunto un particolare connotato perché gli agricoltori hanno individuato una misura per contrastare il fenomeno della siccità: utilizzare per fini irrigui le acque del cosiddetto “Cornia industriale”.
Il “Cornia industriale” è un acquedotto che convoglia le acque reflue dei depuratori di Campo alla Croce (Venturina), Montegemoli (Piombino) e Guardamare (San Vincenzo). Dopo un ulteriore trattamento a Campo alla Croce, le acque dovevano poi essere inviate fino allo zona industriale di Piombino con una specifica condotta la cui portata è di 1,8 milioni mc/anno. Scopo dichiarato era quello di ridurre il prelievo di acque dalla falda da parte dello stabilimento siderurgico Lucchini. L’opera, realizzata da ASA, è stata completata nel 2010, è costata 9,5 milioni di euro ed è stata finanziata per 4.032.657,62 euro con fondi dell’UE e per il restante importo da ASA. Gli ammortamenti degli oltre 5 milioni di ASA, così come i costi di manutenzione e di esercizio, sono pagati da tempo dai contribuenti con le tariffe del servizio idrico.
Negli ultimi 5 anni, a fronte di un potenziale di 9 milioni di mc. di acqua trattata, quella effettivamente erogata e fatturata alle industrie è stata di 2,3 milioni di mc. (il 25%). Questi sono i dati forniti da ASA:
Negli ultimi due anni, dopo la chiusura dell’area a caldo dell’acciaieria Lucchini, i consumi si sono di fatto azzerati. Siamo quindi in presenza di un grande investimento pubblico che non sta erogando nessun servizio e non produce nessuna utilità al territorio
Su questo evidente fallimento era calato il silenzio e solo la siccità lo ha fatto riemergere. Chi ha osato oggi affrontarlo è stato accusato di strumentalizzazioni politiche. Non ci pare. Caso mai si potrebbe dire che l’azione di controllo è stata tardiva, ma le responsabilità politiche, enormi, sono di chi, sapendo, ha taciuto e lasciato correre l’acqua in mare senza mettere in atto nessuna azione per evitare un evidente spreco di denaro pubblico.
Del resto è la stessa ASA ad ammettere che il problema esiste e le soluzioni anche. In una nota congiunta dello scorso 21 giugno 2017, rispondendo alle critiche, il Presidente del Consiglio di Sorveglianza e il Presidente del Consiglio di Gestione di ASA hanno precisato che: “Sono mesi che stiamo cercando di costruire una programmazione condivisa con i territori. Ci sono tutti i presupposti per cercare di cogliere delle opportunità importanti per la Val di Cornia. L’ipotesi di riconvertire l’acquedotto Cornia anche ad uso irriguo costituisce l’unica possibile risposta nel breve termine per aiutare la ripresa delle attività agroalimentari andando a contribuire in modo davvero significativo e concreto sui progetti di economia circolare che oggi costituiscono la chiave di rilancio sostenibile dell’economia. La vera sfida è quella di concertare tra tutti gli enti e progettare interventi trovando le dovute coperture finanziarie”. Sempre da fonti ASA, risulta anche che per il Cornia industriale sono disponibili ancora 736.312,50 euro su fondi regionali della L.R. 58/2003. Soldi non erogati in quanto la Regione Toscana non ha ancora fatto l’Accordo di Programma con l’AIT (Autorità Idrica Toscana) e il soggetto beneficiario (immaginiamo ASA).
Dunque esistono da tempo anche le risorse per affrontare il problema, ma non sono state utilizzate.
Intanto, di fronte alla siccità, la Regione Toscana ha già pubblicato bandi per risarcire gli agricoltori dei danni che subiranno. Una spesa che in Val di Cornia poteva essere risparmiata, almeno in parte, se solo i Comuni e l’ASA avessero percepito il peso della responsabilità costituita dal fatto che un investimento di 9,5 milioni di euro è da 5 anni sottoutilizzato e ora del tutto inutilizzato.
In questa inerzia pesano molti fattori. Sicuramente pesa il fatto che il costo del mancato utilizzo di una grande opera idraulica come il “Cornia industriale” lo pagano i cittadini con le tariffe e nessun organo di amministrazione (né aziendale, né politico-ammistrativo) è chiamato a rispondere del cattivo investimento. Nel caso specifico c’è però anche molta confusione e improvvisazione, tant’è lo stesso Presidente del Consiglio di Gestione di ASA, dopo aver riconosciuto l’urgenza della riconversione dell’acquedotto per usi irrigui, sembra invece confidare sugli scenari di reindustrializzazione dell’area piombinese di cui si parla da anni: il piano industriale Aferpi, le nuove aree industriali a Colmata, la rottamazione delle navi, ecc. Nessuna di queste attività è fino ad oggi decollata ed anche se qualcuna prendesse avvio occorreranno anni per l’entrata in esercizio. ASA non fornisce dati sui consumi attesi nei nuovi scenari produttivi (e come potrebbe, visto che mancano i progetti), ma è molto probabile che siano molto lontani da quelli degli impianti a caldo del vecchio stabilimento Lucchini. Inoltre sembrano del tutto ignorati gli scenari che le stesse amministrazioni (locali e regionali) stanno condividendo con il Ministero dell’ambiente per la bonifica della falda delle aree industriali di Piombino. Quella bonifica, affidata già ad Invitalia, prevede l’emungimento delle acque dalla falda inquinata ed il loro trattamento fino a renderle disponibili per l’industria. Dunque siamo in presenza di due investimenti pubblici, uno già fatto e uno da fare, con ipotesi di riuso concorrenti. Chi sovraintende alla gestione delle risorse idriche della Val di Cornia si è posto l’interrogativo? Da quanto si evince dalle dichiarazione di ASA, e più in generale dei Comuni e della Regione, sembra proprio di no.
Intanto le acque del “Cornia Industriale” vanno in mare e le campagne sono a secco.
Speriamo piova presto.