C’è un gran bisogno di un quadro politico nuovo
PIOMBINO 1 dicembre 2016 — Non è più possibile, per nessuno, mascherare l’ allarmante situazione in cui versa il “Progetto Piombino”. Non erano bastati, per diradare la cortina fumogena degli “incensatori”, nè il cupo bubolare dei “gufi” né la sfiduciata perplessità dei lavoratori Aferpi, che vedevano i treni di laminazione marciare a singhiozzo con soste sempre più lunghe. Ora l’ urlo della sirena d’allarme (relazione finale di Nardi) ha bruscamente dato la sveglia a chi ancora indugiava su interessate e strumentali “narrazioni felici” nelle istituzioni amministrative, politiche e sindacali. Noi, che siamo stati tra i primi “gufi” a lanciare versi accorati, non siamo affatto contenti di aver visto più lungo di tanti personaggi importanti. Avremmo di gran lunga preferito sbagliarci e se un miracolo dell’ ultima ora ( l’ improvvisa disponibilità degli ingenti fondi necessari per il finanziamento del piano industriale siderurgico, agroindustriale e logistico) dovesse raddrizzare improvvisamente la situazione, faremmo i salti di gioia. Ma quel che non possiamo concepire è che amministratori pubblici e sindacati vivano in attesa di miracoli. Questa attesa ha portato la nostra città e la nostra grande fabbrica sull’ orlo del baratro. Da tempo invochiamo un piano B che, in caso di necessità, consenta la fuoriuscita, indolore, dall’ era Cevital (Rebrab), alle cui irrealizzabili promesse hanno sempre creduto, con atti di fede, i sindacati, mentre i lavoratori le pagavano molto care (salari decurtati del 30% e perdita di diritti acquisiti in anni di lotte).
Adesso la dura necessità inchioda tutti gli attori alle proprie responsabilità e costringe la collettività a trovare una via d’uscita dal vicolo cieco in cui è stata cacciata dall’ avventurismo finanziario della multinazionale di turno e dalla subalternità, incapacità o connivenza di chi dovrebbe vigilare e tutelare la collettività e i lavoratori.
Ben consci delle nostre modestissime forze e competenze e senza alcuna pretesa di avere “verità in tasca”, più volte abbiamo cercato di dare qualche contributo per tracciare linee di massima su cui ci sembra possibile muoversi per salvare una siderurgia economicamente ed ecologicamente compatibile e avviare una diversificazione che non violenti le reali vocazioni del territorio. Presto torneremo su questi temi con maggiori dettagli.
Ora non si perda altro tempo e si cominci a lavorare di gran lena, a tutti i livelli, per costruire una alternativa credibile, sbrogliando una matassa il cui bandolo deve essere afferrato necessariamente dal Governo nazionale, che sul piano politico ha la massima responsabilità sia della pericolosa situazione creatasi ma anche delle possibili alternative da costruire. Seguono a ruota le responsabilità dei livelli regionali e locali, tutti egemonizzati da un unico partito. Se qualcuno, ai posti di comando a qualsiasi livello, non si sente o mostri di non essere in grado di “afferrare il toro per le corna”, faccia uno o anche due passi indietro: c’è infatti un gran bisogno di un quadro politico nuovo, con personaggi che sappiano ridare fiducia ai lavoratori e alla popolazione e convogliare le loro energie verso la ricostruzione di un futuro per la nostra terra.
Rivolgiamo un appello alla nuova RSU che sta per insediarsi: basta con le attese miracolanti; i lavoratori devono tornare protagonisti del loro destino e spingere con forza verso soluzioni alternative serie per la ripresa della produzione siderurgica a Piombino e per uno sviluppo diversificato nella Val di Cornia.
Coordinamento art. 1 — Camping CIG — Piombino