C’era una volta una grande fabbrica

· Inserito in Lettere, Vicenda Lucchini
pervenuta in redazione

PIOMBINO 27 aprile 2014 — Il 24 Aprile a casa mia (al Gag­no) si res­pi­ra­va un aria sur­reale: in pieno giorno con il traf­fi­co fer­mo si sen­ti­va il silen­zio con il bru­sio, ogni tan­to, del­la gente che era in coda sull’unica stra­da che por­ta a Piom­bi­no.
Con l’altoforno ver­so la chiusura gli operai l’avevano bloc­ca­ta in atte­sa del­la fir­ma dell’ennesimo accor­do a Roma.
Spe­ri­amo sia la vol­ta buona di una svol­ta conc­re­ta ed epocale. Per ora, di con­cre­to, c’è che tut­ti gli operai andran­no in “sol­i­da­ri­età” dimostran­do, una vol­ta di più che la vera Classe Diri­gente sono loro (come ha affer­ma­to il Pres­i­dente del­la Regione Enri­co ROSSI).
Pec­ca­to che con una sua dichiarazione par­lan­do delle infra­strut­ture per Piom­bi­no ha rib­a­di­to che pri­ma di tut­to ci vuole l’autostrada. NO CARO SIGNOR ROSSI: la verten­za Piom­bi­no ha bisog­no pri­ma di tut­to di una stra­da per il PORTO DI PIOMBINO e come cit­ta­di­ni farem­mo bene a far capire a lui e ad altri che vor­reb­bero essere la nos­tra classe diri­gente che pri­ma di tut­to ci vuole quel­la, poi, se i sol­di avan­zano ed esiste anco­ra ques­ta, per loro, pri­or­ità fac­ciano pure.
Se ques­ta è una delle pre­messe dell’accordo di Roma siamo mes­si male…
Ma la fer­ma­ta dell’Altoforno ha una por­ta­ta stor­i­ca con la S maius­co­la. Vor­rei ricor­dare qui una figu­ra impor­tante che è venu­ta a man­care da poco, IVAN TOGNARINI. Uno stori­co che ha dimostra­to alla nazione che Piom­bi­no si mer­i­ta­va la medaglia d’oro per la Resisten­za all’indomani dell’8 set­tem­bre 1943 e del ritiro di una Classe Diri­gente che ave­va fal­li­to por­tan­do­ci nel­la 2° guer­ra mon­di­ale. Allo­ra gli operai rius­cirono a non far fer­mare la pro­duzione a cal­do.
E qui viene una frase forse scon­ta­ta ma da tenere in con­sid­er­azione, sec­on­do me. Ques­ta in cor­so è sim­i­le ad una 3° guer­ra mon­di­ale con una crisi eco­nom­i­ca che ha smosso immen­si cap­i­tali ed immen­sa risor­sa umana.
In questo quadro sta la pro­duzione siderur­gi­ca che è un tema essen­ziale per la sto­ria del nos­tro com­pren­so­rio.
E’ dai tem­pi addirit­tura pre etr­uschi (se non mi sbaglio) che nel­la nos­tra zona si lavo­ra­no i met­al­li. Ciò gra­zie ad una rel­a­ti­va vic­i­nan­za del­la mate­ria pri­ma da estrarre ed ad una posizione strate­gi­ca otti­male per la vic­i­nan­za dei cli­en­ti del Mar Mediter­ra­neo.
L’attività ha poi ripreso vig­ore alla fine dell’800 e lì Piom­bi­no è esplosa fino agli anni ’60. A quei tem­pi era lo Sta­to che si occu­pa­va diret­ta­mente del­la pro­duzione per­ché ritenu­ta strate­gi­ca per la costruzione di una nazione sta­bile.
L’occupazione ha rag­giun­to il suo pic­co e la mono­cul­tura indus­tri­ale era una realtà.
Dopo di chè…
Tut­to ha un inizio ed una fine e forse la fine è com­in­ci­a­ta con l’abbandono da parte del­lo Sta­to Ital­iano (dai suoi gov­er­nan­ti e dal suo popo­lo almeno nel­la parte dom­i­nante) di una visione eco­nom­i­ca all’avanguardia.
Dagli anni 80 in poi, sem­pli­f­i­can­do, pen­sava­mo di vivere di ren­di­ta e di avere una ric­chez­za (di dirit­ti e di denaro) ormai acquisi­ta.
Abbi­amo fat­to spal­luc­ce quan­do i dirit­ti com­in­ci­a­vano a scric­chi­o­lare e quan­do il mer­ca­to veni­va sem­pre più inva­so da mer­ce sem­pre meno cara (fino all’inverosimile).
In parole povere ci siamo mes­si in balia dei ven­ti. Siamo diven­tati ter­ra di con­quista col ris­chio, da un momen­to all’altro, di diventare ter­ra da bru­cia­re.
Occorre un’alleanza di ceti che esp­ri­mano chiara­mente un aneli­to di eman­ci­pazione costrut­ti­va e non un atte­sa di un mes­sia.
Io non me inten­do però non capis­co per­ché non si fa come in Ger­ma­nia; alla Volk­swgen mi pare gli operai ed i sin­da­cati han­no diret­ta­mente voce in capi­to­lo sulle scelte dell’azienda. Non so se è gius­to essere anti­s­tatal­isti per forza, non è gius­to essere statal­isti solo in tem­pi di crisi. Con un azionar­i­a­to anche pub­bli­co, dei dipen­den­ti forse siamo in una soluzione inter­me­dia SOPRATTUTTO CONCETTUALMENTE GIUSTA, mi sem­bra, PERCHE’ I PRIMI AD AVERE INTERESSE A VEDER FUNZIONARE BENE L’AZIENDA E’ PROPRIO CHI E’ ALLE SUE DIPENDENZE.
Adesso bisogna rivedere tut­to anche per le zone che si liber­eran­no e bisognerebbe, da parte almeno dell’Amministrazione Comu­nale, cer­care di essere inclu­sivi e non divi­sivi. Si fac­ciano por­tav­oce, ad esem­pio del­la con­clu­sione un buona vol­ta per tutte del­la 398 per il por­to e l’autostrada (almeno per il momen­to) la met­tano da parte.
Non si ripeta l’esperienza dei fanghi di Bag­no­li dove DOVEVAMO FARE DI TUTTO PER BONIFICARE UNA DISCARICA ABUSIVA CHE TUTTI SAPEVAMO ESISTERE E DOVE ABBIAMO FATTO UNA FIGURA DA INQUINATORI davan­ti alla Guardia di Finan­za che l’ha denun­ci­a­ta.
Un rimor­so sul pas­sato del resto sec­on­do me l’abbiamo: dove­va­mo bloc­care la stra­da o fare altro per una battaglia per impeg­nar­ci ad avere un nuo­vo AFO vis­to che sape­va­mo che sta­va andan­do a sca­den­za.
Pec­ca­to.

Enri­co Nan­ni­ni

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