Cevital: il tempo dei proclami è scaduto
PIOMBINO 26 novembre 2015 — Vogliamo cogliere come dato positivo la recente nomina di Fausto Azzi nell’incarico di amministratore delegato dell’Aferpi, insieme alla decisione di costituire un gruppo operativo in grado di seguire la ristrutturazione dell’azienda. Questo tuttavia non è ancora sufficiente a fugare le apprensioni sulla concreta attuazione del piano industriale annunciato a maggio, premessa del successivo accordo con il quale i sindacati hanno responsabilmente accettato pesanti sacrifici per i lavoratori a fronte di un progetto che guardava, non solo alla ripresa dell’attività siderurgica, ma anche a una significativa riconversione delle aree industriale e portuali da destinare alla logistica e all’agroindustriale. Dobbiamo recuperare i ritardi accumulati e ripristinare un quadro generale più certo di quello nel quale ad oggi sembra muoversi il patron di Cevital Issad Rebrab. Sulla scena sono comparsi – e purtroppo lo abbiamo appreso in ordine sparso da informazioni non sempre direttamente verificabili – gli interessi a trasferire altoforno e altri impianti di parte dell’area a caldo in Brasile, mentre filtrano notizie sulla possibile acquisizione da parte del Gruppo algerino della Leali e contatti con la Jsw, non solo per gli approvvigionamenti di semiprodotti ma anche per l’eventualità di una partnership. Sarebbe a questo punto indispensabile capire qual è l’intero progetto complessivo di Cevital e in questo contesto, il ruolo di Piombino. Apprezziamo, stando anche agli esiti dell’ultimo incontro al Mise con i sindacati, l’intenzione del nuovo gruppo dirigente di cambiar passo e intraprende un percorso di estrema concretezza, tanto che si è impegnato, nella prossima riunione plenaria che si svolgerà al ministero il 30 novembre, a presentare un nuovo cronoprogramma per le demolizioni/smontaggi e i tempi dell’ordine del nuovo forno elettrico. Sarebbe opportuno, in questo contesto, fosse chiarito anche il quadro d’insieme delle strategie, e se ci sono delle possibili sinergie, dei programmi di Cevital. Che cosa comporterebbe, ad esempio, l’eventuale acquisizione dell’acciaieria Leali nella prospettiva di realizzare a Piombino un secondo forno elettrico? Non possiamo inoltre trascurare gli aspetti di un mercato all’interno del quale l’azienda si sta e dovrà ancora muoversi. Verso quale tipologia di acciaio Aferpi intende rivolgere le sue attenzioni? Le 38mila tonnellate di billette che sono state recentemente sbarcate, provenienti dall’Ucraina, sembrano destinate alla produzione di vergella non certo di alta qualità, destinata al mercato delle costruzioni edilizie. Conosciamo bene i limiti di questo mercato, tra l’altro in Algeria già coperto da importanti esportazioni italiane. Solo in parte consola sapere che, a partire dalle prossime settimane, dovrebbero arrivare semiprodotti di ben altra qualità dal Gruppo Jindal, con il quale sarebbe stato stipulato un contratto a lungo termine. Siamo convinti che i manager Aferpi non sono stati in questi mesi con le mani in mano. Ma ora è giunta l’ora di giocare a carte scoperte. C’è un mercato che consente ad Aferpi di trasformare acciaio in termini economici e aumentare, come promesso dall’ex Ad Tidjani, le produzioni? Se c’è, è lecita la proposta del sindacato di dare un segnale, aumentando il personale in solidarietà. Ci sono poi le imprese dell’indotto, che dopo essere state tragicamente messe in difficoltà dal fallimento Lucchini, oggi si aspettano l’inizio degli investimenti e quel lavoro, a iniziare dagli smantellamenti, che può dare respiro alla propria sopravvivenza e alla sicurezza dei loro dipendenti. In questo contesto c’è chi approfitta della mancata chiarezza per riproporre schemi che appaiono superati, come quello dell’impegno diretto dello Stato in siderurgia, o che vaneggiano la necessità di ricorrere a qualche imprecisato piano B. Il lavoro fin qui svolto che ha visto protagonisti Governo, Regione e Comune insieme alle parti sociali è finalizzato a definire complessivamente un nuovo modello di sviluppo che, come tutti sanno, non si esaurisce al progetto Aferpi-Cevital ma di cui il piano industriale dell’azienda è senza dubbio un tassello fondamentale, in quanto consente di garantire l’occupazione e immaginando una moderna produzione siderurgica consente l’apertura di spazi importanti per nuove attività, non solo il polo agroalimentare da loro stessi proposto ma anche voci come portualità e turismo. Ora tocca all’azienda tener fede agli impegni assunti e fugare, rapidamente, tutte le legittime perplessità. Abbiamo letto, nei progetti di Rebrab, la possibilità di superare la monocultura siderurgica e ritrovare nuovi spazi di sviluppo composito dell’economia di tutta la Val di Cornia. Non ci arrendiamo alle difficoltà del momento, ma tutti devono essere consapevoli degli immensi sacrifici che la nostra comunità sta attraversando. Chiediamo a Cevital di assumersi le responsabilità sociali e di tenere bene in conto del contesto delle aspettative all’interno della quale si muove. Il tempo dei proclami è certo scaduto e il 30 novembre ci aspettiamo impegni stringenti. Da Rebrab e dal nuovo gruppo dirigente aspettiamo ora di passare ai fatti. Giusto per un imprenditore valutare tutti gli scenari possibili purché siano prologo di scelte finalmente decisive. Ed è con questo obbiettivo che diamo il nostro pieno appoggio allo sciopero e alla manifestazione indetta dai sindacati di categoria per il 2 dicembre, che dovrà segnare l’apertura di un nuovo capitolo verso il rispetto degli impegni assunti da Cevital, il superamento del gap energetico e l’estensione degli ammortizzatori sociali a chi non ne ha o rischia di perderli.
Valerio Fabiani e Giorgio Pasquinucci sono rispettivamente Segretario e Coordinatore della segreteria della Federazione Pd Val di Cornia Elba
(Foto di Pino Bertelli)