Cevital non doveva essere un unicum

Riccardo Gelichi

PIOMBINO 22 set­tem­bre 2016 — Come Lista Civi­ca Ascol­ta Piom­bi­no è evi­dente che aus­pichi­amo il meglio per l’unico prog­et­to in cam­po riguardante il reimpiego degli oltre duemi­la dipen­den­ti ex Luc­chi­ni .
Questo non ci esime dal dire che siamo stanchi di vedere anco­ra oggi quel retag­gio mono­cul­tur­ale che si ali­men­ta con la creazione di nemi­ci immag­i­nari, come gufi o cas­san­dre, come se un qual­si­asi ele­men­to criti­co con­te­nesse la benché min­i­ma forza per fer­mare un prog­et­to di ques­ta por­ta­ta. La ques­tione è qua­si banale: all’epoca del­la “Piom­bi­no non deve chi­ud­ere”, una resisten­za titan­i­ca al pros­egui­men­to del ciclo a cal­do bru­ci­a­va 700 mil­ioni, oggi si cer­cano inves­ti­men­ti per 500. Come ci pare altret­tan­to banale il fat­to che il vicem­i­nistro Bel­lano­va riten­ga insuf­fi­ci­en­ti 90 mil­ioni d’investimenti; l’impressione, a dire il vero, assume una par­ven­za di rim­pal­lo delle respon­s­abil­ità, tan­to che qual­cuno potrebbe chieder­si: ma pri­ma di oggi, gli accor­di quali era­no? Il prog­et­to com­p­lesso e pluri­ar­ti­co­la­to fra dis­mis­sioni, boni­fiche e prog­et­tazioni è in evi­dente ritar­do, tan­to che il tema sta diven­tan­do il tem­po. Non ci sono nemi­ci che remano con­tro, ci sono solo tim­o­nieri che cre­ano cor­tine fumo­gene; tim­o­nieri si fa per dire per­ché questo ter­ri­to­rio lo sta deci­den­do Cevi­tal: cosa va, dove e quan­do va. Tre quar­ti del nuo­vo por­to opzionati per la logis­ti­ca, un prog­et­to che chiede nuove aree vergi­ni come il Quaglio­dro­mo e rilas­cia, non si sa quan­do e come, par­ti di aree indus­tri­ali adi­a­cen­ti alla cit­tà, una 398 anco­ra in divenire che devia strana­mente per­cor­so. Ma Azzi ci ras­si­cu­ra in com­mis­sione sul­la bon­tà del prog­et­to e sul­la volon­tà di Cevi­tal, ma sen­za le garanzie che abbi­amo richiesto, ma la dimen­sione, ci dice, è trop­po ampia. Insom­ma fac­ciamo decidere tut­to all’imprenditore di turno, di cui apprezzi­amo l’impegno, ma con il quale avrem­mo prefer­i­to un approc­cio meno ser­vente. Pur aus­pi­can­do con forza che si arrivi alla fine, e bene, del prog­et­to Cevi­tal, con­tinuiamo a pen­sare che non dove­va essere il “Prog­et­to” del­la cit­tà di Piom­bi­no, non dove­va­mo puntare anco­ra soltan­to su un unicum; si pote­va, si dove­va fare molto altro.

 

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