Chiudiamo con Rebrab e le sue fanfaluche
PIOMBINO 13 febbraio 2018 — La confusione è grande sotto il cielo di Piombino. Con questa parafrasi si può sintetizzare la situazione attuale nella Val di Cornia: il martedì il ministro Carlo Calenda annuncia il prossimo imminente esposto alla magistratura contro Cevital per “insolvenza prospettica” (ma chi li inventa certi termini?); tra le motivazioni c’è il non rispetto dei termini di consegna di una partita di rotaie a RFI con conseguente inserimento di Aferpi nella “black list”. Ma il giovedì la stampa specializzata ci informa che RFI ha concesso una proroga fino a fine marzo a Aferpi: quindi niente lista nera, niente insolvenza! Sempre Calenda tuona perentorio: “nomino il commissario” però… Però se Issad Rebrab presenta un compratore ci ripenso! Nei partiti e nei sindacati si scatena la bagarre: meglio il commissario, no meglio la vendita diretta!
La nostra impressione è che, ancora una volta, si giochi sulla pelle dei lavoratori l’ennesima partita elettorale. Il governo e il PD hanno bisogno di dimostrare che è un governo del “fare”, costi quel che costi: nominando un commissario che entro poco tempo dovrà rispondere ad un altro governo, probabilmente di targa diversa, o lasciando che Cevital venda ad un’altra multinazionale, la quale, forte di un contratto tra privati, deciderà a suo piacimento quanti e quali lavoratori impiegare, dove, cosa e come produrre; inoltre, cedendo solo la parte siderurgica, Cevital resterà comunque arbitro indiscusso dei destini del territorio. Niente più bonifiche (a vantaggio di più economiche “tombature”); niente più diversificazione, se non quella (ma non ci crede più nessuno) di un altro impianto fortemente inquinante come l’agroindustriale.
Gli unici che possono trasformare questa farsa elettorale sono i lavoratori di tutte le categorie e tutti i cittadini, mobilitandosi e facendo pressione sui sindacati, associazioni di categoria, istituzioni su di obiettivi che sono di interesse generale:
Chiudiamo definitivamente con Rebrab e le sue fanfaluche.
Sì al nuovo commissario, dotato di sufficienti mezzi finanziari per riavviare e mantenere attiva la produzione dei laminatoi e con il compito di partecipare alla gara di RFI.
La possibile vendita successiva (a Jindal o a chiunque sia interessato) deve essere condizionata alla presentazione di un piano industriale e finanziario ben dettagliato e trasparente in tutte le sue parti (senza clausole segrete o riservate, per intenderci) che preveda la ripresa di produzione di acciaio da forno elettrico, situata nella zona nord; elemento fondamentale del piano deve essere l’indicazione dei lavoratori riassorbiti dal nuovo proprietario e delle misure da adottare per gli eventuali esuberi, così come il rispetto dei diritti dei lavoratori in termini di salario, sicurezza, ambiente, diritti sindacali.
Contestualmente all’accettazione del piano, il governo deve indicare quali risorse straordinarie mette in campo (finanziarie e giuridiche) per la realizzazione immediata di bonifiche, smantellamenti e infrastrutture, oltre che per la soluzione delle altre crisi che interessano il territorio (Arcelor-Mittal, Coop) e per la stesura di un piano territoriale di diversificazione produttiva.
Il piano industriale, con tutti i suoi annessi, deve essere messo a disposizione dei lavoratori con sufficiente anticipo e sottoposto a referendum democratico, mentre i piani di bonifica, riqualificazione e diversificazione devono essere sottoposti ad un’ampia consultazione popolare.
Il tempo a disposizione è davvero poco: è prima delle elezioni che dobbiamo obbligare il ministro a tradurre promesse elettorali in fatti concreti, come la nomina del commissario e la definizione del suo mandato e delle sue disponibilità finanziarie; altrimenti sarà poi necessario ricominciare tutto da capo, il che equivale a decretare la morte della fabbrica ed il rapido declino del territorio.
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG