Chiunque sia il ministro in qualunque governo

PIOMBINO 28 feb­braio 2018 — L’occupazione a Piom­bi­no e din­torni è sem­pre più ridot­ta. Si stan­no per­den­do posti di lavoro nel set­tore dei servizi (dal­la Coop alle imp­rese oper­an­ti nel­la ris­torazione e nelle pulizie delle gran­di fab­briche), nel­la san­ità (con la sem­pre più spes­so ven­ti­la­ta ipote­si di chiusura di servizi assis­ten­ziali), nel com­mer­cio, nelle libere pro­fes­sioni, nell’artigianato come con­seguen­za del­la crisi dell’industria. Nel set­tore indus­tri­ale, oltre alla perdi­ta irrecu­per­abile dell’indotto diret­to del­la ex Luc­chi­ni e dell’utilizzo mas­s­ic­cio di ammor­tiz­za­tori sociali in tut­to il set­tore siderur­gi­co (Afer­pi e Arcelor-Mit­tal), oggi c’è la volon­tà di Arcelor-Mit­tal di vendere gli impianti di Piom­bi­no trasportan­do però altrove il repar­to più com­pet­i­ti­vo del­la fab­bri­ca, con con­seguente elim­i­nazione di ses­san­ta posti di lavoro, sen­za con­tare che non si conoscono anco­ra i piani del nuo­vo pos­si­bile pro­pri­etario, che potreb­bero com­portare ulte­ri­ori ristrut­turazioni e riduzioni di mano d’opera, cosa a cui ci han­no abit­u­a­to le vicende che coin­vol­go­no imp­rese multi­nazion­ali.
Ma di quel­lo che suc­cede in Mag­o­na (è così che nel ter­ri­to­rio si con­tin­ua a chia­mare questo stori­co sta­bil­i­men­to che è nel cure di tut­ti i “d’antan”) se ne par­la pochissi­mo: anche ques­ta è una verten­za des­ti­na­ta a con­sumar­si in soli­tu­dine, sen­za coin­vol­gere gli altri lavo­ra­tori, con i sin­da­cati che la con­sid­er­a­no “cosa loro”.
Diver­so è il caso di Afer­pi: anche qui la verten­za si muove “in soli­tario”, sen­za il coin­vol­gi­men­to delle altre fab­briche siderur­giche con crisi sim­ili (da Taran­to a Terni, a Gen­o­va, Tri­este, Lovere, Novi, Lec­co) né tan­tomeno delle altre cat­e­gorie e del ter­ri­to­rio, anche se in regime di mono­cul­tura la sua crisi ha trasci­na­to con sé tut­to il ter­ri­to­rio e ci obbli­ga tut­ti a ripen­sar­lo; ma in questo momen­to di cam­pagna elet­torale se ne par­la molto. Sia per il numero di per­sone coin­volte, sia, soprat­tut­to, per le enor­mi respon­s­abil­ità del par­ti­to di gov­er­no, la crisi di Afer­pi viene gio­ca­ta in chi­ave elet­torale, per cer­care di lim­itare i dan­ni per il PD e per favorire le car­riere di alcu­ni per­son­ag­gi di questo stes­so par­ti­to. Ecco spie­ga­ta l’accelerata finale alla ricer­ca di una soluzione (una qual­si­asi!) da sbandier­are pri­ma delle elezioni.
Nelle dichiarazioni del min­istro è rib­a­di­to il fat­to che il 2 mar­zo deve avvenire la fir­ma del pre­lim­inare di ven­di­ta.
Noi ci per­me­t­ti­amo di avere dei dub­bi sul­la con­sis­ten­za dell’operazione e sug­li even­tu­ali tem­pi di attuazione; per cui ci per­me­t­ti­amo anche di fare alcune osser­vazioni:

  • che il ter­mine del 2 mar­zo sia effet­ti­va­mente ulti­ma­ti­vo; o c’è la fir­ma sul pre­lim­inare di ven­di­ta o c’è il com­mis­sari­a­men­to;
  • con la ven­di­ta tra pri­vati (da Cevi­tal a Jin­dal) il ruo­lo dei lavo­ra­tori e dei sin­da­cati è decisa­mente ridot­to; non esiste l’obbligo di un parere pos­i­ti­vo dei lavo­ra­tori, che saran­no costret­ti a pren­dere ciò che viene. Quin­di l’unico inter­locu­tore pos­si­bile per i lavo­ra­tori diven­ta il gov­er­no attra­ver­so il MiSE, il quale, si, può accettare o rifi­utare il piano indus­tri­ale;

Ciò det­to, i lavo­ra­toti ed i sin­da­cati devono obbli­gare il min­istro, chi­unque egli sia e qualunque gov­er­no rap­p­re­sen­ti, a accettare lui come vin­colante il parere dei lavo­ra­tori che sarà con­dizion­a­to da:

  • piena conoscen­za e ampia dis­cus­sione di un piano indus­tri­ale e finanziario, sen­za par­ti seg­rete o ris­er­vate, che non sia una barzel­let­ta come il prece­dente, ma pre­sen­ti impeg­ni e tem­p­is­tiche ver­i­fi­ca­bili e razion­ali;
  • man­ten­i­men­to dei liv­el­li occu­pazion­ali sia dei diret­ti che dell’indotto;
  • garanzie su con­dizioni di lavoro, sicurez­za, dirit­ti sin­da­cali;
  • ripresa nel più breve tem­po pos­si­bile delle attiv­ità del­la fab­bri­ca e garanzie sug­li ammor­tiz­za­tori sociali per tut­to il tem­po nec­es­sario per la ripresa delle attiv­ità;
  • definizione chiara degli obb­lighi e delle com­pe­ten­ze per le boni­fiche e gli sman­tel­la­men­ti.

Nel­la sua venu­ta a Piom­bi­no il min­istro Car­lo Cal­en­da, par­lan­do con noi che lo aspet­tava­mo fuori del­la sala, ha promes­so che tornerà a Piom­bi­no per pre­sentare ai lavo­ra­tori i piano di Jin­dal (se esiste).
Lo pren­di­amo in paro­la e incalz­er­e­mo lui e chi­unque sia il suo suc­ces­sore affinché ven­ga rispet­ta­to questo impeg­no.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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