Cinque domande al sindaco di Piombino
SUVERETO 2 settembre 2016 — Non vi è dubbio del tanto impegno che le istituzioni hanno posto verso lo stabilimento siderurgico piombinese affinché potesse riprendere una sua capacità produttiva con una decisa diminuzione dei livelli inquinanti. Oggi che siamo nella fase attuativa degli impegni di Rebrab con la sua Aferpi affinché si rispettino tutti gli impegni assunti verso la città ed i suoi lavoratori, per una ripresa delle attività lavorative e per un ritorno di tutte le maestranza ad un livello attivo e produttivo. Così come è chiaro e lampante l’impegno e la fattività dimostrata dall’Autorità Portuale con il suo Presidente Luciano Guerrieri, per dare corpo e sostanza al completamento delle aree portuali con una capacità di offerta lavoro di ogni tipo, da quello industriale a quello commerciale e turistico, con tanti riflessi positivi che potrà portare a tutto il territorio della Val di Cornia ed oltre. Di fatto ogni giorno si concretizza sempre più che lo sviluppo (o uno scongiurato declino) di Piombino in ogni sua parte non è e non potrà essere soltanto un affare di Piombino ma dovrà con giusta intelligenza essere portato al confronto aperto, non solo istituzionale, rispettando una tradizione di politica istituzionale che negli ultimi anni, purtroppo, ha visto rallentamenti e pericolosi blocchi o peggio con ritorni indietro da parte di chi pensa che da soli sia meglio.
In questo contesto mi permetto di trovare debole e poco chiara la posizione del proponente Rebrab e delle istituzioni tutte relativamente alla proposta di insediamento industriale agroalimentare che è stato presentato per le are retro-portuali di Piombino senza avere chiarezza di che cosa si tratta e che cosa realmente propone. Stante le cose che conosciamo, per la verità molto poche e solo quelle che la stampa ci ha elencato più volte, ci sembra di poter dire che vi sono errori nei termini, perché si parla di diversificazione produttiva mentre invece è chiaro che le produzioni che si vorrebbero lavorare in quegli stabilimenti non hanno niente a che vedere con la capacità produttiva della nostra Val di Cornia, quindi non sarebbe diversificazione produttiva ma solo diversificazione industriale.
Ritengo che sia essenziale che anche su questa parte del progetto si proceda con la stessa attenzione al valore ambientale, oltre che occupazionale, perché sia sempre più chiaro che i giovani hanno diritto ad un lavoro ma debbono sapere quale lavoro e per che cosa. La problematica è seria e merita attenzione e rispetto, la nostra agricoltura ha raggiunto livelli qualitativi molto importanti con prodotti di eccellenza, sempre più apprezzati nel mondo, e con ormai acquisiti impegni anche alla salubrità dell’ambiente, insieme alla salubrità delle produzioni agroalimentari e al lavoro agricolo. Per questo il settore ha finalmente bisogno che venga riconosciuto il ruolo centrale della sua attività per costruire quel nuovo modello di sviluppo sostenibile che rappresenta il vero collante tra tutti i settori che determinano l’economia di un territorio. Servono per questo proposte produttive che facciano fare passi in avanti al settore, per una maggiore qualificazione, sulla strada del miglioramento delle situazioni per essere sempre più nel campo della qualità e non quello delle quantità.
Per questo mi permetto di porre alcune domande al Sindaco di Piombino per dare respiro ampio e allargare il confronto nella valutazione di progetti che debbono coinvolgere il territorio della Val di Cornia ed oltre.
‚Le domande sono:
- Quali sono i prodotti agricoli che dovranno essere trasformati negli stabilimenti industriali agroalimentari proposti per le aree retro-portuali di Piombino ?
- Quale rapporto potranno avere con la capacità produttiva della nostra agricoltura ?
- Gli insediamenti proposti hanno sicuramente bisogno di acqua e energia elettrica, quali sono le fonti di approvvigionamento previste?
- Questo tipo di trasformazione prevede sicuramente emissioni di fumi e di scarti solidi e liquidi, vorremmo conoscere quale tipo li distingue e quale certezza, oltre la legislazione esistente, di non portare aumento di inquinanti ?
- La base logistica commerciale di questi prodotti quale rapporto potrà avere con le produzioni agroalimentari del nostro territorio ?
Formulando i migliori auguri di buon lavoro all’amico Massimo Giuliani attendiamo le risposte che sono certo non tarderanno ad arrivare. Ci consentiranno di trovare la giusta collocazione della proposta, sulla diversificazione produttiva solo industriale o di sostegno e sviluppo alla già avanzata capacità produttiva della nostra agricoltura, oltre ad una conoscenza oggettiva e reale delle situazioni, che ci auguriamo siano sempre più governate dall’insieme delle istituzioni e dei cittadini.
Non potrà esistere futuro per un solo Comune e dovrà essere riproposta con determinazione una partecipazione dei cittadini e delle istituzioni locali in aree omogenee, concepita sempre come contributo per dare fondamenta forti al futuro che vogliamo, per i nostri giovani.