Cinque domande per i redattori di Stile libero
Abbiamo buttato giù cinque domande sulle prossime elezioni e abbiamo chiamato a rispondere i componenti della multicolore redazione di Stile Libero. Senza eccezione alcuna. Ognuno, nel rispetto delle normali regole del vivere civile, ha scritto quel che pensava in assoluta libertà. Il prodotto di questo breve forum, che non ha pretese ed impegna solo la coscienza di ciascuno di noi, è nelle righe che seguono.
PAOLO BENESPERI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — In tempi di distacco profondissimo tra cittadini ed istituzioni le primarie sono utili purché non si pensi che con questo strumento siano risolti problemi come la partecipazione più ampia alle scelte politiche e programmatiche fondamentali, un tempo si sarebbe detto la strategia oggi si dice la visione, e la partecipazione all’approfondimento e correzione continua della strategia e delle mille scelte conseguenti. Un partito ha senso se incardina le soluzioni a questi problemi e se dunque scarta la logica dei “compagni di scuola”, alla fine sempre d’accordo anche se con idee diametralmente opposte per sole ragioni di potere, e sceglie il confronto politico alla luce del sole. Se nei partiti politici non ricompaiono le “battaglie politiche” si avrà un bel fare le primarie per scegliere i candidati ai ruoli istituzionali, si avrà comunque una classe politica della quale il minimo che si potrà dire è che non si sa cosa pensa. Per non parlare della qualità. Forse farebbe bene andare a vedere cosa fanno i Partiti Laburista e Conservatore britannici.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — Se proposta politica e proposta programmatica sono chiare i media possono aggiungere qualcosa. Non potranno mai sostituire quello che non c’è. Se Occhetto perse e vinse Berlusconi non fu certo merito dei media, fu merito della proposta politica che intercettava i bisogni della gente.
Stile libero Idee dalla val di Cornia farà già tanto se riuscirà ad offrire qualche informazione, qualche idea, qualche conoscenza e qualche riflessione che, come noto, costituiscono in questa zona una merce molto rara.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Il non voto è un diritto al pari del voto però farei osservare che il non voto rafforza sempre il partito che ottiene più consensi e dunque è un non voto per modo di dire. Meglio andare e votare. Del resto per fortuna la realtà non è solo bianca o nera, è fatta anche di sfumature e dunque nell’indecisione meglio votare la sfumatura più vicina. Un grande come Indro Montanelli lo sapeva bene.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — I tempi cambiano e le elezioni cambiano, ma la politica resta ed il metodo democratico passa dalle elezioni. Chi pensò che era meglio la democrazia diretta ed il “bombardiamo il quartier generale” fece più danni al suo Paese di quanti in precedenza ne fossero mai stati fatti. Chi pensò che la democrazia sostanziale potesse sostituire la democrazia formale creò uno dei regimi più sanguinosi della storia del mondo. Sì dunque con convinzione alle elezioni forti del pensiero di Winston Churchill secondo cui “..la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora…”.
E poi questa volta ci sono delle novità vere.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Previsione impossibile, vai a sapere. Per fortuna la storia non è meccanicamente determinata in nessun luogo ma piuttosto la risultante di tanti condizionamenti e di tante scelte libere. Si potrebbero citare mille precedenti. Ne basti uno: il 18 aprile 1948 vinse alla grande la Democrazia Cristiana, persero comunisti e socialisti che speravano nel “vento del Nord” e perse contemporaneamente l’ Uomo Qualunque. Chi l’avrebbe mai detto?
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GABRIELE BEZZINI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Non vedo come possano essere inutili, dal mio punto di vista hanno non solo, dalla loro parte, la grande opportunità di indirizzare il partito verso le elezioni, ma anche grandi e mai abbastanza presenti capacità di avvicinare al partito e alle decisioni di partito, insomma in qualche modo rendere chiunque interessato partecipe e meglio informato di ciò che accade in modo più profondo.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — E’ chiaro, secondo me palese, che i media abbiamo influenza o meglio un peso determinante sul risultato elettorale, senza andare troppo nello specifico abbiamo venti anni di — ormai speriamo — storia ad esempio. Per quanto riguarda la rivista credo che chi ci legge non faccia parte dei plagiabili, perché purtroppo sono le masse ( scusate il termine ) più deboli ad essere affette dai media in generale. Quindi no, credo che per la maggior parte la nostra rivista serva a fare informazione.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — L’assenteismo è una brutta bestia.In casa non ho di questi “problemi”, ma spesso mi sono ritrovato a parlare di assenteismo con persone che ormai considero di famiglia, come per ogni altra cosa cerco di aprire un dialogo, poi ascoltare ed esporre è sempre un arricchimento per entrambe le parti. Chi si astiene di solito non lo fa “perchè stamani mi sono svegliato assenteista” ma ha delle ragioni che potremmo definire valide, d’altra parte non vedo logico il rinunciare al voto, cosa che ha un valore sempre.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Sicuramente con meno convinzione. Innegabile che in parte la colpa possa essere mia ma non posso nemmeno dire che i tempi non mi abbiano dato una mano nel diventare un giovane meno “interessato”.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Sono abbastanza fiducioso: credo che potrò definirmi soddisfatto dei risultati che mi si presenteranno davanti anche se, in realtà, sia in Italia sia in Val di Cornia non mi sento rappresentato. Sarà anche questa colpa mia?
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FIORENZO BUCCI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — C’è chi le ha fatte e chi le ha promesse. Chi le ha fatte ha mosso ed interessato un bel po’ di gente e la cosa non è certo negativa. Che le primarie servano effettivamente a indirizzare le elezioni (candidati, programmi ecc.) ho molti dubbi. Vedo gli apparati ancora sufficientemente forti per respingere ogni tentativo effettivo di cambiamento. Non inutili, con l’attuale sistema elettorale non influenti.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — Fortunatamente gli italiani sono migliori di chi li guida e li valuta. Tv e giornali sono nati per informare e formare e così vengono concepiti; quando si trasformano in strumenti di mera persuasione alla fine vengono rigettati ed incidono sempre meno. Non si vince solo andando in tv e comparendo spesso sui giornali anche perché i giornalisti ci mettono del loro e la melina che ne risulta genera noia, stanchezza e alla fine repulsione. Non era così una volta, oggi è sempre più così. Stile Libero muove ora i primi passi ed è già molto se in tanti ci gratificano della loro attenzione. Credo che con il nostro giornale on line non si guadagnerà né si perderà un solo voto.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R. — Lo invito ad accompagnarmi all’urna sperando che strada facendo ci ripensi e magari non dissuada me dall’entrare. Cosa difficile. Per il resto, di fronte alla scheda, ognuno è assolutamente libero di fare quel che crede. Spetterà alla politica riflettere sulle eventuali conseguenze.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Un tempo il voto era un’occasione entusiastica di sintetizzare con una crocetta quel che pensavi, amavi, auspicavi. Oggi non è raro che molti vadano ai seggi con l’atteggiamento ben descritto anni fa da Indro Montanelli. Non faccio eccezione.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Preferirei fare previsioni sul campionato di calcio dove, per mia soddisfazione, la vittoria è scontata. Vorrei che almeno il risultato elettorale fosse tale da legittimare il governo di qualcuno voluto dalla maggioranza del Paese. L’ingovernabilità potrebbe aprire scenari foschi che non mi piacciono. La Val di Cornia non fa storia. La farebbe se davvero cambiasse qualcosa ma non succede da più di sessant’anni e non accadrà neanche questa volta.
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LUIGI FAGGIANI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Le primarie a ridosso delle elezioni risultano utili a distrarre gli elettori. Aggregano, fanno notizia, alimentano attese ed aspettative “ politiche “ intorno a niente. Si dice per non dire, si parla del pelo e non della trave. Dobbiamo rammentare che può accadere che un partito con il 25 per cento delle preferenze potrà avere in regalo un premio di maggioranza che lo porti ad avere ben oltre il 51 per cento dei deputati e senatori. Il “Porcellum” così vituperato e criticato dalla sinistra oggi è così caro e prezioso ai vari Bersani,Grillo, Renzi. E questo la dice lunga.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — I media sono determinanti per il risultato elettorale, non ci sono dubbi. E’ regola di mercato. Più ti fai conoscere, più ti ascoltano, più grande è la platea, più possibilità ci sono di acquisire consensi. La nostra rivista nel suo piccolo fa parte del mondo dei media e partecipa proporzionalmente al numero dei suoi lettori al dibattito politico.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Io penso che anche qui da noi aumenterà l’assenteismo. Se un familiare confessa di non andare al seggio gli dico cosa farò io poi lui si comporti come meglio crede.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Con più convinzione di un tempo, con più passione.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Penso che finirà per soddisfarmi sia in Italia che in Val di Cornia.
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DORYS MARINI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Le primarie hanno creato più coinvolgimento in generale, sia tra i cittadini sia tra i politici che avevano da spiegare il loro obiettivi e non di tutto lo schieramento con il risultato di dare l’impressione di essere più trasparenti con il pubblico.
Hanno permesso alle persone che credono nella politica di dare un contributo diretto sostenendo il loro candidato e a quelle più confuse di ritrovare stimoli nella politica stessa.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — I media non hanno un peso determinante ma comunque possono influenzare l’opinione pubblica. Certo è che, dato i trascorsi precedenti, si potrebbe verificare un effetto boomerang questo perché sempre più persone sono ormai stanche di vivere in questo clima caotico ed hanno l’esigenza di ricevere risposte più concrete.
La nostra rivista, essendo costituita da un gruppo eterogeneo di persone, si propone di sensibilizzare i cittadini della Val di Cornia, sui problemi del nostro territorio, dando spunto a più linee di pensiero con l’auspicio che aumenti l’interesse riguardo l’argomento e che venga utilizzato l’unico strumento che permette di esprimere ciò che desideriamo, il voto.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Capisco la posizione degli assenteisti delusi dalla politica attuale tuttavia nel momento in cui mi rendono partecipe della loro decisione cerco di trasmettergli la mia esigenza di andare a votare, anche se può sembrare un gesto piccolo quasi insignificante mi permette di non dare completamente la mia vita nelle mani di altri ma di costruirla insieme agli altri cittadini.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Essendo entrata nel mondo delle elezioni in un periodo dove la politica presentava già limiti di credibilità verso l’opinione pubblica posso dire che vivo con la stessa sensazione queste elezioni. Tuttavia sono convinta come allora che andare a votare sia per me importante perché questa situazione cambi.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Non posso fare una previsione del voto in quanto molteplici sono le esigenze degli italiani, c’è chi è ossessionato dalle tasse, chi vorrebbe un po’ più di rigore nella politica, chi vorrebbe rifarsi alle idee per cui era nato quel partito, chi invece vorrebbe azzerare tutto il quadro politico e iniziare una nuova fase. Spero che vincerà colui che si occuperà dei veri problemi degli italiani come per esempio la salute e l’istruzione, in generale spero che ritorni il buon senso e la voglia di cambiare costruendo, insieme e mi auguro che questo possa essere il risultato anche nella Val di Cornia.
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ROBERTO MARINI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Le primarie sono un fatto positivo e utile soprattutto in un contesto come il nostro in cui la classe politica ha grossi problemi di legittimazione, autorevolezza e credibilità e in cui le persone si sentono esautorate dal loro diritto di scegliere i propri rappresentanti. E poi sono uno strumento formidabile per tenere accesa la luce sul partito o lo schieramento che le fa ben prima dell’inizio della campagna elettorale vera e propria. L’unico errore che dobbiamo evitare è di farne da un lato l’unico strumento di selezione della classe politica, perché il meccanismo che le regge si fonda molto di più sulla capacità del candidato (o dell’apparato che lo sostiene) di mobilitare l’elettorato e condurlo, diciamo così, a sé, che sulle sue reali competenze a ricoprire il ruolo per cui si candida e dall’altro lato stare attenti a non farne l’unico modo di riattivare la partecipazione alla vita politica, un concetto talmente ampio, profondo e di una tale rilevanza etica e civile che ridurlo alla scelta di questo o quel candidato è impossibile, oltre che sbagliato.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — Una volta ho visto un film, c’era una società sicuramente imperfetta, con limiti, ma fondata sul rapporto diretto, sulla partecipazione e il confronto con la gente. Quel film non l’ho più visto, non è più in circolazione oggi ci dobbiamo accontentare di immagini che ci proietta la tv, di messaggi internet e quando va bene di interventi sui giornali. A questa situazione si è uniformato tutto il sistema, anzi oggi si giudica dal grado di presenza più o meno alto e dal ritorno di immagine che si esprime. In gergo tecnico si dice “quello buca l’obiettivo”. Tutto questo è frutto del progresso, del nuovo modo di fare politica? Forse è così, ma mio suocero non ha il computer e la televisione la vede male, a lui cosa dico?! Fidati di me! No , non mi convince questo modo, ne sono dentro ma mi piacerebbe tornare nella cineteca e ritrovare quel film. La rivista su cui scrivo mi piace, è nuova e stimolante, ma, come ho detto prima, c’è una idea su cui si scrive la sceneggiatura e questa può, come no, lasciare libere interpretazioni sul finale.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Sicuramente lo convincerei, lasciando a lui la scelta, anche se ritengo legittimo discutere nel merito.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — La convinzione non è quella di prima, ci vado perché come ho detto lo ritengo un diritto a cui non potrei mai rinunciare.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Sulla soddisfazione non ci giurerei, ma penso che avrà maggiori consensi la coalizione che già oggi i sondaggi danno vincente, anche se credo che il risultato sarà al di sotto delle aspettative. In V.di Cornia invece penso ad un risultato soddisfacente, per questa coalizione, non tanto e per quanto ha saputo seminare e coltivare, quanto per i nuovi sistemi di coltivazione, per i fertilizzanti usati, per le stagioni che sono cambiate e di cui nessuno si è accorto, un frutto, non so quanto sano, ma sicuramente senza sapore.
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MARTINA PIETRELLI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Utili e importanti: così le valuto. Vanno perfezionate, ma lo strumento è giusto. Hanno un effetto benefico sia per chi le fa sia per i cittadini che sono chiamati a partecipare alla scelta dei candidati da presentare, in un periodo in cui di armi per contare e incidere in politica i cittadini ne hanno davvero poche.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — È evidente che abbiano un peso, se no perché correre per essere protagonisti in televisione o sulla stampa? Non ci sono altri strumenti per parlare a così tante persone nello stesso tempo e in una volta sola, e poi i media sono importanti perché incidono in particolare su due meccanismi decisivi per vincere le elezioni e soprattutto crearsi un consenso: l’attivazione dell’elettorato e la formazione dell’opinione pubblica. La nostra rivista non sfugge a questo ragionamento, ha solo un limite: è nata da poco, ma il progetto è molto valido e credo che proseguendo così sarà una voce sempre più autorevole e seguita nel dibattito locale.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Cerco di convincerlo ad andare a votare. Poi scelga chi e cosa vuole, al limite anche nulla. Trovo sbagliato e inutile restare a casa. Alla fine che uno vinca col 10% di astensione o il 50%, purtroppo, non fa nessuna differenza né in termini pratici né in termini politici.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Stessa convinzione sull’importanza del voto e della scelta di chi ci rappresenta, un po’ meno verso la mia parte politica. Ma ho deciso di restare e fare una battaglia in prima persona per cambiarla, perché voglio vederla cambiare le cose nella direzione che credo sia la più giusta.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — Val di Cornia e Italia sono la stessa cosa quando si tratta di elezioni politiche. Soddisfatta al 100% non lo sarò: volevo Matteo Renzi presidente del Consiglio e con lui un modo diverso di intendere la politica e di essere del Pd, e m’è andata male. Detto questo, la mia preoccupazione è che le forze in campo non sappiano costruire l’equilibrio giusto per fare le cose che servono all’Italia, che non ne abbiano la forza, insomma, e qualche volta anche l’intenzione. Prevedo un risultato finale di difficile gestione per chiunque vincerà, e non vorrei che alla fine si dovesse tornare a votare prima del previsto. Staremo a vedere.
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NICCOLÒ PINI
D. — Le primarie sono un fase preelettorale che sta prendendo campo. Sono utili, inutili, ininfluenti? Come le valuti?
R. — Le primarie in astratto sono uno strumento molto importante, in altri paesi rappresentano momenti molto sentiti della vita politica (vedi gli Usa). Per adesso, in Italia, possono essere paragonate alle domeniche di blocco del traffico nelle grandi città: grande clamore ma lo smog rimane. La partecipazione diretta dei cittadini alla politica è importante, ma non può limitarsi ad un singolo giorno di “festa”. Quest’anno nel centro sinistra c’è stata una vera contesa tra candidati, auspico che il coinvolgimento diretto della popolazione sia esteso anche ad altri livelli.
D. — C’è una corsa ad andare in tv ed una richiesta a comparire comunque sui giornali e in Internet. Pensi che davvero i media possano avere un peso determinante sul risultato elettorale? E la rivista su cui scrivi?
R. — Occorre fare una distinzione tra Tv ed Internet: generalizzando si può dire che la Tv è un mezzo di comunicazione passivo: chi vi si relaziona si sottopone a recepire molte informazioni (tra cui quelle politiche) senza però avere la possibilità di riflettere e misurare l’informazione ricevuta. Internet invece è uno strumento attivo: l’informazione viene ricercata volontariamente dall’utente, che leggendo la può meglio elaborare. Chiaramente la Tv essendo il mezzo di informazione più diffuso, e anche l’unico in alcune fasce di età, rimane, purtroppo, quello più importante. Stile libero è costituito da una redazione eterogenea dove non ci sono schemi di pensiero da seguire, è un ottimo strumento per conoscere meglio la realtà della Val di Cornia.
D. — Il rischio dell’assenteismo pesa anche sulla Val di Cornia. Se in casa un tuo familiare ti confessa di non voler andare al seggio, che fai? Lo mandi al diavolo, cerchi di convincerlo, rifletti e magari lo segui?
R: — Sono un elettore relativamente giovane ho partecipato a tutte le elezioni e ho sempre votato convintamente. L’ultima volta però ricordo che ho votato “tappandomi il naso” , come si usa dire adesso, uscito dal seggio elettorale ero avvilito per quel voto (l’unico per me accettabile) che non avevo dato con convinzione. Capisco quindi chi non se la sente di votare: è una reazione di “pancia”, per non provare di nuovo lo sconforto di un voto non convinto. Se si riflette più razionalmente, però, è chiaro nei fatti, che vi è un sostanziale disinteresse dei partiti al numero degli astensionisti, anzi paradossalmente vengono favoriti. Quindi il mio consiglio è: riflettiamoci bene, ma andiamo a votare.
D. — Vivi le elezioni e vai a votare con più o meno convinzione di un tempo?
R. — Nelle ultime elezioni politiche ero un semplice cittadino che compieva il suo diritto\dovere di votare, da quella data mi sono approcciato più attivamente alla politica prendendovi parte,dunque le vivo con più partecipazione.
D. — Fai una previsione. Il risultato del voto finirà per soddisfarti? In Italia? E in Val di Cornia?
R. — L’unico atto importante che i partiti dovevano fare attivamente in questo anno sabbatico, era cambiare la legge elettorale e non l’hanno fatto. Quindi qualunque sia il risultato non sarò soddisfatto, in quanto frutto di una legge elettorale pessima. Detto questo, il risultato da scongiurare è l’ingovernabilità, non sopporterei altri mesi di fantapolitica per creare un governo. Per la Val di Cornia è un discorso a parte: l’età media di questa zona è molto alta e non percepisco voglia di cambiamento, ho fiducia nelle nuove generazioni.