Città futura, bonifica già finita o appena iniziata?
PIOMBINO 15 gennaio 2015 — Qual’è lo stato dell’arte della bonifica delle aree di Città futura a Piombino? Praticamente siamo appena appena all’inizio.
«Asiu, dice un documento ufficiale (per leggere clicca qui) firmato dall’amministratore unico Fulvio Murzi, è affidataria dell’intervento di bonifica dell’area di Città futura. Ad oggi risulta completata l’attività di demolizione degli edifici e delle linee ferroviarie presenti nonché l’attività di allontanamento di tutti i materiali derivati dalle demolizioni effettuate. Il Comune di Piombino ha trasferito ad Asiu 1 milione di euro che risulta impegnato per oltre 600mila euro. Nella fase attuale sono in corso di esecuzione attività integrative in situ».
In effetti Asiu ha messo in gara lavori di demolizione degli edifici e delle ferrovie interne per una somma di euro 263.569 oltre IVA e li ha affidati alla Impresa Edile Stradale lavori (ribasso 31,72%) e lavori di carico e trasporto rifiuti da smantellamento linea ferroviaria provenienti dall’area denominata “Città Futura” affidandoli a Ecomar Italia.
Dunque dal 28 marzo 2012, quando il Comune di Piombino deliberò l’affidamento ad Asiu della bonifica di Città futura, ben poco è stato fatto se si pensa che l’importo era di 13,5 milioni di euro (per leggere clicca qui). Ancora più importante è il motivo per cui senza ricorrere a gare era stata affidata ad Asiu un’opera pubblica quale è la bonifica: «Asiu, si diceva nella delibera comunale, è dotata di impianti già idonei al trattamento del materiale da bonificare nell’area di Città futura o che, comunque, gli aggiustamenti impiantistici da realizzare siano assai modesti, cosa questa decisiva per il lavoro da fare in quanto gli impianti specifici per il trattamento dei rifiuti in esame sono assai poco diffusi.…..il soggetto attuatore di riferimento, Asiu spa, ha ormai sviluppato la tecnologia impiantistica idonea a provvedere direttamente a tali operazioni». Si tratta dell’impianto Tap per la produzione del conglomix. La cosa curiosa è che nella determina dirigenziale del 20 aprile 2012 (per leggere clicca qui) si diceva che il progetto approvato, invece di prevedere lo smaltimento del rifiuto, prevedeva il lavaggio in situ mediante l’uso di un impianto soil washing, niente a che vedere con l’impianto della Tap.
La riprova si ha nella relazione allegata al bilancio Asiu al 31 dicembre 2013, approvata il 18 luglio 2014, dalla lettura della quale si ha notizia di una revisione in corso del progetto di bonifica di Città futura che prevede la possibilità di trattare i rifiuti ed i materiali di risulta presso la Piattaforma Conglomix potenziata. Il potenziamento viene spiegato nei seguenti termini: «Si ipotizza in tal senso di trasformarlo [si tratta dell’impianto Tap] in modo da associare all’esistente sistema di conglomerazione processi di lavaggio spinto, inertizzazione rifiuti non recuperabili, recupero e valorizzazione delle frazioni metalliche ferrose e non ferrose».
Dunque l’impianto Tap non era idoneo alla bonifica dell’area di Città futura e non risulta che lo sia neppure oggi, visto che a più riprese ASIU chiede ai Comuni investimenti per modificarlo.
Del resto la differenza tra realtà e previsioni è dimostrata ulteriormente da quello che Asiu aveva previsto nel piano operativo previsionale 2012 del febbraio 2012 dove si diceva che i ricavi da bonifiche di Città futura sarebbero ammontati a 1milione 650mila euro e che la durata prevista per un importo di 13 milioni 500mila era di 3 anni, cioè i lavori sarebbero finiti entro il febbraio 2015 (per leggere clicca qui).
Quanto tortuosa e incomprensibile sia stata la strada che ha portato all’attuale situazione di inadempienza lo dimostrano le stesse tappe descritte dal Comune di Piombino nei suoi documenti dai quali risulta che dopo l’approvazione del progetto definitivo da parte Ministero dell’Ambiente (novembre 2010) e la fissazione in sei mesi della scadenza per l’inizio dei lavori, si sarebbe proceduto ad espletare la gara per l’esecuzione delle opere di bonifica di Città Futura, dato che i finanziamenti erano già stati trasferiti dal Ministero al Comune di Piombino, nel 2011 sono cessate le attività del cantiere ex ICROT e così si sono create le condizioni finanziarie, tecniche e amministrative per dare avvio al risanamento delle aree, si è pubblicato più volte, tra avvisi di preinformazione e avviso, il bando europeo per l’esecuzione dei lavori con un importo a base d’asta di 11,5 milioni euro, ma poi ci si è ripensato e nel marzo 2012 l’esecuzione della bonifica è stata affidata a Asiu per un importo di 13,5 milioni di euro ma il progetto non era già più quello iniziale perché nel gennaio 2012 il Comune informava che «stanti le rilevanti modifiche che questa Amministrazione intende apportare al ripristino morfologico dell’area il progetto di bonifica é in fase di profonda rivisitazione. Il progetto pubblicato sul sito del Comune di Piombino… non é pertanto da considerasi più rappresentativo dei lavori da effettuarsi». Non è dato sapere se il Ministero dell’Ambiente ha ancora approvato le modifiche proposte da Asiu e Comune al progetto di bonifica di Città futura che lo stesso Comune aveva già predisposto e fatto approvare nel 2010, dopo lunghi anni di tergiversazioni e costi di progettazione. Resta il fatto che solo per la messa a punto del progetto sono stati persi altri quattro anni e che le modifiche proposte da Asiu e Comune di Piombino, finalizzate ad utilizzare l’impianto TAP che non è idoneo per questi usi, anche se venissero approvate dal Ministero dell’Ambiente richiedono investimenti i Comuni soci di Asiu non hanno ancora autorizzato.
Ben diversa la situazione da quanto esposto in conferenza stampa dal sindaco Anselmi e dal presidente di Asiu Murzi presentando la decisione avvenuta il 28 marzo 2012 di affidare ad Asiu i lavori e cioè che, secondo quanto scriveva testualmente il giornalista del Tirreno, «l’Asiu aveva già predisposto un cronoprogramma, entro il mese prevede l’allestimento del cantiere, a maggio i sondaggi e l’analisi dei materiali che si prolungheranno fini a giugno per la valutazione dei rischi. Entro luglio il progetto esecutivo e il mese successivo sarà stesa una barriera superficiale impermeabile. A settembre scatterà la demolizione dei manufatti (ancora da valutare se rimarrà in piedi, come prevedeva il vecchio Piuss, il capannone ex Icrot dove si pensava di collocare il museo del ferro). I passi successivi, tra ottobre e gennaio, saranno lo smaltimento dei materiali delle demolizioni, la regimazione delle acque meteoriche e, infine, l’inizio della rimozione, caratterizzazione e smaltimento dei materiali scavati».
Ce n’è a sufficienza.
E non si dia ancora una volta la colpa alla burocrazia.
È un problema totalmente politico.