Col Podere Le Chiusacce a Rimigliano s’inizia male

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CAMPIGLIA 13 mar­zo 2014 — Il prog­et­to del Podere Le Chiusac­ce seg­na l’inizio del­l’at­tuazione del­la Vari­ante del Rego­la­men­to Urban­is­ti­co per la Tenu­ta di Rim­igliano.
Il prog­et­to prevede di man­tenere l’ed­i­fi­cio orig­i­nario prin­ci­pale, a due piani e in parte ad un piano, di demolire quat­tro annes­si a un piano e trasferire dal Podere Pogget­ti­no-Con­tes­sa Lea, una super­fi­cie di mq.862,72 lì rap­p­re­sen­ta­ta da tet­toie metal­liche,
Il prog­et­to dimostra quan­to è sem­pre sta­to sostenu­to dal Comi­ta­to e cioè che la Vari­ante al Rego­la­men­to Urban­is­ti­co avrebbe sig­ni­fi­ca­to lo stravol­gi­men­to di tut­to l’in­sieme dei com­p­lessi poder­ali del­la Tenu­ta di Rim­igliano e che qualunque prog­et­to, anche il migliore, non sarebbe sta­to in gra­do di sanare gli errori di fon­do con cui è nata la vari­ante urban­is­ti­ca.
Tute­lare l’im­mag­ine del­la Tenu­ta sig­nifi­ca­va innanzi tut­to capire che l’o­rig­i­nal­ità di questo speci­fi­co pae­sag­gio nasce dal­la pre­sen­za di uno spazio che, gra­zie al sis­tema di quinte di filari di pini alter­na­to ai sem­i­na­tivi, sem­bra immen­so e in cui l’uo­mo ha costru­ito edi­fi­ci molto sem­pli­ci, alti due piani e dom­i­nan­ti su una serie di annes­si alti un piano che, visti anche da lon­tano sono ger­ar­chi­ca­mente sot­to­posti all’u­ni­co edi­fi­cio prin­ci­pale, qua­si aus­tero, in cui pre­dom­i­nano i pieni delle mura­ture sui vuoti delle finestre e che appare per­so in un pae­sag­gio aper­to lim­i­ta­to dai mon­ti lon­tani e dal­la mac­chia mediter­ranea lun­go il mare. E tut­to questo non ha niente a che vedre con il prog­et­to pre­sen­ta­to ed il “borghet­to” pro­pos­to
A questo pun­to ci si chiede che fare per evitare di ripetere per gli altri poderi lo stes­so errore. Sec­on­do il Comi­ta­to bisogna avere il cor­ag­gio almeno di non con­cen­trare tutte le vol­ume­trie con­cesse da norme comu­nali inde­cen­ti nelle sole unità poder­ali. Questo vor­rebbe dire ammet­tere nei nuclei attuali il man­ten­i­men­to dei soli edi­fi­ci orig­i­nali, ricostru­en­do in loco il vol­ume degli annes­si in muratu­ra che pos­sono essere demoli­ti. Tut­ti gli altri volu­mi derivan­ti (ahimè) dal­la pre­sen­za di vani con altezze supe­ri­ori ai tre metri e da tet­toie che, gra­zie ad inter­pre­tazioni cervel­lotiche, diven­tano volu­mi (con una inter­pre­tazione nor­ma­ti­va che esiste solo a San Vin­cen­zo), sarebbe a questo pun­to meglio se fos­sero real­iz­za­ti in nuclei local­iz­za­ti ex novo nel­la Tenu­ta. In questo modo almeno si sal­va­guarderebbe in gran parte l’im­mag­ine delle “unità poder­ali” orig­i­nar­ie invece di com­pro­met­ter­le tutte com­ple­ta­mente come avver­rà con la ripe­tizione del mod­el­lo di questo pri­mo prog­et­to al Podere Le Chiusac­ce.
Oltre ad una mag­giore atten­zione al risul­ta­to pae­sag­gis­ti­co, il Comi­ta­to per Campiglia chiede all’Am­min­is­trazione una posizione chiara sul­la definizione dei man­u­fat­ti legit­ti­mi. A tale propos­i­to la pro­pri­età, non aven­do altro doc­u­men­to dimostra­ti­vo del­la legit­tim­ità, si rifà a due voli aerei, uno del 1954 ed uno del 1976, e pre­sen­ta delle tes­ti­mo­ni­anze giu­rate sul­la pre­sen­za degli edi­fi­ci pri­ma del 1967. Insieme alle tes­ti­mo­ni­anze giu­rate ha pre­sen­ta­to anche una memo­ria dove il legale incar­i­ca­to, oltre chieder­si se sia real­mente ammis­si­bile la mod­i­fi­ca la legit­tim­ità fat­ta dal Comune dell’art.5 delle N.T.A. Del R.U., si pone, ironi­ca­mente, l’in­ter­rog­a­ti­vo sul per­ché il Comune che ha fat­to un Piano Urban­is­ti­co in base a cer­ti dati e che quin­di ne è diven­ta­to in qualche modo “fide­facente” chie­da ora di dimostrarne la legit­tim­ità. La stes­sa memo­ria mette in evi­den­za che di fronte a una dichiarazione sos­ti­tu­ti­va del­l’at­to di noto­ri­età ipo­tiz­za­ta dal Diri­gente del Comune, “spet­ta all’Am­min­is­trazione il con­trol­lo del­la veridic­ità del­la stes­sa”.
Chiedi­amo allo­ra all’am­min­is­trazione, di ver­i­fi­care autono­ma­mente la datazione degli edi­fi­ci sen­za affi­dar­si acriti­ca­mente agli atti notori pre­sen­tati dal­la pro­pri­età e di assumere una posizione molto pru­dente nel­l’in­ter­pre­tazione delle norme e dei doc­u­men­ti e nel­la val­u­tazione dei man­u­fat­ti che dovreb­bero essere almeno real­iz­za­ti con mate­ri­ali edili per con­sid­er­ar­li tali.
Chiedi­amo poi fin da ora all’Am­min­is­trazione di non approvare un nuo­vo Piano Pluri­en­nale di Miglio­ra­men­to Agri­co­lo Ambi­en­tale per i volu­mi dichiarati pre­sen­ti in aree agri­cole, se final­iz­za­to alla loro totale deru­ral­iz­zazione, ricor­dan­do che nel PPMAA già approva­to è total­mente sot­todi­men­sion­a­to il fab­bisog­no di edi­fi­ci fun­zion­ali alle esi­gen­ze attuali e ancor più future del­la Azien­da Agri­co­la e che certe con­dizioni indi­cate nel­la approvazione del Piano devono essere accom­pa­g­nate da dimen­sion­a­men­ti cer­ti e local­iz­zazioni esat­te e non da gener­iche dichiarazioni di inten­zioni come è sta­to per­me­s­so di fare.
Questo lo dici­amo per­ché non si deve dimen­ti­care che tut­ta ques­ta oper­azione edilizia deve, come dichiara­to negli atti, servire per man­tenere e poten­ziare l’at­tiv­ità del­la Azien­da Agri­co­la, che ormai tar­di­va­mente diven­terà ANPIL. Chiedi­amo infine alla pro­pri­età quali piani pre­cisi ha in mer­i­to all’Azien­da Agri­co­la, quali pro­gram­mi azien­dali e quali inves­ti­men­ti intende real­mente fare e quan­do e quan­ti posti di lavoro sarà in gra­do di atti­vare.

Alber­to Pri­mi, Comi­ta­to per Campiglia

 

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