Comitato per Campiglia, suggerimenti elettorali

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CAMPIGLIA MARITTIMA 29 luglio 2018 — Nel­la pri­mav­era del 2019 si ter­ran­no le elezioni per des­ignare il nuo­vo sin­da­co di Campiglia Marit­ti­ma: è uno dei momen­ti più impor­tan­ti per la vita di una comu­nità e una grossa respon­s­abil­ità per i cit­ta­di­ni che, superan­do la ormai endem­i­ca sfidu­cia nel­la polit­i­ca così come oggi inte­sa e gesti­ta, dovran­no andare a votare.
Il Comi­ta­to per Campiglia da undi­ci anni cer­ca di dare infor­mazioni cor­rette (e fino ad oggi mai con­tes­tate)  e si impeg­na nel­la dife­sa del pae­sag­gio e del pat­ri­mo­nio artis­ti­co e cul­tur­ale di questo ter­ri­to­rio. Il Comi­ta­to è sem­pre più con­vin­to che la tutela e la val­oriz­zazione di queste com­po­nen­ti, insieme allo svilup­po di una agri­coltura di qual­ità e delle attiv­ità arti­gianali e tec­niche ad alta spe­cial­iz­zazione, rap­p­re­sen­ter­an­no il futuro per questi ter­ri­tori.
Ques­ta con­vinzione si è sem­pre scon­tra­ta con le scelte di Ammin­is­trazioni che almeno da ven­ti anni a ques­ta parte, han­no con­tin­u­a­to a favorire nei fat­ti le attiv­ità estrat­tive e immo­bil­iari a scapi­to di altre attiv­ità basate sul­la tutela del pae­sag­gio e dei suoi val­ori, sal­vo negli ulti­mi anni, ma solo a chi­ac­chiere, far credere di avere a cuore la tutela di questi beni comu­ni e del cen­tro anti­co di Campiglia.
È inutile qui rifare l’e­len­co dei prob­le­mi irrisolti o degli errori macro­scop­i­ci che han­no dis­trut­to par­ti sig­ni­fica­tive del ter­ri­to­rio, ma mai riconosciu­ti come tali e quin­di mai affrontati per cor­reg­ger­li.
Non ripar­lere­mo allo­ra del­lo scem­pio del­la Stazione e delle Lavoriere; non ripar­lere­mo delle aree indus­tri­ali ampli­ate pur in pre­sen­za di migli­a­ia di metri qua­drati di stan­zoni vuoti; non par­lere­mo dei prog­et­ti real­iz­za­ti o da real­iz­zare, mal ese­gui­ti e male uti­liz­za­ti o inuti­liz­z­abili; non par­lere­mo del degra­do del pat­ri­moni pub­bli­co del cen­tro anti­co e del­la sua insp­ie­ga­bile sot­touti­liz­zazione così come non ripar­lere­mo degli inter­ven­ti con­dot­ti dai pri­vati, in alcu­ni casi non solo sbagliati ma spes­so irrecu­per­abili, sui quali l’Am­min­is­trazione non si è mai mossa pre­ven­ti­va­mente.
È inutile par­larne par­ti­co­lareg­giata­mente vis­to che sul sito del Comi­ta­to tut­ti pos­sono trovare migli­a­ia di rifer­i­men­ti, centi­na­ia di arti­coli, let­tere e relazioni. In vista delle elezioni inter­es­sa invece met­tere in evi­den­za alcune linee di azione che il Comi­ta­to ritiene indis­pens­abili portare avan­ti per chi­unque inten­da andare oltre una polit­i­ca carat­ter­iz­za­ta da sig­ni­fica­tive ed evi­den­ti atten­zioni solo per alcu­ni set­tori pro­dut­tivi, da indif­feren­za per tutte le altre alter­na­tive eco­nomiche, da dis­in­ter­esse ver­so tut­ti i sug­ger­i­men­ti e pro­poste che non venis­sero da certe lob­bies, ma da chi­unque non la pen­sasse come l’at­tuale Sin­da­co e la sua Giun­ta.
È indis­pens­abile allo­ra mod­i­fi­care lo statu­to del Comune per ren­dere facile e non eludi­bile, con­trari­a­mente a quan­to avviene oggi , una infor­mazione degli atti del comune e dei prob­le­mi del ter­ri­to­rio, costante, cap­il­lare e di facile acces­so e com­pren­sione per ogni classe di età e liv­el­lo di sco­lar­iz­zazione; per ren­dere il prin­ci­pio del­la parte­ci­pazione dei cit­ta­di­ni vera­mente real­iz­z­abile attra­ver­so per­cor­si e incon­tri costan­ti, par­tendo dal­la coscien­za che la parte­ci­pazione non con­siste nel­l’in­gerire prog­et­ti pre­con­fezionati dalle forze politiche. La parte­ci­pazione fat­ta in maniera sig­ni­fica­ti­va, crit­i­ca e costrut­ti­va oltre a essere basa­ta su infor­mazioni com­plete e non pilotate, si impara prat­i­can­dola e non facen­do un per­cor­so parte­ci­pa­ti­vo una vol­ta ogni dieci o ven­ti anni. L’es­pe­rien­za di “Fac­ciamo cen­tro insieme” si è riv­e­la­ta un vero e pro­prio fal­li­men­to imputabile in parte ad una pes­si­ma orga­niz­zazione e a cri­teri cen­sori emer­si durante i lavori, ma anche per il totale dis­in­ter­esse dei cit­ta­di­ni ormai abit­uati solo a subire le deci­sioni prese da “esper­ti” politi­ci e tec­ni­ci. È indis­pens­abile mod­i­fi­care lo statu­to del Comune per pro­muo­vere e per­me­t­tere l’u­so del ref­er­en­dum per tut­ti i temi del­la vita civile del­la comu­nità, non escluse le scelte urban­is­tiche sul ter­ri­to­rio.
Un sec­on­do prin­ci­pio basi­lare per effet­tuare un cam­bi­a­men­to è quel­lo di tenere sem­pre aggior­nati e vali­di gli stru­men­ti del­la piani­fi­cazione urban­is­ti­ca. Non è accetta­bile che da qua­si cinque anni il Rego­la­men­to urban­is­ti­co del Comune sia scadu­to e che tut­ti gli inter­ven­ti sig­ni­fica­tivi siano sta­ti riman­dati allo stru­men­to delle Vari­anti. Così facen­do una Ammin­is­trazione non si prende la respon­s­abil­ità polit­i­ca e tec­ni­ca di for­mu­la­re un prog­et­to com­p­lessi­vo del ter­ri­to­rio, non riconosce pub­bli­ca­mente e affronta gli errori macro­scop­i­ci, per altro evi­den­ti fin dal­la approvazione del Rego­la­men­to urban­is­ti­co, si riduce ad una urban­is­ti­ca con­trat­ta­ta vol­ta per vol­ta sen­za ind­i­rizzi comu­ni, sen­za una idea com­p­lessi­va e che alla fine appare come “favore” solo per alcu­ni e colpev­ole inerzia rispet­to ad altre esi­gen­ze del ter­ri­to­rio. Nel­lo stes­so tem­po per portare un cam­bi­a­men­to reale è indis­pens­abile tornare ad un prog­et­to di co-piani­fi­cazione fini­to con l’es­pe­rien­za del Cir­con­dario mal­gra­do le false promesse delle Ammin­is­trazione dei Comu­ni del­la Val di Cor­nia. Tut­ti i sin­daci a suo tem­po si sono impeg­nati davan­ti ai cit­ta­di­ni ma di fat­to ogni Comune ha prefer­i­to e preferisce restare sul gradi­no del pro­prio uscio a fare gio­chet­ti con il ter­ri­to­rio, con il pae­sag­gio e con i beni comu­ni sen­za vol­ere inten­dere che i prob­le­mi si affrontano e si pos­sono risol­vere solo ad un liv­el­lo inter­co­mu­nale.
Un ter­zo prin­ci­pio da adottare è la totale mod­i­fi­ca degli stru­men­ti di inter­ven­to sul cen­tro anti­co. Sal­vo per alcu­ni mon­u­men­ti vin­co­lati, la Soprint­en­den­za non inter­viene sul Cen­tro stori­co la cui con­ser­vazione e tutela è deman­da­ta tut­ta al Comune. Di fat­to Campiglia si è dota­ta di norme e schede di stu­dio di tut­ti gli edi­fi­ci che si sono dimostrate car­en­ti, inutili e inca­paci a costrin­gere molti pro­pri­etari a eseguire inter­ven­ti cor­ret­ti dal pun­to di vista filo­logi­co del restau­ro. Se a questi si aggiunge un con­trol­lo inesistente e non spe­cial­is­ti­co del Comune su quan­to avviene nel cen­tro, non c’è da mer­av­igliar­si se si assiste a opere sbagli­ate e a volte dis­trut­tive e irrecu­per­abili. A questo va aggiun­to la evi­dente “igno­ran­za” di cri­teri di inter­ven­to che por­tano ad esem­pio il Comune a demolire una abitazione fatis­cente che, pur nel­la sua mod­es­tia, era parte inte­grante del tut­to. L’ig­no­ran­za, inte­sa come man­can­za di conoscen­za, è fonte del dis­in­ter­esse sul cen­tro stes­so e la con­seguente man­can­za di inves­ti­men­ti per il cor­ret­to recu­pero dei mon­u­men­ti cit­ta­di­ni. È dimostrazione di igno­ran­za non dare dis­po­sizioni cor­rette, pun­tu­ali e vin­colan­ti sulle modal­ità di inter­ven­to nel rifaci­men­to di par­ti­co­lari costrut­tivi, e/o nel­la demolizione per ragioni di sicurez­za di intonaci e decori e nel rifaci­men­to di fac­ciate. Le opere sono fat­te come inter­es­sa ai pro­pri­etari, dei quali sono evi­den­te­mente suc­cu­bi tec­ni­ci e imp­rese, in una otti­ca del solo risparmio affi­an­ca­ta dal­l’ig­no­ran­za dei pro­pri­etari stes­si in mate­ria di restau­ro dei loro beni e che non trovano, insieme ai tec­ni­ci e alle imp­rese, alcun sosteg­no col­lab­o­ra­ti­vo e educa­ti­vo da parte del Comune stes­so.
Altro prin­ci­pio che sta alla base di un cam­bi­a­men­to è la capac­ità di ges­tione del pat­ri­mo­nio pub­bli­co. Il fat­to che il Teatro dei Con­cor­di sia uti­liz­za­to per poche set­ti­mane l’an­no, il fat­to che l’ex cin­e­ma Man­nel­li veda solo qualche spo­rad­i­ca man­i­fes­tazione, il fat­to che la Roc­ca di Campiglia sia fat­ta vivere per cinque/sette giorni ogni anno e per il resto sia semi­ab­ban­do­na­ta e al buio, il fat­to che la Pieve di San Gio­van­ni sia uti­liz­za­ta per pochi con­cer­ti in un anno, sono tut­ti seg­nali di una com­ple­ta inca­pac­ità di gestire il pat­ri­mo­nio pub­bli­co e di non sapere creare una ricadu­ta pos­i­ti­va sul­l’e­cono­mia e la cul­tura del paese pur aven­do spe­so sol­di   pub­bli­ci  per il restau­ro e recu­pero degli edi­fi­ci. In questo quadro des­olante di inca­pac­ità “impren­di­to­ri­ale” va let­to il dis­in­ter­esse per il futuro del Museo Con­tadi­no di Ven­tu­ri­na Terme, il sot­touti­liz­zo del­l’enorme e cos­toso com­p­lesso del­la Fiera di Ven­tu­ri­na, la man­ca­ta pro­mozione alla attiv­ità e mostra min­er­alog­i­ca, la man­can­za di con­tribu­ti alla Collezione Guarnieri, la man­can­za di pro­mozione del Museo di Arte Sacra, la man­can­za di pub­bli­ciz­zazione del Cen­tro di Campiglia nelle stesse strut­ture ter­mali a Ven­tu­ri­na o nel­lo stes­so par­co di San Sil­ve­stro che è parte inte­grante del ter­ri­to­rio comu­nale.
Undi­ci anni di attiv­ità del Comi­ta­to allo­ra por­tano a con­clud­ere il dis­cor­so sot­to­lin­e­an­do che per arrivare ad un cam­bi­a­men­to, si trat­ta sì di appro­fondire prob­le­mi e prog­et­ti speci­fi­ci, ma innanzi tut­to è indis­pens­abile met­tere a pun­to una polit­i­ca che por­ti a cam­biare gli stru­men­ti stes­si del­la polit­i­ca e del­la ges­tione.

Comi­ta­to per Campiglia — architet­to Alber­to Pri­mi

 

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