Comuni in RiMateria: tutti sparpagliati
PIOMBINO 5 agosto 2016 — Tanti sono gli impegni pubblici del Partito democratico e dei Comuni da esso diretti a realizzare l’Unione dei Comuni, e da qualche tempo anche ad ampliarla dalla sola Val di Cornia alla Bassa Val di Cecina, tante sono le decisioni in direzione contraria che vengono prese. Contraria vuol dire che proprio quando occorrerebbe la più ferma unità perché si assumono decisioni di importanza strategica gli atteggiamenti sono proprio diversi. Una cosa è dire una cosa è fare.
Ne è un esempio il passaggio da Asiu a RiMateria, recentemente oggetto di decisioni dei Comuni, su cui, anche a prescindere dall’atteggiamento assunto dal Comune di Suvereto notoriamente non a direzione Pd, le opinioni degli altri Comuni o sono opposte o anche quando sono simili non sono coincidenti.
Il tema è la vendita della partecipazione detenuta dalla società Asiu in RiMateria, pari al 60% del capitale sociale, ma sopratutto la decisione o meno da parte dei Comuni di mantenere una partecipazione diretta in RiMAteria cioè in un società che svolgerà attività di mercato nella “filiera del riciclo, delle bonifiche e dello smaltimento in condizioni di sicurezza di ciò che viene esitato dalle attività produttive”.
Considerare o meno di specifico interesse istituzionale per il governo territoriale dei flussi di materia mantenere una partecipazione diretta in RiMAteria (un’azienda che opererà nel mercato) o no è una evidente scelta strategica.
Attualmente sono azionisti di Asiu, che scomparirà dentro RiMateria,
- il Comune di Piombino per il 61,80%,
- il Comune di Campiglia per il 20,64%
- il Comune di San Vincenzo per il 8,64%
- il Comune di Castagneto Carducci, per l’ 8,72%
- il Comune di Suvereto per lo 0,12%
- il Comune di Sassetta per l’ 0,08%.
E dopo, in RiMateria, chi rimarrà tra gli azionisti pubblici?
I Comuni di Piombino, Campiglia e San Vincenzo hanno deciso di aderire affermando che la gestione dei rifiuti speciali costituisce attività di pubblico interesse tale da collimare con le proprie competenze istituzionali. È proprio una questione strategica dato che, si legge nella deliberazione del Comune di Piombino. “dalla integrazione fra le strategie pubbliche di governo del territorio e la migliore imprenditoria di settore, si generano tutti i sani processi di sviluppo sostenibile nelle sue declinazioni economiche, sociali e territoriali”.
Il Comune di Castagneto invece ha deciso di non aderire per il motivo opposto ed esattamente perché, “oltre a non avere le risorse per contribuire ad una politica di ricapitalizzazione societaria, non ritiene opportuno di aderirvi in quanto non strettamente corrispondente ai propri obiettivi istituzionali”.
Il Comune di Sassetta ha deliberato di dismettere la propria partecipazione diretta in ASIU S.p.a. ed indiretta in RiMateria perché, oltre a non avere le risorse per contribuire ad una politica di ricapitalizzazione societaria, non ritiene la sua partecipazione in RiMateria strettamente corrispondente ai propri obiettivi istituzionali.
Stesso ragionamento ha fatto il Comune di Suvereto.
Dunque visioni diverse, se non opposte. Generate in parte dal timore di dover partecipare ad una ricapitalizzazione della società in presenza di un debito pregresso di 20 milioni di euro, in parte dal fatto che non ci sia affatto coincidenza tra interesse pubblico e compiti istituzionali propri dei Comuni in un’attività di mercato.
Ma la storia non finisce qui.
È interessante, politicamente interessante, sottolineare una differenza tra la deliberazione del Comune di Piombino e le deliberazioni di Campiglia e San Vincenzo.
La prima ad un certo punto afferma che “gli scarti in questione (sono gli scarti della produzione di acciaio da ciclo integrale a Piombino, ndr) possono sostituire, in tutto o in parte, i materiali di cava estratti nei Comuni di Campiglia Marittima e S.Vincenzo e destinati alle realizzazione delle importanti opere infrastrutturali del territorio” e dunque recupera un concetto già presente all’inizio della ideazione dell’ impianto Tap ma abbandonato per lunghi anni dallo stesso Comune.
Nelle deliberazioni di Campiglia e San Vincenzo questo passo scompare: è prova evidente che il problema del contenimento delle attività delle cave non è un loro obbiettivo, anche se questo cozza, come è noto, con la politica che gli stessi Comuni vogliono far attuare a RiMateria.
Non è cosa da poco; non è un’appendice che ci può essere o non ci può non essere.
È evidente che non c’è condivisione tra i Comuni (questi sono tutti governati dal Partito democratico) sulle politiche da portare avanti su un pezzo importante delle politiche di risanamento e sviluppo del territorio (lo dicono ampollosamente ad ogni piè sospinto loro stessi, proprio i sindaci del Pd).
Parlare di economia circolare, recupero dei rifiuti speciali e addirittura di nuovo modello di sviluppo è, in queste condizioni, pura retorica e perdita di tempo.
Anche parlare di Unione dei Comuni è, in queste condizioni, pura retorica e perdita di tempo.