Concordia, il relitto da smaltire riempie i giornali
PIOMBINO 18 aprile 2014 — L’audizione in Commissione ambiente alla Camera del Commissario per l’emergenza Concordia, il prefetto Franco Gabrielli, ha suscitato le più diverse reazioni e la stampa nazionale e locale se ne è fatta interprete. Sono pochi i quotidiani, le agenzie, le tv e i siti delle news on line che hanno trascurato la notizia. Di fatto Gabrielli ha dato le prime indicazioni sulla destinazione del relitto, un argomento che da mesi vede impegnati enti ed amministratori delle più diverse regioni italiane e anche aziende e porti stranieri. Dalle parole di Gabrielli sono scaturire valutazioni differenti di cui vogliano dar conto. Non essendo ancora definita la scelta finale (lo sarà, secondo quanto assicurato dallo stesso Gabrielli e dall’armatore, nei primi giorni di maggio) restano in campo alcune opzioni ovvero i porti italiani di Genova, Piombino e in qualche minima misura anche di Civitavecchia e lo scalo turco di Nemrut Bay ad Aliaga nei pressi di Smirne. Come abbiamo riferito, proprio i turchi hanno offerto il miglior preventivo: 40 milioni di dollari per smaltire il relitto comprese le spese di noleggio del Vanguard, la nave semisommergibile assolutamente necessaria per trasferire il relitto fino in Turchia (poco meno mille miglia dal Giglio che la nave semi sommergibile percorrerebbe in circa cinque giorni). Per la cronaca il costo del noleggio del Vanguard è stato indicato fino ad oggi in 30 milioni di dollari. Secondo le indicazione dei dirigenti di Costa la disponibilità della nave, unica al mondo, fabbricata un anno fa nei cantieri Hyundai in Corea del sud, esisterebbe anche nel caso in cui i lavori ritardassero al Giglio fino a settembre.
Piombino, secondo quando ha precisato anche il Governatore Rossi, avrebbe offerto 80 milioni, Genova 110 e Civitavecchia 200, che il prefetto Gabrielli ha definito “una somma esorbitante e fuori mercato”. Nei tre porti italiani la Concordia verrebbe trasportata al traino di rimorchiatori senza l’ausilio del Vanguard. La massima velocità di navigazione al traino è stata indicata, per ragioni di sicurezza, nel massimo di 1,8 miglia all’ora. Per cui, nella migliore delle ipotesi, per percorrere le 38 miglia che separano il Giglio da Piombino, occorrerebbero poco più di 21 ore; per giungere a Genova (150 miglia di distanza) la Concordia al traino impiegherebbe invece poco più di 83 ore, cioè 3 giorni e mezzo considerata anche una non agevolissima navigazione notturna. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, in una sua recente nota, ha parlato di 5 ore per arrivare dal Giglio a Piombino con il traino e di 5 giorni per giungere invece fino a Genova. Dal momento che la matematica non è un’opinione, ci permettiamo di rilevare che il Governatore ha sbagliato.
La decisione finale sulla destinazione del relitto, secondo quanto ha assicurato il Ministro dell’ambiente Gianluca Galletti spetterà all’armatore cioè, in ultima analisi, agli americani della Carnival proprietari di Costa crociere. Le spese anche per il trasferimento saranno invece a carico delle assicurazioni che, secondo quanto è stato reso noto, hanno finora già dovuto sborsare, in conseguenza dei danni procurati dal naufragio, un miliardo e cento milioni di dollari. Se passerà, come è molto probabile, il concetto che la nave sia ormai un rifiuto (tesi sostenuta dal Governo, dalla Regione, e dagli enti locali e accolta invece con scetticismo dai tecnici di Costa) spetterà alla Provincia di Grosseto, delegata dalla Regione Toscana, il compito di rilasciare le dovute autorizzazioni legate al rispetto, da parte dell’armatore, dei criteri di legge per la salvaguardia ambientale. Autorizzazioni che ovviamente non hanno nulla a che fare con la decisione sul porto di destinazione del relitto. La possibilità di ottenere l’ok all’uso assai più rischioso dei rimorchiatori, spiana la strada burocratica all’eventuale autorizzazione ad utilizzare il più sicuro e tecnologicamente avanzato Vanguard.
Di tutti questi temi si sono a lungo occupati i media nella giornata di oggi. Di seguito presentiamo una nostra rassegna stampa.
Il Corriere della sera titola: “GIGLIO – Gabrielli: se accade non è uno scandalo/ Il relitto della Concordia potrebbe andare a Smirne: chiede solo 40 milioni”. Il giornale si limita ad un articolo a pagina 23 nel quale fa solo il resoconto dell’audizione del prefetto aggiungendo una smentita di Palermo circa l’affermazione che il porto siciliano si sarebbe ritirato dalla gara per aggiudicarsi il relitto. Anche nell’edizione fiorentina del Corriere la vicenda viene ripresa in un articolo di Alfredo Faetti nel quale viene dato conto della audizione del prefetto Gabrielli in commissione parlamentare e, riguardo a Piombino vengono, tra l’altro riportate le dichiarazioni del Governatore Rossi, da sempre fautore della candidatura del porto della Val di Cornia, del vice ministro alle infrastrutture Riccardo Nencini anche lui tra gli sponsor piombinesi, e del presidente della commissione ambiente al Senato Giuseppe Marinello il quale così si esprime: “Mi meraviglio che alcuni soggetti politici abbiano creato aspettative diverse sulle strutture portuali di Piombino: non potevaNO essere adeguate allo smaltimento in tempi ristretti. Nel mar Tirreno ci sono grandi cantieri ma Piombino non lo è”.
La Stampa di Torino torna ad occuparsi della vicenda con Teodoro Chiarelli che il 28 marzo scorso aveva già anticipato in dettaglio il piano di Genova per lo smaltimento della nave. Questa volta il titolo è: “Concordia vince l’ipotesi Genova / Gabrielli: “Per lo smaltimento Turchia più conveniente”. Ma Costa avrebbe già deciso”. Il giornale scrive che “La demolizione della Concordia si avvicina sempre più a Genova” e ritiene che le dichiarazioni di Gabrielli siano “un’ipotesi di scuola”. Bocciata Piombino (“Non sarà pronta con i dragaggi e le infrastrutture prima dell’autunno”, Chiarelli liquida anche Aliaga (“Si sa infatti che le demolizioni in Turchia sostano meno anche perché sono un esempio di rispetto dell’ambiente e di tutela dei lavoratori. Un nuovo scandalo o un incidente su questo fronte sarebbe devastante per l’immagine di Costa crociere”).
La conclusione dell’articolo è perentoria: “Dunque alla fine non rimane che Genova, dove i cantieri Mariotti e San Giorgio, con il supporto dell’Autorità portuale, hanno ormai predisposto nei minimi dettagli un piano operativo, che recepisce indicazioni e osservazioni fatte dai tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Costa, riferiscono fonti della partita, avrebbe già dato il proprio ok”.
Qn si è affidato a Cristina Rufini che firma, sui giornali di riferimento del gruppo (La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno) un articolo dal titolo “Doccia fredda sui porti italiani, la Concordia finirà in Turchia” / Gabrielli: “A Smirne risparmieremo per la demolizione”. Ma è polemica.
Nel pezzo vengono riportate le affermazioni di Gabrielli, del ministro Galletti ed anche quelle del Governatore Rossi per il quale “La nave deve essere rimossa il prima possibile e smantellata in Italia. A Piombino se il porto sarà pronto”.
Nella cronache locali della Nazione di Grosseto e Livorno vengono in particolare firmati articoli per spiegare il significato delle affermazioni di Gabrielli di fronte alle diverse ipotesi sui porti di smaltimento della Concordia.
Il Messaggero punta sui risparmi e in un articolo, a pagina 15, titola: “Concordia più conveniente smantellarla in Turchia” / Protezione civile, la provocazione di Gabrielli “Fuori mercato le richieste dei porti italiani”.
Nel testo si legge un passo dell’audizione di Gabrielli in Commissione ambiente: “È vero che il prezzo lo deve pagare la Costa, che è sempre una società privata, che può andare a gambe all’aria”. E ancora: “Oggi ci scandalizziamo sulla Turchia ma è lì che mandiamo le nostre navi militari. Da 25 anni in Italia non facciamo smantellamento di navi, le nostre navi militari le portiamo in Turchia”. Come contrappasso il giornale romano riporta una dichiarazione del ministro dell’ambiente, Gianluca Galletti: “La Concordia deve essere smantellata in Italia. Dalla tragedia, avvenuta nei nostri mari con danni ambientali e vittime, devono esserci opportunità economiche per il nostro Paese”.
Il sole 24 ore ha dedicato alla Concordia due articoli ed un breve commento. I servizi, a pagina 9, sono dedicati alla audizione di Gabrielli ed alle caratteristiche del porto turco di Aliga. Il pezzo “portante”. a firma di Jacopo Giliberto, ha per titolo “Gabrielli in audizione alla Camera — più bassa la richiesta turca, 40 milioni di dollari contro i 110 chiesti da Genova / Concordia, due cantieri in corsa / Galletti: in Italia il disarmo della nave, abbiamo partito la disgrazia, ora posti di lavoro”.
Nel testo si legge tra l’altro: ” Sono sopravvissute pochissime della trentina di candidature presentate da mezzo mondo alla Costa Crociere (gruppo Carnival) per l’opera milionaria di disarmo della nave. Piombino — il candidato naturale allo smantellamento, con costi sugli 80 milioni — prima dell’autunno non sarà pronto ad accogliere il relitto immenso. La candidatura di Palermo si è dissolta (ma ieri hanno tuonato a difesa della sicilianità del disarmo il sindaco Leoluca Orlando e il senatore Giuseppe Marinello). Civitavecchia ha presentato una prima offerta salatissima nell’ordine dei 200 milioni («Fuori mercato», osserva Gabrielli), per poi proporre un costo più sobrio sui 120 milioni. Il porto turco ha i costi di gran lunga più succinti, ma a questi si dovrà aggiungere la colossale piattaforma navigante Vanguard, che la Dockwise noleggerà alla Costa Crociere da settembre per una cifra vicina a un milione al dì”.
Nel secondo articolo di Vittorio De Rold si parla del sito turco (titolo “Alyaga, il sito turco in forte espansione”) per il quale il giornale della Confindustria scrive: “Il porto turco dove dovrebbe essere demolita la Costa Concordia dovrebbe essere, salvo sorprese, quello di Alyaga, a un’ora da Smirne, lo stesso dove venne smantellata la “Love boat”, la famosa nave da crociera “Pacific Princess” della fortunata serie televisiva americana degli anni ’70 e ’80, una nave che faceva la spola da Acapulco e altre amene località turistiche. Al di là di questo episodio di colore in Turchia c’è una realtà cantieristica di tutto rispetto: grazie a costi del personale competitivi, maestranze qualificate e una legislazione ambientale meno severa di quella europea, Ankara è stata capace di attrarre numerose commesse tra cui la demolizione, anche di navi militari — da mezzo mondo. L’area turca di Alyaga (probabile candidato alla demolizione per la Costa Concordia) è però secondo un recente report di Greenpeace sospettata di usare la pratica dello spiaggiamento, una forma di demolizione vietata dal Regolamento Ue 1257/2013, anche se nel caso della Costa Concordia, che non ha propulsore ma dovrebbe essere trasportata dalla superchiatta Vanguard, non si vede come possa essere “spiaggiata”. La Costa Concordia è un boccone appetibile perché con un dislocamento di 45 mila tonnellate ha una massa di acciaio recuperabile stimato tra il 44 ed il 58 per cento”.
Il terzo articolo del “Sole” è un breve commento dal titolo “Il disarmo della Costa sia momento di riscatto”. Nella parte principale si legge: “Chi ci governa deve far vedere al mondo che l’Italia non manda in giro per il Mediterraneo un gigantesco rifiuto pericoloso, che il Paese non spreca l’esperienza dell’efficace coordinamento del commissario all’emergenza Franco Gabrielli; deve far vedere che i tecnici italiani sono i migliori del mondo, che l’Italia ha ancora le conoscenze e le capacità di risolvere i problemi. I danni devono essere risarciti, e visto che i costi economici dell’operazione Concordia sono a carico dei Lloyds, il modo giusto di risarcire è dare all’Italia il lavoro di smantellamento”.
Il Tirrreno presenta un articolo di Francesca Gori nelle pagine regionali. Il titolo è “La Concordia in Turchia, decisione presa a Londra”. La giornale fornisce importi in euro per le offerte dei vari candidati rispetto quelli in dollari indicati da Gabrielli per la Turchia e da molti altri quotidiani per Piombino e Genova. Solo una curiosità dal momento che la sostanza non cambia. Il Tirreno tira in ballo anche Londra, intendendo riferirsi alle assicurazioni che avrebbero scelto “l’ipotesi meno costosa”. Il giornale livornese affronta l’argomento Concordia anche nelle cronache locali. In Piombino Alessandro De Gregorio intervista tra l’altro il commissario all’Autorità portuale, Luciano Guerrieri che non ha proprio gradito le esternazioni di Gabrielli: ” «Io vorrei capire — riporta il Tirreno — come si permette il capo della protezione civile di andare oltre il proprio ruolo che cessa con il rigalleggiamento. E vorrei capire per quale motivo deve dare informazioni sbagliate. Piombino non ha un bacino? Presumo che si riferisca a quello di carenaggio. Ma lo avrà come secondo step dei lavori di ampliamento che prevedono non solo lo smantellamento ma anche la manutenzione e il refitting. Neanche in Turchia c’è un bacino del genere. E neanche a Genova, dove si prevedono due movimentazioni: alleggerire il relitto a Voltri e trasferirlo da un’altra parte, in un bacino che non ha le dimensioni della Concordia. Non è la prima volta che Gabrielli sbaglia…».
Il giornale di Venezia titola “La Concordia verso la Turchia”. Nel testo, oltre al resoconto dell’audizione di Gabrielli, si dà conto di una dichiarazione del sindaco dell’Isola del Giglio, Sergio Ortelli: “Tutta questa grande incertezza che regna sui tempi, sulle modalità di rimozione e sul porto di destinazione non fa altro che aggiungere ulteriori danni agli evidenti danni già riscontrati”. Perché, aggiungono i cronisti del giornale veneto, “senza una metà finale la Concordia non si muoverà dal Giglio”.
Il giornale del direttore Luca Landò ci va giù discretamente pesante. L’articolo di pagina 14, a firma Vincenzo Ricciarelli, ha per titolo: “L’Italia resta a bocca asciutta Concordia verso la Turchia?”. Nell’attacco del pezzo di Ricciarelli scrive: “La “guerra dei porti” italiana rischia di finire con una vittoria straniera e la rimozione del relitto della Costa Concordia prendere la via della Turchia”. Sulle candidature italiane il giornale spende le parole di Gabrielli: “Piombino non ha il bacino e Genova ha il rischio del traino” per la distanza dal Giglio.
Anche il giornale di Maurizio Belpietro vede la Turchia in pole position. L’articolo firmato da Rita Cavallaro (pagina 18) ha per titolo “La Turchia ci soffia la demolizione della Concordia”. Dopo aver sottolineato la migliore offerta turca e la debolezza della candidatura di Piombino (“Non ha il bacino”), la giornalista rileva che “è pur vero, però, che la questione economica non basta. Nella decisione peseranno anche i rischi ambientali del trasporto con il Vanguard, la grande chiatta che dovrebbe trasportare la Concordia dal Giglio alla Turchia. Resta quindi aperta la speranza per la filiera italiana”.
La Repubblica sceglie di confinare la notizia nella sua edizione fiorentina. Un richiamo della pagina vetrina dal titolo “Concordia, Gabrielli spiazza tutti “Smaltirla in Turchia costa meno”, rimanda a due articoli interni di Michele Bocci. Il primo dal titolo “Gabrielli gela Piombino “L’offerta della Turchia è quella più economica” mette a confronto le affermazioni del prefettoi, che fanno ipotizzare una possibile scelta estera, con le contrarietà del ministro Galletti, del presidente della commissione ambiente della Camera Ermete Realacci, dell’ex ministro Corrado Clini e di alcune associazioni ambientaliste favorevoli alla soluzione italiana. Il secondo articolo di Bocci è dedicato alle reazioni. Ne fa fede il titolo che recita “La partita non è chiusa se tutto slitta a settembre il nostro scalo sarà pronto”. L’affermazione virgolettata può essere sottoscritta da almeno due degli intervistati, il commissario dell’autorità portuale di Piombino Luciano Guerrieri ed il governatore Enrico Rossi. Il sindaco del Giglio Ortelli si sofferma invece sull’esigenza di avere certezze sui modi e sui tempi per la rimozione del relitto.
Il giornale genovese non lesina spazio alla vicenda. Inizia infatti con un commento in prima pagina di Samuele Cafasso. Il titolo dice già tutto “Ecco perché la Costa Concordia va demolita a Genova”. Partendo dalla netta convinzione che il relitto deve essere smaltito in Italia, il giornalista scrive che “Genova è in questo quadro, lo scalo che finora ha fornito migliori garanzie: costi più contenuti di Civitavecchia, strutture già pronte, al contrario di Piombino, un raggruppamento imprenditoriale che, diversamente dalla Fincantieri di Palermo, è determinato ad ottenere la commessa. La proposta genovese è anche — almeno sulla carta, ma è chiaro che gli impegni andranno verificati passo dopo passo — una di quelle più tutelanti dal punto di vista ambientale”. Cafasso chiuso indirizzandosi all’armatore: “Quest’ultimo soprattutto — che è di proprietà americana ma ha sede in Italia ed issa la bandiera tricolore sulle navi — deve avere ben chiaro quale valore ha non fuggire via ora dal Paese per mettere termine, nel migliore dei modi possibili, a una storia tragica per lo shipping tricolore”.
In secondo articolo il Secolo XIX fa il riassunto dell’audizione di Gabrielli e conclude con una rassicurazione “ambientale” del sindaco genovese Marco Doria: “Dal punto di vista ambientale la soluzione di Genova è assolutamente adeguata e la città, il suo porto e le sue aziende sono pronte a svolgere nel modo migliore il lavoro di demolizione”.
Infine in un terzo articolo dal titolo “Concordia il piano di Genova in 3 mosse”, il giornale ligure descrive le operazioni previste per lo smaltimento genovese del relitto. Si indicano in particolare due mesi di sosta nello spazio di levante della diga di Voltri dove la Concordia sarà alleggerita per consentirle di emergere quel tanto che basta per farle raggiungere l’ex superbacino per le riparazioni navali nell’area industriale di Levante. E qui verranno effettuati lavori di bonifica dei rifiuti pericolosi contenuti nel ventre della nave per arrivare poi alla selezione ed al trasporto nei siti di stoccaggio. E questo, a causa della viabilità cittadina, secondo il giornale “sarebbe un aspetto molto delicato”.
Il giornale napoletano dà spazio ad un notizia che gli altri riferiscono senza particolare approfondimento. Il senso è già tutto nel titolo. “Concordia, scoppia il caso rimozione. Gabrielli: “Il porto di Palermo non la vuole” ma l’autorità portuale smentisce”. Nel corpo del servizio si dà conto della diatriba: l’affermazione di Gabrielli, la smentita dei siciliani che si dicono pronti ad accogliere il relitto e, a ruota, la conferma della Protezione civile che scrive: “Non si può che affermare quanto riferito dal prefetto Gabrielli nel corso dell’audizione alla Commissione ambiente della Camera nella mattinata odierna. Come può l’Autorità portuale con una tale sicumera dire che un funzionario dello Stato — Commissario delegato del Governo per la gestione dell’emergenza Concordia — vada di fronte al Parlamento mentendo?”. Dallo staff di Gabrielli giunge anche una spiegazione: “la società candidata che aveva indicato come luogo di smantellamento della Concordia l’area del proprio cantiere interno al porto di Palermo, dopo la prima selezione ha ritirato la propria candidatura poiché tali aree — e in particolare il bacino — non sarebbero state disponibili perché impegnate in altre attività con altre commesse. Questi sono i fatti, non illazioni, in attesa delle doverose scuse».