Concordia, la decisione slitta di 10 giorni
PIOMBINO 9 giugno 2014 - Chissà se entro la fine di giugno finirà la bagarre che si protrae da mesi. Per allora è infatti previsto il pronunciamento definitivo sul progetto della Costa per trasferire e smaltire il relitto della Concordia nel porto di Genova. La cosa è auspicabile perché un po’ di chiarezza a questo punto è davvero necessaria. Negli ultimi due anni se ne sono sentite di tutti i colori. Ora finalmente siamo alla porta con i sassi. Oggi a Roma, nella sede della Protezione civile, si è tenuta l’annunciata riunione della Conferenza dei servizi per esaminare il progetto presentato dalla Costa Crociera, un voluminoso documento di cui nel corso di questo articolo cerchiamo di dare un sunto. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di Provincia di Grosseto, Comune di isola del Giglio, Regione Toscana, Arpat, Azienda sanitaria di Grosseto, Comune e Provincia di Genova, Regione Liguria, Arpal, Autorità portuale di Genova, Ministeri dell’interno, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle infrastrutture e dei trasporti, della salute e dei beni e delle attività culturali, Ispra, Istituto superiore di sanità, Agenzia delle dogane. All’odine del giorno dei lavori era stata inserita la discussione del progetto che la stessa Conferenza dei servizi avrebbe dovuto approvare, secondo le indicazioni governative, entro il 16 giugno. Il numero delle integrazioni proposte e la necessità di avere ulteriore tempo per esaminare il piano dell’armatore, ha indotto il prefetto Franco Gabrielli a chiedere all’esecutivo una proroga di dieci giorni sulla scadenza già indicata. Di fatto, se la richiesta verrà accolta com’è pressoché scontato, si ripropone un nuovo calendario dei lavori della Conferenza che tornerà a riunirsi il 16 per un ulteriore esame del progetto per poi procedere all’approvazione il 26 giugno. Ai risultati di oggi si è giunti attraverso un dibattito lungo e pieno di polemiche che sono cresciute con l’approssimarsi dei giorni in cui una decisione finale dovrà essere adottata.
La fine del Vanguard e la scelta del traino verso Genova
Al solito partiamo dai fatti. Qualche settimana fa, soprattutto per iniziativa del ministro dell’ambiente Gianluca Galletti si è appresa della volontà dell’armatore di utilizzare il Vanguard per un eventuale trasferimento all’estero del relitto, cosa possibile solo con l’ausilio del chiattone semisommergibile. La reazione è stata decisa e, da parte del governo, orientata ad ottenere la demolizione della nave in un porto italiano. Qualche giorno dopo l’ipotesi Vanguard è caduta e la Costa ha annunciato la volontà di utilizzare il traino con i rimorchiatori per ricoverare la Concordia nel porto di Genova. Ovvero in un porto italiano come indicato dal governo. Non è dato a sapere quanto abbia contato la posizione dell’esecutivo nella rinuncia al chiattone o quanto invece abbiano pesato le difficoltà tecniche legate all’impossibilità della nave olandese di sollevate oltre le 120mila tonnellate (la Concordia stazza 114mila tonnellate che oggi aumentano di molto a causa del peso dei cassoni per il galleggiamento e dell’acqua ancora contenuta nello scafo). Fatto è che la volontà del governo comunque è stata soddisfatta.
La ribellione dei “toscani” orientati su Piombino
Non è stata soddisfatta invece quella forte corrente di pensiero che da sempre punta alla demolizione del relitto nel porto di Piombino. Il governatore Enrico Rossi, l’ex sindaco Gianni Anselmi, il sottosegretario Silvia Velo, l’onorevole Andrea Manciulli, il nuovo sindaco Massimo Giuliani, il consigliere regionale Matteo Tortolini, il segretario della federazione Pd di Piombino e dell’Elba, Valerio Fabiani, il sindacalista Mirko Lami, il presidente della provincia di Grosseto Leonardo Marras ed altri ancora non hanno fatto mancare la loro voce di protesta spesso con toni molto forti. Si è arrivati così alla manifestazione di venerdì 6 giugno sulla banchina del porto di Piombino. Gli interventi, in primis quello del governatore, sono stati assolutamente decisi. Rossi, per esempio, ha inviato al governo un “messaggio forte e chiaro” perché “non faccia inchini alla Costa Crociere” che comunque non “credo — ha detto il presidente — si voglia sputtanare in questa maniera”. Venerdì 6 giugno il capo della giunta regionale aveva già avuto modo di esaminare “La relazione ambientale relativa al progetto di trasferimento del relitto della nave costa Concordia al porto di Genova” e la contestuale comunicazione sulle “Considerazioni in merito alla scelta dei progetti di trasferimento di riciclaggio del relitto di Costa Concordia”, due documenti datati 25 maggio e resi pubblici dalla grande stampa il 7 giugno. Così Rossi ha potuto addirittura affermare, nel suo intervento alla manifestazione, che “se alla riunione di lunedì 9 giugno (ndr: quella di oggi) sarà presente il presidente dell’autorità portuale di Genova e non quello di Piombino” lui si alzerà e se ne andrà. Di fatto però il governatore deve aver successivamente ripensato ai suoi propositi.
Lo scontro tra il governatore Rossi e il prefetto Gabrielli
Le prese di posizioni di Rossi e di altri hanno prodotto la reazione del Commissario all’emergenza Concordia, Franco Gabrielli che, in una nota apparsa sul sito della Protezione civile, ha così replicato ribandendo il dovere di mantenere la necessaria serenità per affrontare, in Conferenza dei servizi, la fase di valutazione del progetto presentato da Costa Crociere: “Sono settimane che, a mezzo stampa, stanno uscendo dichiarazioni, prese di posizioni, contenuti di documenti che sono al vaglio dei membri dell’Osservatorio e di tutte le amministrazioni pubbliche convocate alla Conferenza dei Servizi e chiamate a esprimersi, ognuna per il proprio ambito di competenza, sul rilascio delle autorizzazioni e dei nulla-osta necessari a normativa vigente. In tale contesto, appare difficile attribuire a un soggetto piuttosto che a un altro la superficialità o il poco rispetto delle più elementari regole di correttezza. Comunque, come ormai noto, lunedì 9 tutte le amministrazioni competenti avranno modo di portare sul tavolo istituzionale della Conferenza dei Servizi i rilievi e le richieste di approfondimento che riterranno necessari, tenendo presente l’interesse generale di portare lontano dal Giglio la Concordia al più presto e nella massima sicurezza, ambientale e lavorativa, possibile. Si ribadisce infine che, contrariamente a quanto si tende ad accreditare, l’Osservatorio è una struttura di consulenza del Commissario, dallo stesso nominata con apposito decreto, e nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di parlare in sua vece, lasciando invece che si esprima nelle sedi competenti con la serietà e la professionalità fino a oggi dimostrate”. La nota del prefetto non è piaciuta a Rossi che dal canto suo ha voluto ribadire: “Caro Gabrielli la nostra è solo legittima difesa. Stupisce che lo stesso richiamo che rivolgi all’Osservatorio tu non l’abbia rivolto a Costa Crociere che, senza avere i permessi pubblici necessari, interviene pubblicamente dando per scontato una soluzione che nessuno ha deciso. Chi ha conferito tanta sicurezza a Costa Crociere? Noi no. E allora chi altro? Sarà bene che un pronunciamento del governo riporti tutti ai nastri di partenza e consenta una valutazione oggettiva. Basta con gli inchini a Costa Crociere”. Ne è nato uno vero scontro con una successiva risposta di Gabrielli: “Nessuno fa inchini: il Commissario e l’intera struttura commissariale da ormai due anni e mezzo lavorano sempre e solo nel solco di quanto, di volta in volta, stabilisce il Governo di questo Paese. Governo che il 16 maggio scorso, con una delibera, ha indicato le modalità da seguire non per scegliere un progetto per lo smaltimento della Concordia, ma per valutare, in base alla normativa vigente, se il progetto presentato dal privato è fattibile e autorizzabile. Se il presidente della Regione Toscana, nelle sue pesanti dichiarazioni con le quali si mette in dubbio il rigore del comportamento del Commissario Franco Gabrielli si riferisce alla nota stampa di sabato della struttura commissariale — si legge nel comunicato — si precisa che non c’è stato rimprovero nei confronti dell’Osservatorio (al quale si sono riconosciute, ancora una volta, serietà e professionalità) ma un richiamo a chi si era arrogato il diritto di parlare per suo conto. Si ricorda, inoltre, allo stesso Presidente Rossi che l’Osservatorio è una struttura di consulenza del Commissario per la gestione dell’emergenza, Commissario delegato del Governo e non della Regione Toscana. Il fatto che l’Osservatorio sia presieduto da un rappresentante della Regione fu un atto di sensibilità istituzionale dell’allora Governo su proposta del Commissario. Al contrario se le sue dichiarazioni a mezzo stampa si riferiscono alla nota interna che il Commissario ha inviato ieri all’Osservatorio, per chiedere conto delle uscite mediatiche prima ancora che istituzionali, si informa il presidente che il 30 maggio, allorquando su una testata nazionale uscirono informazioni e indiscrezioni sul contratto, una nota ancora più dura venne inviata alla società Costa Crociere. Dunque nessuno fa inchini. Vorrei rivolgere ancora una volta un appello a comportamenti più responsabili da parte di tutti, cominciando con il bandire linguaggi allusivi e poco rispettosi delle Istituzioni, di cui peraltro si chiederà conto nei modi opportuni al fine di tutelare la propria rispettabilità e onorabilità, nonché un invito a far valere le proprie ragioni nelle sedi competenti”.
Il progetto per trasportare la Concordia a Genova
Vediamo cosa dice “La relazione ambientale relativa al progetto di trasferimento del relitto della nave costa Concordia al porto di Genova” che Costa Crociere ha prodotto e che tanto clamore ha suscitato. Il documento si compone di 228 pagine le prime 83 delle quali sono dedicate alle scelte effettuate per il trasporto del relitto a Genova, mentre le altre contengono una serie di allegati, uno dei quali, prodotto dalla Regione Liguria e riguardante un polo genovese per il riciclaggio e la demolizione delle navi nel porto di Genova, è chiaramente di grande interesse anche per Piombino.
Il confronto tra Piombino, Genova e Civitavecchia
In quattro pagine, all’inizio della relazione, viene riportata una sintesi della valutazione complessiva tra i progetti indicati dai tre porti che è stata sviluppata nei particolari dalla comunicazione inviata da Costa alla Conferenza dei servizi e che ha per titolo: “Considerazioni in merito alla scelta dei progetti di trasferimento e riciclaggio del relitto della Costa Concordia”. In queste quattro pagine si puntualizza che la valutazione obbedisce a tre criteri: “certezza” dell’esito, “rispetto dell’ambiente” e “convenienza economica”. Il progetto di ciascun porto viene analizzato secondo diversi parametri come si evince dalla copia delle quattro pagine che alleghiamo qui di seguito.
Da queste tabelle e dalla più ampie considerazioni indicate nella Comunicazione, a cui accennavamo, si sono tratti giudizi negativi per Piombino con riferimenti che la maggior parte dei media ha sintetizzato in una serie di virgolettati: “A Piombino i lavori non saranno completati prima di fine settembre”, “…è pertanto da escludere che il relitto possa essere portato a Piombino che non ha un cantiere per cui la demolizione non potrà iniziare prima della fine del 2014”, “Piombino non è stato in grado di dimostrare il possesso di alcune certificazione relativa al cantiere né di poter garantire che una volta realizzato, esso soddisferà i requisiti necessari”, “…la proposta di Piombino è meno vantaggiosa sotto il profilo economico di quella presentata da Genova”.
Lo stato del relitto
Tutto il secondo capitolo della relazione viene dedicato alla descrizione dello stato attuale del relitto. Tra i dati che emergono si segnala l’indicazione circa la resistenza strutturale dello scafo, il carico di acqua dei cassoni, il collegamento tra scafo e cassoni e, al riguardo, si assicura una resistenza a carichi indotti dalle onde marine alte fino a due metri. Particolare attenzione viene quindi dedicata alle acque ancora presenti all’interno del relitto per le quali viene indicato un “piano di monitoraggio”, valutato positivamente dall’Osservatorio ambientale e che ha preso in considerazione il campionamento delle acque in punti individuati, le modalità di prelievo, i parametri da analizzare e le relative metodiche. Al momento sono già state effettuate tre campagne di monitoraggio. Alla fine della terza campagna sono risultati al di sopra dei valori di riferimento: i solfuri (1 punto), i tensioattivi anionici (1 punto), il rame (1 punto), gli ftalati (14 punti), gli idrocarburi pesanti (6 punti), i batteri di origine fecale (11 punti). La relazione dà, quindi, notizia di una serie di interventi di mitigazione preventivi di fronte agli agenti inquinanti e informa sull’operazione di recupero dei combustibili e delle acque nere. Al termine della quale è stata prodotta una stima del combustibile recuperato (2.036,5 metri cubi) e di quello definito “impompabile” (163 metri cubi). Altri interventi hanno già riguardato e restano ancora all’attenzione per il recupero di idrocarburi all’interno dei relitto, sui volumi di acque interne al relitto e sulle sostanze inquinanti che permangono nei magazzini della nave. In una tabella vengono indicati dieci prodotti a priorità alta di intervento e ventitré a priorità media.
Contesto ambientale — la rotta del relitto al traino
Il capitolo relativo al contesto ambientale è più lungo della relazione. In esso vengono presi in considerazione le diverse caratteristiche del mare, della fauna protetta, delle attività che sul mare si svolgono. Il punto di partenza è quindi l’indicazione particolare della rotta che il relitto al traino seguirà per giungere fino a Genova attraversando l’Arcipelago toscano, il canale di Corsica, il Mar ligure ed il golfo di Genova. La nave sarà inizialmente trainata in direzione est, fino a circa cinque chilometri dall’isola del Giglio. La rotta piegherà poi in direzione sud, passando a circa dieci chilometri dall’isola di Giannutri, e successivamente in direzione ovest, verso la Corsica.
Questo tratto, lungo circa cento chilometri, è localizzato nell’Arcipelago toscano meridionale, e passa circa quindici chilometri a sud dell’isola di Montecristo. La batimetria presenta una grande variabilità arrivando a circa mille metri a nella zona a sud-ovest dell’isola del Giglio a circa duecento metri a sud di Montecristo. A circa venticinque chilometri dalla Corsica la rotta piega in direzione nord e corre parallela all’isola nel Canale di Corsica. In questo tratto, lungo circa ottanta chilometri, si riscontrano l’isola di Pianosa (circa venti chilometri in direzione est), la città di Bastia, sull’isola corsa (circa trenta chilometri in direzione ovest), l’isola d’Elba (circa venticinque chilometri in direzione est) e l’isola di Capraia (circa dieci chilometri in direzione est). Lungo il canale di Corsica la profondità del fondale oscilla tra i quattrocento e gli ottocento metri. All’altezza dell’isola di Capraia la rotta piega in direzione nord-ovest e attraversa il Mar ligure fino al golfo di Genova. In questo tratto, lungo circa centosettanta chilometri, si riscontrano le massime profondità dei fondali (1700 metri). A circa cinque chilometri dalla costa ligure la rotta piega verso nord-est in direzione del porto di Genova Voltri.
Contesto ambientale — i vincoli
Vengono presi in considerazione i principali vincoli presenti nell’area attraversata dalla rotta e segnatamente le aree naturali soggette a tutela, le restrizioni nautiche e militari, i vincoli legati ai beni culturali. Per ciascuna categoria vengono presentati studi particolari. Da notare l’indicazione circa l’allontanamento della rotta di almeno due miglia nautiche dai perimetri esterni di parchi ed aree protette marine e costiere che sono precisamente individuati dalla legge.
Contesto ambientale — attività turistiche e commerciali
Il capitolo tratta della salvaguarda delle attività turistiche e commerciali in riferimento alla presenza turistica soprattutto nelle isole e sulla costa ligure e anche alla pesca. Al riguardo si scrive che “la rotta al traino della Costa Concordia, una volta allontanata dall’isola del Giglio, si mantiene il più possibile lontana dalle isole e dalle coste”. Una particolare attenzione viene dedicata al traffico navale per il quale non si sottace l’intensità dei mezzi che caratterizza le aree interessate dalla rotta della nave.
Contesto ambientale — caratteristiche meteomarine
Per la buona riuscita del trasferimento in maniera sicura e rapida un periodo di cinque giorni di buone condizioni meteomarine è essenziale. Per questo è stato particolarmente curato il capitolo che attiene alle diverse condizioni e alle diverse caratteristiche del mare interessato dalla rotta. Lo studio sulle caratteristiche del vento si conclude con l’assicurazione che nessun trasferimento verrà effettuato se si registrerà una velocità del vento superiore a quindici nodi (27,78 chilometri orari). Analogamente non verrà effettuato il trasferimento se l’altezza d’onda significativa prevista sarà superiore ai due metri. Studi, nel capitolo riguardano anche la circolazione delle masse d’acqua nel mare interessato dal traino.
Contesto ambientale — ambiente meteomarino
Lo studio è particolarmente curato quasi a prevenire eventuali e prevedibili addebiti (leggi Santuario dei cetacei più volte già richiamato anche nelle cronache). Le specie vengono elencate e studiate alcune anche relativamente ai tassi di incontro. Lo sforzo è quello di dimostrare che la rotta non interferirà con i progetti di difesa e protezione della fauna presente nel mare attraversato dal relitto. In particolare per quanto riguarda gli habitat sensibili di Arenzano, si evidenzia come essi siano situati a circa tre chilometri in direzione nord-ovest rispetto alla direzione del traino.
Progetto di trasferimento
Il progetto di trasporto della Costa Concordia dall’isola del Giglio a Genova” è un documento elaborato dal consorzio Titan/Micoperi. L’obbiettivo principale dell’operazione, come si legge nella relazione, è quello di “identificare le misure da adottare perché la partenza della nave dalla sua attuale ubicazione e il trasporto verso il porto di riconsegna avvengano in modo sicuro, professionale e senza interruzioni, individuare le risorse disponibili per effettuare il rimorchio e definire i preparativi da effettuare prima della partenza”. La durata complessiva del trasferimento è stimata in cinque giorni necessari per percorrere le circa 200 miglia marine (370 chilometri) che separano il Giglio da Genova. La determinazione dei tempi si riferisce ad una velocità media del traino fissata in 1,5 nodi (2,77 chilometri all’ora). La velocità massima possibile è invece indicata in 2,5 nodi (4,63 chilometri all’ora). Le operazioni di trasferimento inizieranno dopo il rigalleggiamento della nave, un intervento il cui inizio è previsto per il 20 luglio e la cui durata sarà di circa sette giorni. A rigalleggiamento avvenuto il relitto in assetto dritto presenterà un’immersione durante il rimorchio di 18,4 metri e la larghezza massima dei cassoni installati sulle fiancate dalla nave sarà di 62 metri. Sono stati effettuati ovviamente i calcoli per il rimorchio che avverrà attraverso due rimorchiatori collegati a prua e due rimorchiatori di poppa che forniranno supporto alle operazioni di trasferimento fino al porto di Genova. È stato previsto un tiro a punto fisso compreso tra 130 e 140 tonnellate per i rimorchiatori principali e un tiro a punto fisso di 50 tonnellate per i rimorchiatori portuali di supporto. Per gli esperti la Concordia sarà rimorchiata dalla posizione di rigalleggiamento mediante due rimorchiatori di tipo AHT con l’assistenza temporanea di due rimorchiatori costieri. Il convoglio per il trasferimento sarà costituito dai seguenti mezzi: relitto della Costa Concordia, due rimorchiatori principali di prua, due rimorchiatori di supporto di poppa, una imbarcazione di guardia/controllo, due imbarcazioni necessarie per le operazioni di raccolta di materiali solidi eventualmente caduti dal relitto, tre imbarcazioni a supporto del sistema di skimmeraggio, cioè di quella particolare attività che si dovesse rendere necessaria per separare e rimuovere dall’acqua gli idrocarburi che eventualmente fuoriuscissero dal relitto durante il trasferimento. Nella relazione vengono anche trattate le principali interazioni con l’ambiente connesse alle operazioni di traino del relitto. I paragrafi relativi alle emissioni in atmosfera e ai prelievi e agli conseguenti scarichi idrici vengono liquidati facendo riferimento al necessario adeguamento dei rimorchiatori e delle altre attrezzature agli adeguati standard ambientali e di sicurezza. Molto più definito ed interessante il paragrafo che riguarda il rilascio delle acque dall’interno del relitto dove si stima che siano ancora presenti 139mila metri cubi di liquidi.
Durante il trasferimento al porto di Genova, si prevede che, in relazione all’assetto del relitto, alla velocità di rimorchio e sulla base delle aperture presenti a scafo (oblò, zone danneggiate) possano avvenire rilasci a mare di: acque interne al relitto, sostanze e preparati censiti all’interno della nave e idrocarburi. Al riguardo la relazione dà notizia di una serie di simulazioni effettuate per verificare i potenziali impatti sulla qualità delle acque. Nelle simulazioni sono state considerate le seguenti sostanze nei valori massimi riscontrati dal monitoraggio delle acque interne allo scafo effettuate a febbraio 2014: ftalati, sostanze e preparati, idrocarburi contenuti nelle acque interne al relitto. Una simulazione ha anche riguardato il combustibile ancora presente della Concordia ipotizzando una quantità rilasciata in mare equivalente a 0,373 chilogrammi al secondo. Per gli ftalati e per le sostanze e i preparati le concentrazioni variano a seconda della profondità di rilascio ma permangono comunque a livelli minimi. In superficie dove si registrano le concentrazioni massime non si superano mai gli 0,1 μg/l per gli ftalati e i 100 μg/l per le sostanze e i preparati. Complessivamente la fascia interessata da tale dispersione ha ampiezza variabile intorno ai sei chilometri, con valori massimi lungo la rotta e via via degradanti allontanandosi dalla stessa. Per agli idrocarburi contenuti nelle acque interne al relitto è stato osservato che il tratto di mare interessato dalla presenza di queste sostanze sarà in generale limitato ad un ristretto corridoio lungo la rotta di navigazione e l’estensione di tale area dipenderà dalla profondità a cui si fa riferimento. A meno 4,5 metri (profondità ipotizzata di rilascio) le concentrazioni massime riscontrate si prevedono molto regolari lungo tutto il percorso, maggiori invece saranno rispetto alle altre profondità, ma circoscritte ad un corridoio di alcune centinaia di metri intorno alla rotta della nave. Concentrazioni di idrocarburi rilasciati assai modeste, inferiori a 0,020 μg/l, si potranno riscontrare fino ad una distanza massima dalla rotta di circa due-tre chilometri. Alla profondità di dieci metri al di sotto della linea di galleggiamento le concentrazioni si prevedono ridotte. I valori raggiunti in un tratto di mare, esteso circa due chilometri intorno alla rotta di navigazione, potranno risultare dell’ordine di 0,015 μg/l. Infine in superficie, secondo quanto si legge nella relazione, le concentrazioni presenteranno un andamento più irregolare a seguito della maggiore influenza delle correnti nel fenomeno di dispersione. In superficie, in alcuni tratti, si potranno riscontrare concentrazioni massime degli idrocarburi disciolti rilasciati localmente pari o lievemente superiori a quelle riscontrate alla profondità di rilascio, ma comunque mai superiori a 0,35 μg/l. Qualche preoccupazione in più esiste invece per il combustibile ancora presente nelle casse. Nelle simulazioni è stato ipotizzato il rilascio di tutto il combustibile attualmente stimato all’interno dei 19 doppi fondi della nave, ovvero alla rottura di tutte le casse durante il tragitto. I risultati del modello hanno evidenziato che alla profondità di rilascio (-18 metri) le concentrazioni massime riscontrate si presentano assai regolari tanto da far ritenere costante il rilascio di carburante lungo tutta la rotta. Si è verificato che l’estensione dell’area interessata (considerando come soglia minima di rappresentazione della concentrazione di idrocarburi un valore di 0,03 mg/l) è circoscritta ad un ristretto corridoio lungo la rotta di navigazione, ampio circa mille metri, nell’ambito del quale si possono osservare concentrazioni massime dell’ordine di 0,3 mg/l. Per lo strato superficiale, si osserva che le concentrazioni maggiori di idrocarburi si presentano in un ristretto corridoio lungo la rotta di navigazione, ampio circa mille metri, ma complessivamente si può riscontrare la presenza di idrocarburi, sebbene in concentrazioni trascurabili, anche a distanza maggiore dalla rotta di navigazione. Ne è derivata l’opportunità di adottare, durante il trasferimento, misure di mitigazione al fine di rimuovere eventuali idrocarburi rilasciati dallo scafo: è previsto di installare panne assorbenti, trainate da due mezzi navali, ed effettuare lo skimming, cioè la ripulitura dal carburante finito in mare, con un ulteriore mezzo navale, posizionato al vertice dell’arco di traino. Una precauzione da utilizzare in caso di necessità. La considerazione finale della Titan/Micoperi parla di “lieve entità per quanto riguarda l’impatto associato alla fuoriuscita di acque marine potenzialmente inquinate da prodotti e preparati chimici e da idrocarburi. Il progetto individua inoltre le procedure per il recupero di materiali eventualmente caduti dal relitto. Al riguardo si prevede di tendere, ad una distanza adeguata, una rete da pesca a poppa del relitto. La rete sarà mantenuta in tensione da due imbarcazioni dedicate.
Gli allegati alla relazione
La relazione di Costa Concordia è corredata di numerosi allegati con i quali si vuole integrare la parte narrativa iniziale della stessa relazione, con adeguate nozioni tecniche. Ben quarantotto pagine sono dedicate alla valutazione sulla rimozione di prodotti chimici. In essa vengono in particolare esaminate le diverse zone della nave per organizzare modi e tempi degli interventi. Alcune pagine sono dedicate alla cartografica mentre trentasette attengono a simulazioni modellistiche in mare con riferimento particolare a quelle sui volumi e sulla sostanze rilasciate durante il trasferimento e sugli scenari meteomarini compatibili con il traino verso Genova. Consistente (45 pagine) è l’allegato affidato al consorzio Titan/Micoperi e relativo ai dati tecnici sulla alla navigazione verso il porto di Genova. In questo allegato viene descritta, passo per passo, l’operazione di trasferimento. La conclusione è caratterizzata dalla misure di emergenza con la presa in considerazione dei possibili guasti agli apparati ed alle attrezzature ed i conseguenti rimedi. infine un allegato di non molte pagine, appena sette, è comunque di grosso interesse anche per Piombino. Si tratta nella sostanza di due documenti, strettamente collegati, della Regione Liguria. Il primo è un decreto dirigenziale firmato il 7 maggio 2014 nel quale viene esaminato, ai fini di un eventuale assoggettamento alla valutazione di impatto ambientale, un progetto della società San Giorgio del Porto la quale intende portare avanti un’attività di riciclaggio delle navi in base, tra l’altro, al recente regolamento dell’Unione europea n. 1257 del 2013. Esattamente lo stesso progetto che si vuol promuovere nel porto di Piombino. Per la cronaca il dirigente della Regione Liguria ha decretato che “l’attività prevista nell’impianto di riciclaggio navi, presentata dalla società San Giorgio del Porto di Genova, non debba essere assoggettata a procedura di Valutazione di impatto ambientale”. Il secondo documento non è altro che l’istruttoria che appoggia il decreto dirigenziale. Nella conclusione di questo atto si può leggere: “…si ritiene che l’attività prevista nell’impianto di riciclaggio navi in questione non presenti effetti significativi e negativi sull’ambiente in quanto verranno adottate misure cautelative e gestionali, basate anche sulle indicazioni contenute nel nuovo Regolamento 1257/2013/Ue relativo al riciclaggio delle navi, che garantiscono che le attività verranno condotte in modo da evitare o ridurre al minimo gli impatti sui vari comparti ambientali coinvolti, anche in funzione dell’ubicazione dell’impianto e dell’assetto organizzativo e gestionale già consolidato da parte dell’azienda, nonché in considerazione del fatto che il recupero e il riutilizzo di materiali può essere considerato come attività avente effetti ambientali positivi”. Indubbiamente la posizione assunta dalla Regione Liguria verso il progetto della società San Giorgio , non pare certo di ostacolo per un’attività di demolizione e di riciclaggio delle navi in ossequio alle nuove regole europee. Ed in questo contesto, proprio come si è sperato per mesi a Piombino, lo smaltimento del relitto della Concordia può rappresentare un buon viatico. Se i lavori in atto al porto di Piombino sono finalizzati, come si è sempre affermato, alla creazione di un polo per la demolizione e il riciclaggio delle navi, appare evidente che la scalo toscano, che dista dal capoluogo ligure non più di 280 chilometri, finirà prima o poi per entrare nuovamente in concorrenza con Genova. Ammesso che esista la possibilità ed il mercato per due poli che a così breve distanza vogliano impegnarsi nella medesima attività.