Conglomix, l’Asiu affitta e poi ci ripensa
PIOMBINO 15 aprile 2015 — Evidentemente il Comune di Piombino con la sua pratica di vendita ed acquisto delle case comunali o quella di assegnazione e riappropriazione della gestione dei parcheggi costieri ha fatto scuola. Anche l’Asiu, che aveva preso in affitto l’impianto conglomix dalla Tap per gestirlo, adesso ripensa la cosa ed immagina di chiudere il contratto e di far tornare la Tap ai suoi compiti di gestore dell’impianto. È quanto sta scritto nel piano industriale 2014–2018 consegnato ai sindaci. «La piattaforma conglomix – dice l’Asiu – richiede importanti interventi di ristrutturazione e rappresenta pertanto per l’azienda uno dei principali elementi di criticità economica e finanziaria». Il conglomix non viene venduto perché il mercato non lo vuole e lo stesso conferimento dei rifiuti Lucchini che lo dovevano alimentare si è interrotto. L’impianto non è nemmeno adatto a trattare il materiale delle bonifiche di cui è titolare l’Asiu, che peraltro non le realizza. Ecco che allora la stessa pensa ad un « riassetto operativo ed organizzativo della piattaforma conglomix nonché di quello societario di TAP in qualità di proprietaria dell’impianto» ed immagina due ipotesi. Nella prima viene aumentato il capitale sociale con il conferimento da parte di Asiu del valore dei piazzali e delle opere eseguite e viene trasferita la gestione dell’impianto conglomix a Tap che in questo modo ridiventa una società operativa. Poi viene aperta una nuova ricapitalizzazione per avere nuovi soci privati e così per Asiu diminuirebbe il rischio d’impresa che peserebbe maggiormente sui soci vecchi (Lucchini al 25%) e nuovi. La domanda è: ma quale è il vantaggio capace di attirare nuovi soci visto che si tratta di un impianto e di un prodotto fuori mercato? La seconda ipotesi prevede la risoluzione del contratto di locazione tra Asiu e Tap, la monetizzazione a vantaggio di Asiu del valore dei piazzali, delle opere eseguite, delle manutenzioni straordinarie e delle spese di certificazione, la sottoscrizione di un analogo contratto di locazione fra Tap e il nuovo proprietario dello stabilimento siderurgico in maniera tale da trasferire a questo il rischio d’impresa e di continuare a garantire la copertura integrale di tutti i costi del bilancio Tap il cui capitale rimarrebbe quello attuale (75,10% Asiu ed il resto Lucchini). La motivazione scaturisce dall’interesse che l’acquirente della Lucchini avrebbe per la funzionalità dell’impianto come supporto strategico al proprio ciclo produttivo. La domanda è: ma dove è questo supporto strategico visto che il probabile acquirente della Lucchini non gestirà l’altoforno? E quali sarebbero comunque le convenienze? La verità è che non si ha la minima idea per l’utilizzazione di questo impianto dopo averne ritardato a lungo nel tempo i lavori e magnificato la bontà del prodotto. Ogni azione, si dice, deve essere finalizzata a fase 1: trattare le scorie attualmente oggetto di messa in riserva presso le aree Lucchini in gestione commissariale (destinate alla realizzazione della nuova discarica Asiu), fase 2: revisionare il processo ed effettuare il revamping impiantistico in base alle previsione di riassetto dello stabilimento siderurgico nonché della valutazione delle eventuali opportunità offerte dal mercato da mettere in evidenza con opportuna indagine. A parte la nuova discarica Asiu i cui tempi non sono dati sapere, comunque non saranno brevissimi, e la volontà del nuovo gestore dello stabilimento siderurgico, per capire che si naviga a vista in un oceano pieno di marosi basta l’elenco delle cose da fare sempre secondo il piano industriale di Asiu: inquadramento dello stato manutentivo dell’impianto, definizione della capacità impiantistica, inquadramento dello stato autorizzativo dell’impianto, piano economico/commerciale della fase 1, contratto commerciale della fase 1, esecuzione della fase 1, indagine di mercato finalizzata allo sviluppo dell’impianto, studio di fattibilità per la revisione del processo ed il revamping dell’impianto, progetto di revamping dell’impianto, iter amministrativo per la modifica dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, piano commerciale della fase 2, esecuzione della fase2. Basta scorrere l’elenco per capire difficoltà e tempi. Ed anche ipotesi fantasiose. Per non parlare della confusione di cui non si vuole prendere atto, un nodo che non si vuole sciogliere, e cioè della situazione non delimitata, e pertanto generante confusione, tra Asiu società strumentale e Tap, di cui Asiu è maggioranza, impresa di mercato. Ma i Comuni proprietari continuano a tacere e qualcuno afferma persino che Asiu è un modello.