Consiglio comunale su Aferpi: due lavoratori
PIOMBINO 6 ottobre 2015 — Vogliamo presentare la testimonianza di due lavoratori che fanno parte del gruppo di “minoranza sindacale ed altri lavoratori e lavoratrici camping CIG”. Gruppo di lavoratori che ha sempre avuto, voluto e dimostrato un atteggiamento attivo e critico nei confronti di una vicenda che li riguarda direttamente.
Sono un lavoratore in cassa integrazione, monoreddito. Intervengo in rappresentanza di molti lavoratori nelle mie stesse condizioni.
La nostra situazione di cassintegrati è drammatica, siamo passati da una condizione dignitosa e serena, a ritrovarci con una retribuzione dimezzata, senza nessuna certezza per il futuro nostro e delle nostre famiglie.
Attualmente percepiamo circa 800 euro al mese.
Con tale somma una famiglia monoreddito con a carico figli piccoli, in età scolare, all’università o già grandi ma purtroppo disoccupati anch’essi non può sopravvivere.
Non può pagare le tasse comunali, provinciali, regionali, IRPEF, tasi e tari (che non tengono conto della progressività del reddito) le salatissime bollette di acqua, luce e riscaldamento, per non parlare poi di chi ha anche un affitto mensile, un mutuo, un prestito. E poi deve anche mangiare.
Io mi faccio portavoce della richiesta a chi ci rappresenta, di adottare misure per alleviare gli immani sacrifici delle famiglie. Senza fare dell’assistenzialismo, che sarebbe lesivo della nostra dignità di lavoratori.
Al Consiglio Comunale, alla Giunta, al Sindaco chiediamo di attivarsi con urgenza e con ogni mezzo, presso il Ministero dell’ambiente affinché non siano i lavoratori a pagare per i disastri ambientali; quindi far autorizzare il Commissario Governativo della Ex lucchini e Ex Lucchini Servizi ad erogare ai lavoratori in CIG, il TFR e le altre spettanze.
Vi chiediamo inoltre di attivarvi per individuare soluzioni di supplementi salariali ai lavoratori in CIG con famiglie in difficoltà.
Io sono un operaio dell’indotto ex Lucchini. Nel 2013 e nel 2014 sono stato in CIG a 800 Euro. In quei giorni abbiamo sentito un silenzio assordante, nessuno ha voluto capire la gravità di quanto stava succedendo.
Oggi sono licenziato. Forse usufruirò di una disoccupazione da fame per 2 anni. Poi più nulla.
Ho 64 anni, e non ce li vedo decine di imprenditori che fanno la fila per assumermi in virtù del Job Act.
E non potrò neanche andare in pensione.
Quello che ho detto non vuole suscitare pietà. È semplicemente la condizione, più o meno simile, in cui si trovano centinaia e centinaia di lavoratori. E con loro le famiglie.
Per quelli come me, per i cassintegrati, per gli artigiani ed i professionisti che hanno perso la loro principale se non unica fonte di reddito, a nome di tutti loro chiedo a sindacati ed istituzione locale che vengano prese misure concrete di sostegno al reddito. Non nei termini di una assistenza individuale, ma attraverso una politica concreta di occupazione temporanea attraverso il meccanismo dei lavori socialmente utili.
Non mi dite che non ci sono i soldi. Se la Presidenza del Consiglio li trova per andare a vedere una partita di tennis, allora si DEVONO trovare per sostenere le migliaia di famiglie in sofferenza nel nostro territorio.
Ho parlato di occupazione temporanea. Nell’immediato. Per sopravvivere.
Ma il vero problema è lo sviluppo del territorio.
Io non credo più alle promesse di un padrone che compare all’ultimo minuto, spara promesse rocambolesche, non presenta uno straccio di piano degno di questo nome, cambia idea (vedi altoforno sì, altoforno no), non ha ancora fatto nulla e oggi scopriamo che rischia pure la galera, come riportato dalla stampa, se venissero confermate le accuse di aver truffato il suo paese; ma anche a volergli dare fiducia i tempi di realizzazione si allungano di molto, per sua stessa ammissione.
E non crediamo neanche a promesse che poi spariscono nel nulla.
Dalla strada per il porto allo smantellamento delle navi militari, passando per Città Futura, il Corex ed il Minimille, la Concordia solo per citare le più significative, quelle su cui si sono fondate intere carriere politiche.
Ed ora l’ultima: il modello Piombino.
I lavoratori sono stati spinti ad approvare tagli consistenti della retribuzione e rinuncia di diritti acquisiti in oltre trenta anni di lotte.
Tutto questo con la promessa che entro 18 mesi saremmo tornati a produrre acciaio e saremmo rientrati nella peggiore delle ipotesi entro il mese di novembre 2016.
Ma, come è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, anche queste promesse si rivelano ogni giorno di più aria fritta
Allora il problema diventa che non ci sarà sviluppo nel nostro territorio fino a quando Cevital non avrà almeno messo dei punti fermi e non avrà iniziato alcune realizzazioni. Solo allora chi intende investire potrà farlo, contando sulle sinergie che potrà avere con il polo fondamentale. Altrimenti sono chiacchiere.
Sindacati e istituzioni locali si facciano interpreti di questa realtà e non si contentino più di fumose promesse, inchiodino cevital alle sue responsabilità, obblighino il governo a farsene carico e a rivedere le sue posizioni.
Signor sindaco,
Lei è oggi il rappresentante di una città essenzialmente operaia. Che nella sua molteplicità sociale è comunque largamente dipendente dalla classe dei lavoratori.
Una città che non si mai fatta mettere i piedi sul collo, che ha reagito, ha lottato con enorme dignità, con orgoglio.
Una città medaglia d’oro della Resistenza.
Si faccia interprete di questo orgoglio, non si faccia rispondere con un no o con dei cavilli, chiami la città alla mobilitazione fino ad ottenere ciò di cui noi ed il territorio tutto abbiamo bisogno.
Claudio Gentili, rappresentante del gruppo di minoranza sindacale
ed altri lavoratori e lavoratrici camping CIG