Una consulta territoriale per la sicurezza del lavoro

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PIOMBINO 25 aprile 2018 — Il 28 aprile sarà la “Gior­na­ta mon­di­ale per la salute e sicurez­za sul lavoro”.
Non ostante la forte riduzione di ore lavo­rate dal 2007–2008 ad oggi, gli infor­tu­ni mor­tali nei luoghi di lavoro non sono dimi­nu­iti (632 mor­ti nel 2017, che diven­tano cir­ca il doppio con gli infor­tu­ni stradali da causa lavo­ra­ti­va). Ciò sig­nifi­ca che, per chi è rimas­to al lavoro, il ris­chio di morir­ci è net­ta­mente aumen­ta­to. Tra le tante cause che ven­gono seg­nalate tro­vi­amo: impianti vec­chi, for­mazione insuf­fi­ciente o super­fi­ciale quan­do non fal­sa, sat­u­razione dei tem­pi di lavoro, esasper­azione del­la prat­i­ca di sub­ap­pal­to, aumen­to del­l’età media dei lavo­ra­tori (la più alta da 40 anni ); risparmio sulle pro­ce­dure e dis­pos­i­tivi di sicurez­za; dras­ti­ca riduzione sia degli ispet­tori delle ASL ( da 5.000 nel 2008 a 2.800 nel 2017) che dell’ attiv­ità dell’ Ispet­tora­to del Lavoro. Spes­so viene taci­u­ta la causa prin­ci­pale: la pre­ca­ri­età del lavoro.
La pre­ca­ri­età del lavoro mina alle radi­ci qual­si­asi altro inten­to di lot­ta speci­fi­ca ai rischi di infor­tu­nio e di malat­tia pro­fes­sion­ale. Chi invo­ca “più cul­tura del­la sicurez­za” , “più for­mazione per lavo­ra­tori e datori di lavoro”, “più vig­i­lan­za e repres­sione”, non dice cose sbagli­ate, ma pred­i­ca al ven­to e con una buona dose di ipocrisia, se non sol­lecita anche l’im­peg­no per la restau­razione dell’ art 18, per l’ab­o­lizione del jobs act, per una pro­fon­da revi­sione del­la legge Fornero (che uccide i lavo­ra­tori anziani, per esem­pio  nei cantieri edili o nei trasporti), per un salario min­i­mo garan­ti­to per legge e rig­orosa­mente uguale per immi­grati e nativi, per la sop­pres­sione del capo­rala­to e del lavoro nero, con­tro tut­to ciò che ha cre­ato la pre­ca­ri­età e la pau­ra nel difend­ere i pro­pri dirit­ti sul lavoro. L’ argine più effi­cace con­tro le mor­ti sul lavoro è il con­cre­to dirit­to del lavo­ra­tore di rifi­utare modal­ità oper­a­tive peri­colose anche quan­do pres­sato per “fare pri­ma”; di seg­nalare il ris­chio ai supe­ri­ori, alle orga­niz­zazioni sin­da­cali e, se occorre, agli organi di vig­i­lan­za, sen­za tim­o­re di rap­pre­saglie o di perdere il pos­to.
La sicurez­za ha molto a che fare con la democrazia sul lavoro. Sul cam­po, la relazione appare molto chiara: meno democrazia, più mor­ti. Riportare i dirit­ti cos­ti­tuzion­ali den­tro la fab­bri­ca, oggi negati: questo è l’ impeg­no fon­da­men­tale che cias­cuno, den­tro e fuori i luoghi di lavoro, deve assumer­si, e che, come “Art. 1 – Camp­ing CIG” abbi­amo impres­so nel nos­tro Statu­to. La nos­tra zona, area di crisi com­p­lessa, è par­ti­co­lar­mente espos­ta ai prob­le­mi di sot­to-occu­pazione e pre­ca­ri­età. Inoltre, sman­tel­la­men­ti e boni­fiche così come le stesse attiv­ità siderur­giche e por­tu­ali sono a ris­chio con­sis­tente. Il tema del­la sicurez­za va quin­di inser­i­to con deci­sione nei piani indus­tri­ali, negli accor­di di pro­gram­ma, negli accor­di sin­da­cali con gli impren­di­tori che si affac­ciano al nos­tro ter­ri­to­rio, preve­den­do speci­fi­ci impeg­ni sul tema e pro­ce­dure traspar­en­ti (a par­tire dal­la denun­cia di tut­tigli infor­tu­ni sul lavoro) a cari­co di tut­ti i con­traen­ti.
Va inoltre ripresa la pro­pos­ta, già lan­ci­a­ta da più di due anni da diverse asso­ci­azioni locali, tra cui la asso­ci­azione “Rug­gero Tof­fo­lut­ti”, di una con­sul­ta ter­ri­to­ri­ale per la sicurez­za del lavoro, com­pos­ta da rap­p­re­sen­tan­ti di lavo­ra­tori, datori di lavoro, organi di vig­i­lan­za, asso­ci­azioni di cit­ta­di­ni, ammin­is­trazioni locali: uno stru­men­to di sup­por­to per l’ anal­isi dei dati locali, non solo sug­li infor­tu­ni ma anche sulle malat­tie pro­fes­sion­ali, ad esem­pio  sui tumori cor­re­lati ad espo­sizioni lavo­ra­tive; per l’ elab­o­razione di piani di pre­ven­zione; per met­tere a fuo­co casi par­ti­co­lari di ris­chio da chi­unque seg­nalati (anche in for­ma anon­i­ma); per la tutela di chi fos­se dis­crim­i­na­to sul lavoro per il suo impeg­no con­tro la nociv­ità.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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