Contar storie: il caso del pronto soccorso a Piombino
PIOMBINO 23 gennaio 2017 — Il termine preciso è “storytelling” ed indica una tecnica di costruzione narrativa volta alla comunicazione di realtà artificiali che si vanno a sostituire alla realtà effettiva. In questo contesto si può collocare l’articolo comparso oggi nella cronaca locale (IL TIRRENO lunedì 23 gennaio 2017 ndr) sull’assenza di criticità del pronto soccorso locale. La prima affermazione che balza agli occhi è l’immagine di un pronto soccorso semivuoto, un’immagine che stride con i sempre più frequenti momenti di sovraffollamento e di affanno che si registrano in questa struttura. Una foto non è rappresentativa di una realtà: è uno scatto di un momento di vita, non la vita. Bisognerebbe viverla una realtà, in ogni suo momento, coglierne le peculiarità logistiche e organizzative, avere i dati reali e non limitarsi a una lettura di cifre scritte e pertanto virtuali. Non è vero che al pronto soccorso il personale è sufficiente: l’organico medico registra una carenza cronica di 4 unità mentre per il personale infermieristico e socio-sanitario si registra da tempo una carenza legata alle malattie, agli infortuni, ai part-time e ai permessi stabiliti dalle normative vigenti, tutti elementi che devono rientrare in una corretta e attendibile valutazione del monte ore effettivamente lavorato. Dati a fronte dei quali si registra invece un significativo aumento dei carichi di lavoro, aumento dovuto sia al numero di accessi che alla loro complessità, dato che nelle statistiche si considerano i numeri, cioè la quantità, quando invece a fare la differenza è sempre la qualità e il tempo che ogni paziente richiede in termini di prestazioni e di assistenza: tempi che si dilatano sempre più dal momento che il pronto soccorso deve svolgere una funzione di filtro per i ricoveri di una struttura, che per il taglio dei posti letto, non è più in grado di rispondere alle richieste di ricovero di una popolazione sempre più anziana. I numeri sulla carta non descrivono in modo adeguato una struttura sulla quale pesano distanze logistiche e protocolli interni che riversano sul personale socio-sanitario e infermieristico tutta una serie di attribuzioni aggiuntive che sottraggono unità in momenti anche critici . Il sistema sanitario costituisce la componente più complessa del sistema di protezione sociale e il pronto soccorso è ovunque il primo punto di riferimento, la prima e più accessibile porta, sempre aperta. Ed è qui che si manifestano in tutta la loro portata le conseguenze delle disfunzioni crescenti del servizio sanitario: l’inadeguatezza dei servizi territoriali e della medicina di base, la netta diminuzione dei posti letto, la povertà e i disagi sociali crescenti, le surreali liste di attesa, la brevità dei ricoveri che scaricano sulle famiglie il peso di un’assistenza a volte impossibile. Se il pronto soccorso di Piombino ha raggiunto i migliori risultati della Toscana, con una bassissima percentuale di codici azzurri, ciò significa una cosa sola: che gli operatori di Piombino, cronicamente sotto organico, sostengono una casistica più complessa e un carico di lavoro più pesante, hanno turni massacranti e si vedono spesso costretti a saltare riposi e ferie. Ed è grazie al loro senso di responsabilità se la struttura ha retto nel consueto moltiplicarsi degli accessi estivi e nel convulso recente sovraffollamento dovuto alla psicosi da meningite a al prevedibilissimo picco influenzale.
Un’Altra Piombino