Controllati e relegati a debita distanza da Renzi

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 1 dicem­bre 2017 — La con­tes­tazione che il seg­re­tario nazionale del PD Ren­zi ha subito a Dono­rati­co mart­edì scor­so è sta­ta moti­vo di risen­ti­men­to da parte delle alte ger­ar­chie locali del par­ti­to di gov­er­no. C’è chi ha allu­so a vio­len­ze di stam­po fascista che sareb­bero avvenute all’ arri­vo dell’ ex pre­mier.
Abile mossa medi­at­i­ca, che sub­dola­mente acco­mu­na sot­to un seg­no infamante la gius­ta e legit­ti­ma con­tes­tazione che il leader del­la nuo­va destra finanziaria, liberista e glob­al­ista ha dovu­to incas­sare nel suo incau­to viag­gio in zone dev­as­tate dalle politiche del par­ti­to che rap­p­re­sen­ta.
A noi preme rib­adire alcune sem­pli­ci cose sull’ anda­men­to dei fat­ti.
Il nos­tro grup­po (Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG), che ha assun­to l’ antifas­cis­mo come val­ore statu­tario, è sta­to rel­e­ga­to dalle forze dell’ ordine a deb­i­ta dis­tan­za dall’ area in cui era pre­vis­to l’ arri­vo del Ren­zi, dopo zelante (e poco demo­c­ra­ti­co) con­trol­lo “pre­ven­ti­vo” di doc­u­men­ti a tut­ti i com­po­nen­ti del grup­po, qua­si fos­se abroga­to il dirit­to di man­i­festare. Men­tre restava­mo con­fi­nati nel­la postazione asseg­nat­aci, la nos­tra gius­ta e legit­ti­ma con­tes­tazione si è svol­ta, come sem­pre, sen­za vio­len­za alcu­na, sen­za insul­ti, con slo­gan vivaci, di dura crit­i­ca polit­i­ca ma civili, tra cui l’ ormai famoso “per un sor­so di Sas­si­ca­ia hai tra­di­to la classe opera­ia”; slo­gan che palese­mente esprime­va dis­ap­pun­to ver­so i com­por­ta­men­ti del­l’ex pre­mier (che non ha volu­to dedi­care qualche min­u­to per par­lare con i lavo­ra­tori), non cer­to ver­so gli otti­mi vini prodot­ti in zona, di cui sarem­mo volen­tieri più assidui degus­ta­tori se solo le nos­tre vuote tasche di cass­in­te­grati ce lo per­me­ttessero.
Ad altri (non a noi) è sta­to con­ces­so di avvic­i­nar­si all’ “area rossa”, ove si è man­i­fes­ta­to in modo anco­ra più rumor­oso e ver­bal­mente “pesante”. Questi sono i “fascisti” cui allude il tito­lo (vir­go­let­ta­to) del quo­tid­i­ano? Forse c’era anche qualche sparu­to nos­tal­gi­co; noi, rel­e­gati a dis­tan­za, non abbi­amo udi­to slo­gan fascisti ma solo una dura con­tes­tazione all’ ex pre­mier, cer­ta­mente non dura quan­to toc­ca sop­portare alle nos­tre popo­lazioni a causa delle politiche con­dotte dagli ulti­mi gov­erni gui­dati o sostenu­ti dal PD di cui Ren­zi è anco­ra seg­re­tario.
Con­clu­sioni: la polizia iso­la e allon­tana gli operai antifascisti; las­cia che indi­vidui esag­i­tati si avvicini­no al per­son­ag­gio apos­tro­fan­do­lo con parole pesan­ti; i nota­bili locali invo­cano la “lesa maestà” e si atteggiano essi stes­si a “vit­time del fas­cis­mo”; il mar­chio di “vio­len­za fascista” cala su tut­ta la con­tes­tazione. Un casuale gio­co delle par­ti?
Cass­in­te­grati, licen­ziati, gio­vani dis­oc­cu­pati o emi­grati, eso­dati, sfrat­tati impar­i­no la lezione: chi con­tes­ta il manovra­tore è un “vio­len­to fascista”, anche se va alla man­i­fes­tazione tra bandiere sin­da­cali e bandiere rosse ad esercitare, con pas­sione ma civil­mente, il dirit­to di crit­i­ca e dis­senso sanci­to dal­la nos­tra Cos­ti­tuzione. No, noi non ci sti­amo! Con­tin­uer­e­mo legit­ti­ma­mente a con­testare fino a quan­do non vedremo real­iz­za­ti il dirit­to al lavoro, al gius­to salario, alla dig­nità. Chi non com­prende che dis­senso e con­tes­tazione sono il sale del­la democrazia, è bene che si ritiri dal­la vita pub­bli­ca.

Coor­di­na­men­to Art 1 — CCIG

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