Creo lignite e ammendante da rifiuti organici
PIOMBINO 5 maggio 2018 – La Giunta regionale toscana ha approvato con delibera n. 457 del 2 maggio 2018 una pronuncia positiva di compatibilità ambientale sul progetto “Realizzazione dell’impianto di recupero di rifiuti organici sito nel Comune di Piombino (LI) in Loc. Colmata, Area Apea, proposto da CREO Srl”, subordinatamente al rispetto di 41 prescrizioni e raccomandazioni (possono essere lette integralmente in calce all’articolo, ndr).
L’istanza di avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA) era stata depositata il 14 febbraio 2017.
Progetto
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto per il trattamento e recupero di rifiuti organici mediante una tecnologia (realizzata con brevetto spagnolo di Ingelia) di “carbonizzazione idrotermale” (HydroThermal Carbonization — HTC), da ubicarsi all’interno di un’area produttiva ecologicamente attrezzata (APEA), posta in località Colmata nel Comune di Piombino,
Il processo riproduce un’accelerazione del processo naturale di carbogenesi, in condizioni di temperatura e pressione controllata, per la produzione di carbone con caratteristiche di lignite (definito prodotto primario e denominato “green lignite” nell’ambito dell’End of Waste) e una frazione liquida ricca di elementi con proprietà fertilizzanti (definito prodotto secondario, ammendante a basedi fosforo, ferro e potassio).
Il trattamento dei rifiuti è realizzato con impianto costituito da 10 moduli da 6.000 tonnellate all’anno ciascuno, suddivisi in due “sezioni gemelle” da 5 moduli ciascuno; consisterà in
- vagliatura, deferrizzazione e triturazione della biomassa e sua miscelazione con acqua;
- preriscaldamento e convogliamento alla sezione di reazione composta da 10 reattori mediante pompe a pressione;
- riscaldamento interno al reattore fino a temperature superiori a 180°C e pressione di circa 18 bar – in queste condizioni ha inizio un processo esotermico di carbonizzazione che si completa nell’arco di 6–8 ore; l’energia è fornita da una caldaia alimentata a gas metano-;
- raffreddamento dei contenuti del reattore attraverso una depressurizzazione controllata;
- rimozione dei contenuti del reattore (miscela di particelle di biomassa carbonizzata, acqua e altre sostanze (bionutrienti) come azoto, fosforo, potassio, ferro ecc.);
- separazione della biomassa carbonizzata dall’acqua mediante filtropressa e asciugatura in essiccatore;
- pellettizzazione e confezionamento della “green lignite”;
- ultrafiltrazione e osmotizzazione dell’acqua di processo in eccesso per il recupero delle sostanze bionutrienti;
- scarico in fognatura del permeato a valle del filtro a osmosi.
L’impianto avrà una potenzialità a regime di 180 tonnellate al giorno e 60.000 tonnellate all’anno in ingresso.
Trattandosi di un progetto innovativo (sul territorio nazionale non vi sono impianti di questo tipo, ad oggi risulta un solo impianto attivo a Valanzia con potenzialità di 4.000 tonnellate all’anno e con ancora alcune caratteristiche di sperimentalità, CREO prevede di attivare l’impianto per step funzionali, in modo da permettere agli enti preposti al controllo di avere una analisi dettagliata del processo innovativo proposto. L’attivazione per STEP FUNZIONALI prevede :
- STEP 1 Rifiuti a matrice organica, riconducibili a quelli già processati e trattati sull’impianto di Valencia;
- STEP 2 Rifiuti a matrice organica (frazioni organiche che non hanno caratteristiche di pericolosità);
- STEP 3 Rifiuti a matrice organica,(frazioni organiche che possono presentare caratteristiche di pericolosità).
Nello specifico, il progetto prevede i seguenti interventi:
- Realizzazione degli edifici;
- Sistemazione dei piazzali;
- Realizzazione delle opere impiantistiche.
L’impianto ha una superficie complessiva di 21.300 metri quadrati, interamente recintata. Sull’area vengono realizzati due edifici prefabbricati per metri quadrati 5.800, oltre a fabbricati secondari per impianti tecnologici (caldaia e motore cogenerativo, cabine elettriche) oltre ad impianti vari accessori al trattamento (filtri, scrubber, biofiltro, reattori etc.). Fra i due edifici principali è collocata un’area scoperta pavimentata, superficie di metri qudrati 1.930, sulla quale sono installati i reattori principali di processo.
L’ edificio A sarà destinato alle seguenti attività:
- ricezione materiali (compreso le aree di stoccaggio);
- pretrattamento (linea completa collegata con i reattori posti esternamente);
- magazzino materiali finiti;
- uffici;
- servizi/spogliatoi per gli addetti.
L’ Edificio B sarà destinato alle seguenti attività:
- post trattamento della green lignite;
- area impianti di depurazione acque di processo.
In riferimento all’ubicazione, la società CREO andrà ad installare la propria attività produttiva all’interno di un’ APEA (area produttiva ecologicamente attrezzata). La zona si posiziona in località nota come Colmata, a nord-est di Piombino e a est delle ex Casse di Colmata del Fiume Cornia. Dalla cartografia tecnica regionale (CTR, sezione 317030) il toponimo di riferimento è Podere San Francesco e la zona di progetto risulta circoscritta dal Fosso Allacciante e dalla ferrovia Piombino — Campiglia marittima a est e a sud, dal Canale Maestro a nord e dalla Via della Principessa (Strada Comunale 15 Fiorentina-Gagno) a est.
Infrastrutture di servizio, infrastrutture di accesso, reti delle utenze, necessarie ad assicurare alla stessa i requisiti e gli standard prestazionali previsti, sono demandati al Soggetto Gestore, la Contadina Toscana società cooperativa sociale onlus. Resta escluso l’impianto di depurazione reflui, che dovrà essere realizzato da CREO.
Per quanto riguarda la cantierizzazione, il progetto prevede che il soggetto gestore dell’APEA attui preliminarmente interventi di movimentazione terra al fine di attuare misure di mitigazione per ridurre il rischio idraulico modificando il piano di campagna e realizzi le opere di urbanizzzazione primaria (reti, viabilit.) dell’area produttiva. La società CREO andrà successivamente a realizzare opere di natura edilizia per la costruzione dei capannoni e di installazione impiantistica nonché la realizzazione delle opere di urbanizzazione interne al lotto.
Il cronoprogramma dei lavori prevede una stima della durata dei lavori pari a 15 mesi; i lavori sono stati organizzati in 5 macrofasi: realizzazione area edifici, forniture impianto, montaggio impianto, sistemazionir eti e infrastrutture, sistemazione impianti ausiliari, avviamento.
Prescrizioni e raccomandazioni
aspetti ambientali:
componente Atmosfera;
1. Ai fini dell’autorizzazione deve essere presentato un piano di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico nelle condizioni ante e post opera da svolgersi nelle nelle zone più critiche di ricaduta degli inquinanti. Dette modalità di monitoraggio (numero di postazioni, inquinanti da considerare ecc..) dovranno essere preventivamente concordate con l’Azienda Sanitaria Locale di riferimento e ARPAT.
2. Si raccomanda che in fase di conferimento dei rifiuti in ingresso i mezzi impiegati stazionino a motori spenti.
3. Poiché nei punti di emissione E1 e E2, oltre ai fumi provenienti dal motore cogenerativo e dall’impianto termico, confluisce anche l’aria impiegata per l’essiccazione del solido carbonioso, pur fortemente riscaldata, il Proponente dovrà garantire che tali punti di emissione non siano causa di disturbi olfattivi. A questo proposito si ritiene necessario anche introdurre un VLE per i COT non superiore a 50 mg/Nm³.
4. Nella definizione della configurazione impiantistica predisposta per la fase autorizzativa, il Proponente dovrà fornire una valutazione approfondita delle caratteristiche del gas di combustione proveniente dalla caldaia, compresi i microinquinanti organici (IPA, diossine, furani, PCB), a conferma della dinamica di reazione che prevede l’assenza di tali sostanze del gas di combustione. Nel caso eventuale il gas di combustione non presentasse le caratteristiche idonee per essere avviato alla fase di essiccamento, il proponente potrà valutare l’eventuale introduzione di uno scambiatore di calore aria-fumi, che mantenga separati l’aria in ingresso dai fumi di combustione. In tal caso questi ultimi dovranno essere sottoposti ad idoneo trattamento prima di essere emessi in atmosfera.
5. Considerato il carattere innovativo e sperimentale dell’impianto, a conferma della dinamica di reazione che prevede l’assenza nel gas di combustione dei microinquinanti organici, si ritiene opportuno che in via cautelativa, sin dal periodo di avvio e sperimentazione dell’impianto, sia effettuato un controllo specifico volto a rilevare anche l’eventuale presenza delle suddette sostanze nelle emissioni della caldaia e negli effluenti gassosi in uscita dall’impianto, rispetto a quelli previsti nel quadro emissivo proposto, da ripetersi con frequenza di almeno 2 volte/fase di avvio per step e, successivamente, con frequenze da stabilirsi nell’atto autorizzativo.
6. Sono stati presentati due studi diffusionali, relativi rispettivamente all’impatto olfattivo e all’impatto sulla qualità dell’aria, successivamente aggiornati alla revisione 2, datati dicembre 2017. Si ritiene opportuno che nella successiva fase autorizzativa dell’impianto, i limiti indicati dal Proponente nel quadro emissivo dei due studi sopra citati, siano presi come massimi, assieme agli altri dati comunicati dal proponente medesimo, per la definizione della configurazione emissiva dell’impianto.
7. Il Proponente ha indicato il mantenimento della temperatura di processo al di sotto di 220°C e il ricircolo immediato dei gas prodotti nei reattori HTC nella caldaia, per ottenere la combustione completa di tutti gli eventuali idrocarburi condensabili prodotti in fase di reazione HTC. Quest’ultimo punto viene individuato dal Proponente come misura ausiliaria di prevenzione e controllo verso la formazione di Benzeni, o furani, ritenuti responsabili della conseguente produzione di diossine e simili, piuttosto che parte effettiva del processo di trattamento delle emissioni.
8. Sempre in relazione alla fase di combustione in caldaia, il Proponente individua come parametri essenziali per valutare l’efficienza del processo, la temperatura raggiunta e il tempo di residenza all’interno della camera di combustione, indicando come parametri necessari 1058°C, come temperatura minima di combustione, e 2 secondi come tempo di residenza in caldaia, al fine di raggiungere la distruzione del 99,99% dei VOC (Composti Organici Volatili).
9. In fase autorizzativa il Proponente dovrà presentare il progetto, corredato dai disegni meccanici e dal dimensionamento della camera di combustione, o la scheda tecnica, comprensiva dei diagrammi CFD (Computation Fluid Dynamic), della caldaia scelta, che attesti il rispetto delle condizioni sopra indicate.
10. Il Proponente dovrà fornire i parametri di dimensionamento corretti di tutti i componenti previsti nell’impianto, sotto forma di data-sheet, sviluppando il progetto almeno alla fase BASIC ed indicando chiaramente le ipotesi semplificative che sono state assunte nel suo dimensionamento. Inoltre dovrà essere fornito un diagramma P&ID, aggiornato, dove sono riportati in termini di portata, pressione e temperatura tutti i flussi di materia e, in relazione all’elaborato 2.2.2 (Schema di processo del reattore), chiarire se realmente il “21-Deposito condensati” dispone di uno sfiato in atmosfera e possa dare luogo ad emissione, nonché se sia previsto l’invio di uno flusso liquido alla caldaia a vapore.
11. In considerazione del carattere innovativo e sperimentale dell’impianto proposto, il Proponente dovrà garantire un sistema di accesso ai dati di telecontrollo dalla Sede ARPAT, con possibilità di estrazione dei dati registrati. Dovrà essere fornita garanzia che i dati trasmessi saranno identici a quelli misurati sull’impianto, anche attraverso l’adozione di un sistema di criptazione a chiave pubblica del flusso trasmesso. Allo stesso modo si suggerisce di individuare un set di parametri fondamentali di processo (portate, pressioni, eventuali dati SME) che dovranno essere disponibili in tempo reale per ARPAT, in caso si verifichi la necessità di relazionarli con le informazioni relative al monitoraggio ambientale. In particolare dovrà essere previsto un sistema di registrazione in continuo che attesti le modalità e il buon funzionamento de sistema di ricambio aria all’interno dei capannoni.
12. Nella successiva fase autorizzativa dell’impianto, i limiti indicati dal Proponente nel quadro emissivo, presentato come addendum in seguito alla pubblicazione del D.Lgs.183 del 15/11/2017, dovranno essere presi come massimi, assieme agli altri dati comunicati dal proponente medesimo, per la definizione della configurazione emissiva dell’impianto.
13. Dovrà essere assicurata la piena efficienza dei sistemi di contenimento degli odori legati alla fase di accettazione e stoccaggio dei rifiuti in ingresso, con particolare riferimento alla depressione da assicurare all’interno degli edifici ed alla tenuta dei portelloni di accesso. Dovrà essere valutata inoltre la necessità di installare idonei sistemi di aspirazione localizzati in prossimità delle sorgenti odorigene più rilevanti. Tali sistemi devono garantire la velocità minima di cattura degli inquinanti all’interfaccia sorgente ‑ambiente di lavoro (manuale ACGIH di ventilazione industriale). E’ ovvio che i volumi di aria soggetti ad aspirazione localizzata possono derivare dal sistema di ventilazione generale già previsto se lo stesso è ben dimensionato per garantire quanto sopra. La quota complessivamente aspirata (non superiore ai 4 ricambi/ora del volume dei locali) deve convergere nell’unico impianto di abbattimento (biofiltro) che di conseguenza dovrà essere opportunamente dimensionato. Questo aspetto dovrà essere opportunamente definito nella fase autorizzatoria.
14. I punti di misura per le indagini olfattometriche non prevedono punti di rilievo entro il quadrante compreso tra le direzioni NNO e NNE, quando il vento prevalente risulta essere quello da NNE.Si ritiene pertanto necessario prevedere due ulteriori punti di misura, nell’ambito del Circolo Ponte d’oro: uno in corrispondenza della rotonda d’ingresso ed un secondo a Nord del distributore carburanti Porto Aurora.
15. Al fine di mantenere le condizioni che rendono, per le emissioni odorigene, gli impatti attesi contenuti (minori delle soglie di accettabilità adottate dalla Provincia di Trento), la successiva autorizzazione dovrà recepire il quadro emissivo indicato dal proponente nella documentazione integrativa volontaria (elaborato 7.3i, par. 8; elaborato 10i, Tabella 1 e Tabella 2).
16. Giacché le stime di impatto olfattivo assumono come presupposto l’assenza di emissioni odorigene diffuse e fuggitive, il gestore dovrà adottare porte con tempi di apertura/chiusura rapida comandate automaticamente, ed eventualmente dotate di “velo d’aria”, in linea con le BAT di settore. In fase autorizzativa dovrà essere opportunamente valutata la necessità di installare un sistema combinato a doppio portellone e lama d’aria per l’ingresso dei mezzi per impedire la diffusione degli odori verso l’esterno.
17. Dovranno essere rese disponibili le Schede di Sicurezza o le Schede tecniche relative a eventuali prodotti ausiliari che il Proponente prevede di impiegare in condizioni critiche del Biofiltro.
18. Ai fini dell’autorizzazione in relazione ai parametri da determinare indicati in Tabella A della Relazione sulle Emissioni R1 (pag.24), i medesimi dovranno essere integrati con la determinazione del pH matrice solida (almeno semestralmente) e del tenore carbonio organico della matrice filtrante (almeno annualmente).Dovrà inoltre essere fornita la speciazione dei VOC, di cui è previsto il monitoraggio solo come somma (vedi nota 1 a fine pagina). I parametri umidità e temperatura dovranno essere controllati quotidianamente. Durante i primi due anni successivi all’avvio dell’impianto, i parametri indicati come soggetti a controllo semestrale, dovranno essere controllati con frequenza almeno bimestrale.
19. Dovrà essere depositato, per l’approvazione di ARPAT, un Piano di monitoraggio e controllo del biofiltro, al fine di mantenerne su livelli adeguati il grado di abbattimento delle emissioni odorigene, in linea con le BAT di settore. Al fine di predisporre tale Piano il proponente può orientativamente far riferimento alle Linee guida di settore predisposte da ARTA Abruzzo.
20. In relazione alle procedure operative di gestione del biofiltro, ai fini dell’autorizzazione, il Proponente dovrà descrivere il sistema di controllo dei parametri essenziali per il buon funzionamento del biofiltro (T, U.R., pH, O2, CO2, nutrienti, etc.), le modalità di registrazione ed analisi di tali parametri, e illustrare un piano di miglioramento continuo, da attuare almeno nei primi cinque anni di gestione dell’impianto.
21. Ai fini dell’autorizzazione, nel dimensionare i due scrubber ed il biofiltro, dovrà essere verificata la rispondenza delle loro caratteristiche (portata specifica, tempi di contatto, velocità di attraversamento, rapporto tra fluido abbattente ed effluente inquinante) alle indicazioni contenute nel D.M. 29/1/2007 Emanazione di linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti, per le attività elencate nell’allegato I del D.Lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 (par. E.2.3 per Impianti di trattamento meccanico biologico).
componente Ambiente idrico, suolo e sottosuolo;
22. L’attuazione del progetto è subordinata alla preventiva realizzazione delle previste opere di messa in sicurezza idraulica dell’area e mitigazione del rischio idraulico previste nel PIP – APEA e da eseguirsi da parte del soggetto Gestore dell’APEA.
(Soggetto competente al controllo: Comune di Piombino)
componente Paesaggio e beni culturali;
23. Lungo il perimetro dell’impianto dovrà essere realizzata una cortina a verde con alberature di opportuna altezza.
(Soggetto competente al controllo: Comune di Piombino)
24. Si raccomanda di tenere in considerazione le indicazioni di finitura dei manufatti in elevazione fornite dalla Soprintendenza ai fini del rilascio del titolo edilizio.
componente Rumore e vibrazioni;
25. Durante l’attivazione dei macchinari interni agli edifici previsti e lo svolgimento delle corrispondenti attività in interno, tutti gli infissi (porte e finestre) dei due edifici devono essere mantenuti chiusi al fine di garantire l’attenuazione sonora specificata dal TCA nelle valutazioni di impatto acustico. A tal proposito dovranno essere installati infissi speciali con caratteristiche di isolamento adeguate. L’addendum 2 alla VIAc dovrà essere perfezionato mediante la sottoscrizione da parte di un Tecnico Competente in Acustica.
26. Le indagini strumentali previste dal Piano di monitoraggio acustico dovranno riguardare anche la verifica dell’impatto acustico legato al traffico indotto dall’attività. I risultati delle indagini dovranno essere inviati tempestivamente agli enti di controllo.
27. Per quanto riguarda la fase di cantiere, in fase di progettazione esecutiva, o comunque prima dell’inizio dei lavori, dovrà essere presentata, ai sensi dell’art. 16 e dell’Allegato 4 del Regolamento regionale 2R/2014, apposita domanda di autorizzazione al Comune competente. In base alla tipologia di cantiere, la richiesta di autorizzazione dovrà essere eventualmente corredata dalla relazione che dovrà specificare, tra le altre cose, le tipologie di attività rumorose previste, gli orari e la durata, i macchinari impiegati (che dovranno essere conformi alle normative tecniche di omologazione di cui al D.Lgs. 262/2002), i livelli di rumore previsti in prossimità degli edifici più esposti e la verifica del rispetto di tutti i limiti di legge del PCCA (emissione ed immissione assoluta e limite differenziale). Qualora, per alcune fasi di lavoro particolarmente rumorose, sia previsto il superamento dei limiti del PCCA (compreso il differenziale) sarà necessario richiedere al Comune competente, con le modalità previste dai regolamenti comunale e regionale, la deroga ai limiti normativi, specificando la durata dei periodi in cui si prevede che le attività svolte possano produrre il superamento dei limiti di legge e la descrizione in dettaglio dei metodi e degli interventi previsti per la riduzione dell’impatto acustico ai ricettori. (Soggetto competente al controllo: Comune di Piombino)
28. Si raccomanda l’effettuazione, nei tempi previsti dall’autorizzazione, di una campagna fonometrica già prevista dal proponente, da realizzare con l’impianto a regime con tutte le sorgenti di rumore attive compresi i mezzi d’opera per il trasporto dei materiali, l fine di attestare l’effettivo rispetto di tutti i limiti acustici ivi vigenti nelle condizioni operative di maggior criticità
Traffico indotto
29. I flussi veicolari di traffico indotto previsti (massimo di 20 transiti/die) devono essere equamente distribuiti nel periodo diurno in un numero di ore maggiore o uguale a 4. (Soggetto competente al controllo: Comune di Piombino)
Rifiuti
30. I tempi di stoccaggio prima dell’avvio al trattamento dovranno essere ridotti al minimo indispensabile.
31. Al fine di minimizzare la possibilità di formazione di microinquinanti organici come PCDD+PCDF, si suggerisce di evitare il conferimento di rifiuti con significative presenze di composti clorurati (es. rifiuti provenienti da ittiocoltura e industria lattiero-casearia).
32. Considerato che il processo in questione rappresenta una novità assoluta nel panorama nazionale, in via precauzionale, si ritiene necessario avviare gradualmente il processo anche in funzione della capacità di trattamento. Si prescrive che la fase iniziale di esercizio sia condotta prevedendo 3 moduli operativi (3 reattori), inizialmente alimentati con i medesimi CER impiegati nell’impianto di Valencia; successivamente all’esito positivo dei controlli di cui al contributo ARPAT, potranno essere attivati gli ulteriori moduli secondo le modalità che saranno indicate in sede autorizzativa. A tal fine l’azienda dovrà presentare una proposta di piano di avviamento e controllo.
33. In riferimento alla variabilità oggettiva dei CER richiesti, considerato l’avvio per fasi richiesto all’azienda, quest’ultima dovrà verificare e relazionare quanto accertato in merito alla correlazione tra rifiuti in ingresso e caratteristiche dei materiali prodotti. In particolare, si ritiene opportuno che il proponente effettui analisi statistiche per tipologia di CER trattato, con conseguente abbinamento delle caratteristiche dei prodotti ottenuti e in riferimento alla normativa tecnica di settore in relazione alla loro destinazione commerciale.
34. In sede autorizzativa dovranno essere fornite le adeguate garanzie ai sensi dell’art.184-ter per la definizione delle varie tipologie di end-of-waste derivanti dallo specifico processo produttivo, dovrà essere indicata chiaramente la norma tecnica che costituirà riferimento per la cessazione della qualifica di rifiuto, sia per l’hydrochar (green lignite), sia per il concentrato, tenendo presente gli obblighi di cui all’All.X della Parte Quinta del D.Lgs.152/06 e s.m.i., per quanto riguarda l’uso del prodotto del recupero come combustibile.
35. Nel piano di monitoraggio gestionale specifico per ogni passaggio che prevede varie tipologie di controllo dovrà essere implementato in fase autorizzativa come segue:
— per i rifiuti con CER speculare in ingresso la verifica della classificazione di pericolosità del rifiuto, nonché la verifica della documentazione che la attesta da parte del produttore dovranno, in fase di autorizzazione, essere previste e contenute nella fase “C1” come descritta negli elaborati progettuali;
— la percentuale di indesiderati dovrà essere considerata quale dato di caratterizzazione dei rifiuti in ingresso nell’esercizio dell’impianto e come tale dovrà essere misurata/stimata e registrata e compreso nella fase C1 come descritta negli elaborati progettuali.
36. L’impianto proposto rientra, parzialmente, nel campo di applicazione del documento BAT (Best Available Techniques — migliori tecniche disponibili) (BREF) “Waste Incineration” (WI) attualmente aggiornate all’agosto 2006 e per le quali è stato recentemente presento il formal draft D1 (maggio 2017), in quanto “…sebbene l’incenerimento rappresenti l’argomento principale del documento, vengono fornite anche informazioni sui processi di pirolisi e di gassificazione dei rifiuti”. Tali BAT, insieme a quelle relative a “Waste Treatment” e a “Emissions from Storage” (attualmente rispettivamente allo stato D1 e BREF) dovranno essere tenute bene presenti nella stesura della documentazione progettuale predisposta al fine di ottenere l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto. componente
Risorsa idrica e scarichi
37. Gli scarichi dovranno essere recapitati nella pubblica fognatura. Qualora al momento della messa in esercizio dell’impianto la rete fognaria non fosse ancora disponibile potrà essere utilizzato uno scarico diretto nel Fosso Cagliana con autorizzazione a carattere temporaneo.
38. Ai fini dell’autorizzazione dovrà essere fornita la stima della quantità di percolato proveniente dall’area ricezione e dall’area trattamenti e stoccato nella vasca V8 prima dell’avvio al ricircolo.
39. In fase autorizzativa, dovranno essere resi coerenti i valori di stima dei quantitativi di reflui prodotti e scaricati in corpo idrico superficiale, riportati nella Tabella scarichi in Figura 9 con quelli riportati nello schema a blocchi di Figura 7, con particolare riferimento ai valori in m3/a delle reti S1B, S1C ed S1E ed alle acque meteoriche provenienti dalle coperture (rete S1D), con portata circa equivalente a quella delle AMPP, il cui flusso non è presente in Figura 7 (cfr. anche Elab.2.2.4i rev.1).
40. Nella fase di avvio dell’impianto ed annualmente, è previsto il prelievo di acque destinate al ciclo produttivo e precisamente 500mc per l’avvio impianto e 1000mc/anno per i riavvii periodici. Tali acque non possono essere fornite dal civico acquedotto potabile, bensì eventualmente dall’acquedotto industriale da noi gestito, qualora le caratteristiche chimico fisiche delle acque da esso convogliate siano idonee al ciclo produttivo in esame. In questo caso in sede di progetto esecutivo, il Proponente si dovrà interfacciare con ASA per individuare il punto d’allaccio più idoneo, verificare la qualità delle acque in distribuzione e stabilire modalità di prelievo tali da non arrecare disservizi alle utenze già allacciate, con particolare riferimento ai tempi entro i quali si intende prelevare i 500 o i 1000 mc. Le opere all’allaccio saranno a carico del Proponente.
41. Ai fini della successiva autorizzazione, dovranno essere tenute in considerazione tutte le indicazioni di cui al parere del settore Bonifiche e autorizzazioni rifiuti prot 117002 del28/02/2018 per quanto non diversamente disciplinato dal presente quadro prescrittivo.
Articoli correlati
Ministero non finanzia né Creo né Piombino logistics
Il fantasma di Creo si aggira per l’Apea di Colmata
Giri e rigiri di una zona industriale “green”
Il tour impossibile dell’ Apea di Colmata
La qualità della Specifica Tecnica è eccellente e depone a favore della serietà dell’azienda proponente. Un aspetto da evidenziare è quello relativo alla manutenzione ed all’accudienza continua che non può venir meno, pena il degrado degli impianti e la perdita di efficienza.