Crisi: non basta solo Piombino
PIOMBINO 15 novembre - Rossana Soffritti (nella foto), prima assessore e poi sindaco di Campiglia Marittima, delinea un quadro della situazione economica della Val di Cornia e del suo Comune, da tempo legato socialmente ed anche strutturalmente all’economia prevalente delle acciaierie di Piombino.
La crisi della Lucchini è arrivata ormai ad un punto critico, l’ipotesi più rosea prevede un forte ridimensionamento del personale. Che effetti avrà questo evento nel Comune di Campiglia Marittima?
Prima di tutto spero che non sia così, spero che ci sia ancora lo spazio per una soluzione diversa. E’ chiaro però che se lo scenario dovesse essere quello del ridimensionamento della produzione e del licenziamento del personale questo avrebbe un forte impatto anche sul nostro Comune. Infatti sono ancora molte le piccole e medie imprese che orbitano nell’indotto della Lucchini, anche se c’è da dire che nel corso degli anni molte di queste hanno cercato di differenziare la loro produzione e di essere meno dipendenti dallo stabilimento.
La chiusura dello stabilimento Lucchini è un’ ipotesi nota già da decenni, quale sono le iniziative prese durante la sua legislatura su questo tema, e crede che le risposte della politica di questo territorio siano state sufficienti per affrontare questo problema?
Credo che questo territorio abbia fatto tanto per cercare di dare delle risposte ai problemi dello stabilimento; un esempio concreto è stato l’impegno speso per cercare di ammodernare le infrastrutture come l’ Autostrada e la variante 398, il porto e il lavoro costante del Sindaco di Piombino, della Regione e dei nostri Parlamentari. Fino al 2008 la strada intrapresa sulla siderurgia sembrava lineare, dopo di che la crisi del territorio, conseguenza di quella mondiale, ha fermato questi processi.
Sembra ormai chiaro che la dimensione comunale sia insufficiente per risolvere i problemi di un singolo comune, negli ultimi anni la cooperazione tra i comuni della Val di Cornia sembra essersi raffreddata; in vista delle nuove elezioni che ci saranno ad aprile quali sono le iniziative che intende proporre per rilanciare questo territorio?
E’ chiaro ormai che sia i problemi che le politiche superano i confini territoriali del singolo comune e che quindi le risposte debbano venire anche da ambiti territoriali più grandi. Un passo importate , dal punto di vista del turismo e della promozione del territorio, è il progetto “Alta maremma”. Con le altre amministrazioni avevamo iniziato un percorso di politiche condivise che avrebbe dovuto portare alla formazione dell’unione dei comuni della Val di Cornia, ci siamo resi conto però strada facendo, dato che si tratterebbe di creare un nuovo ente, che questo tipo di soluzione sarebbe stata troppo pesante sia dal punto di vista della macchina amministrativa sia dal punto di vista dei costi. La fusione Campiglia-Suvereto poteva essere l’inizio di un percorso virtuoso. Non so se riprenderemo la via del dell’unione con le altre amministrazioni, di sicuro serve un coordinamento tra amministratori per avere una strategia comune in questo territorio a prescindere dalla forma giuridica.
In questi ultimi 10 anni abbiamo visto che il turismo non può essere l’unica risposta alla crisi del settore siderurgico di questo territorio, quali sono secondo lei , i settori su cui il comune di Campiglia dovrebbe investire?
Non credo che il turismo sia la risposta in senso assoluto alla crisi del settore siderurgico. Un territorio come il nostro non può prescindere da avere un settore industriale moderno e la risposta va cercata nell’investimento sull’innovazione. Il turismo si è sviluppato molto negli ultimi decenni ma non può essere l’unico settore trainante. Il settore agricolo è un altro ambito su cui bisogna investire: questo territorio può diventare un centro di lavorazione e trasformazione dei prodotti ortofrutticoli attraverso il potenziamento della filiera.
Avete impiegato un bel po’ di tempo sulla possibile fusione tra i Comuni di Campiglia e Suvereto; a Piombino si è speso molto tempo sul discorso del passaggio sotto Grosseto. Non pensate che, invece, in questi tempi la prima priorità sia il lavoro e comunque la ricerca di proposte condivise per evitare il rischio di anni di involuzione e di sofferenza anche e soprattutto economica?
Tutto il tempo speso per cercare soluzioni che puntino a migliorare il funzionamento e il potenziamento delle amministrazioni va nella direzione di poter migliorare le risposte ai cittadini anche nell’ambito del lavoro e dei servizi. La fusione Campiglia- Suvereto poteva essere un primo passo concreto in questa direzione, che avrebbe dato una grande possibilità ai due comuni proprio di dare delle risposte ai problemi. Purtroppo questa opportunità è stata persa e ne sono dispiaciuta perché ha prevalso la paura del cambiamento rispetto alla prospettive che la fusione avrebbe portato. Devo dire che se tornassi indietro rifarei la stessa scelta perché i tempi in cui intervenire erano stretti, era un treno che non poteva non essere sfruttato, dovevo dare la possibilità ai cittadini di cogliere l’opportunità dei benefici che la fusione poteva dare.
Quanto pensate possa incidere il cambio del nome di Venturina in Venturina Terme sulla reale possibilità di inserirsi in un settore economico come quello del termalismo?
La raccolta di firme per il cambiamento del nome sta procedendo bene, credo che questo sia un passo consequenziale rispetto agli impegni economici che come Comune abbiamo sostenuto in questo settore: mi riferisco ai tanti investimenti realizzati nel parco termale con la pista ciclabile e di altri investimenti che verranno fatti in quella zona per renderla ancora più qualificata. In un mondo dove il nome di un luogo incide molto sulla sua qualificazione e determinazione, ad esempio attraverso il web, il cambio del nome è sicuramente un aspetto necessario per l’identità di Venturina come un paese in cui il termalismo è importante.
Qual è la risposta dei Comuni di fronte ad una crisi come quella che stiamo attraversando? E’ chiaro che la risoluzione non passa per gli enti locali ma essi una proposta a medio e anche lungo termine la devono indicare.
Bisogna proseguire sulle infrastrutture e lo sviluppo dell’industria in ottica moderna. Investire su un progetto comune per migliorare l’attrattività turistica della nostra parte di Toscana e puntare alla realizzazione di un polo per la trasformazione dei prodotti agricoli.
Con una grave situazione nazionale a cui si unisce una grave situazione locale, con le famiglie che davvero arrancano, come pensate di coniugare l’imposizione fiscale, già molto alta, con la richiesta di mantenere almeno i servizi essenziali?
Il primo aspetto da sottolineare è la grande difficoltà che trovano gli amministratori a fare il bilancio del proprio comune quando le politiche statali cambiano continuamente. Siamo costretti a rivedere e ritoccare il bilancio più volte nell’arco dell’anno. Occorrerebbe trovare una soluzione che permetta agli amministratori di programmare con una stabilità normativa pluriennale. Proprio in prospettiva di questa babele di normativa fiscale sono soddisfatta di avere approvato il bilancio a giugno e di non avere atteso il termine del 30 novembre, in questo modo abbiamo lavorato in modo corretto. Certo, sono convinta che non si possa rinunciare ad offrire servizi che qualificano la vita dei nostri cittadini.
E’ in corso l’iter per l’ammodernamento del porto di Piombino. Sono previste opere che richiedono l’impiego di milioni di metri cubi di materiali. Se venisse chiesto ancora una volta l’uso delle cave del vostro territorio comunale, quale sarebbe la vostra risposta?
Sicuramente per i lavori al porto verranno usati materiali di cava presenti sul nostro territorio, questo però non inciderà sui piani di coltivazione, perché la crisi ha colpito anche il settore estrattivo e le estrazioni sono indietro rispetto ai piani. Di sicuro ci sarà una concentrazione temporale dei lavori che potrebbe portare dei disagi dal punto di vista del traffico dei mezzi pesanti che aumenterà sensibilmente; su questo aspetto però abbiamo vietato il traffico dei camion nel centro di Venturina, che avrebbe potuto creare ulteriori disagi.
Sinceramente come pensa possa finire?
Io spero che possa finire bene, non basta sicuramente la speranza, ci vuole impegno, mettere in campo tutte le opportunità che ci vengono di fronte. Spero che si possa tornare ad essere un luogo simbolo dove c’è un buon connubio tra innovazione e tecnologia, tra ambiente e lavoro che sono le sfide del futuro. Occorre provare ad andare avanti proponendo sfide nuove senza avere timori di nessun genere, la gente si aspetta risposte dalla politica e la politica deve provare a darle. Credo infine, che ci sia bisogno di un legame maggiore tra politica e società legami che devono essere ripensati rispetto al passato.