Cronoprogrammi e firme ma non è successo niente
PIOMBINO 6 febbraio 2020 — Dopo la nostra esclusione dalle votazioni per eleggere la nuova RSU nelle acciaierie JSW, USB non si arrende e resterà sempre al fianco dei lavoratori di Piombino, non ci faremmo intimidire dagli attacchi. Noi abbiamo la coscienza pulita e non abbiamo paura di confrontarci con i lavoratori, la nostra partecipazione avrebbe portato più stimoli per tutti, ma forse facciamo paura e siamo scomodi. Giorno dopo giorno rimane sempre più cupo il futuro della nostra acciaieria, sopratutto dopo il rinvio del piano industriale di quatto mesi. Il Governo dopo aver ricevuto la richiesta di rinvio da parte di Jsw, non è stato ancora in grado di incontrare Jindal al Ministero dello Sviluppo Economico.
Noi di USB ribadiamo che il Governo deve farsi carico della vertenza di Piombino in modo serio e incisivo. Noi vogliamo risposte sul nostro futuro, è dal 2014 che si fanno promesse e ancora non è stato fatto niente, cronoprogrammi, firme da parte di tutti e poi? Il Ministro Patuanelli dopo una interrogazione sullo stabilimento piombinese è stato vago e evasivo e dichiara oggi che “non hanno strumenti per intervenire e obbligare Jsw con la presentazione del piano industriale”. E noi lavoratori aspettiamo in eterno? Abbiamo ammortizzatori sociali sempre più bassi 750/800 euro ed in scadenza ad ottobre, le rotazioni sono quasi assenti all’interno dello stabilimento, abbiamo più di 1000 lavoratori che non sono mani entrati per fare almeno due o tre giorni di lavoro e che sono in cassa integrazione natural durante, alcuni lavoratori all’interno fanno pure gli straordinari. Non vogliamo lavoratori di serie A o serie B, ma un’equa ridistribuzione così da aumentare il salario. Anche all’interno dello stabilimento i lavoratori attivi sono molto preoccupati per il loro futuro. Se Jindal non investirà in impianti nuovi le acciaierie diventeranno un magazzino di stoccaggio materiale e niente di più. Se nessuno ci ascolterà, bisognerà scende in piazza per manifestare ed alzare la voce per farci sentire, come abbiamo fatto noi nel mese di gennaio. Non bisogna restare succubi della situazione e delle decisioni ma lottare per cambiarle, in tutto questo chi ci rimetterà di più saranno i lavoratori e le loro famiglie e tutto il comprensorio piombinese. Tra poche settimane ci saranno le votazione per eleggere le nuove RSU, la nostra esclusione è una storia già vista anni fa, fu la Fiom ad essere esclusa da Mirafiori Pomigliano e Melfi e giustamente reclamava la democrazia sindacale. Per questo invitiamo tutti i lavoratori ad andare a votare e scrivere sulla scheda elettorale USB, così da annullarla.
USB PIOMBINO LAVORO PRIVATO
Aggiornamento del 6 febbraio ore 14:44
Irene Galletti, candidata presidente del MoVimento 5 Stelle in Toscana, e Giacomo Giannarelli, Presidente del Gruppo regionale, fanno sapere che Jindal sarà convocato a Roma il 18 febbraio.
“Jindal, Il gruppo indiano legato al mondo siderurgico, sarà convocato al MiSE il 18 febbraio, essi annunciano, per affrontare anche la questione delle acciaierie di Piombino.
Si tratta di un importante incontro per risolvere l’annosa vicenda del polo siderurgico di Piombino. Ci sono 900 operai a casa in cassa integrazione da anni ed altri 800 operativi, ma al lavoro per non più di dieci o dodici giorni al mese. Anche un altro migliaio di lavoratori e lavoratrici dell’indotto si è dovuto reinventare fra mille difficoltà un altro mestiere. Il Governo è impegnato da tempo nel far rispettare a Jindal gli impegni sottoscritti, e non mantenuti, dalla multinazionale indiana dell’acciaio. Piombino è il secondo polo siderurgico nazionale, i lavoratori e tutta la comunità hanno finalmente bisogno di una prospettiva per il futuro.”
Area Comunicazione M5S — Regione Toscana
Piombino non è più il secondo polo siderurgico italiano. Lo era, lo era stato, lo fu e non lo sarà più. Sarà un altra cosa e non occorre essere veggenti per intuirlo. Giusto difendere l’indifendibile ma nello stesso tempo prepararsi ad un diverso futuro. Quale? Non lo sappiamo ma è il momento di pensarci e come piombinesi è il momento di tagliare quel cordone ombelicale che ci ha legato per un secolo alla fabbrica. Bisogna avere il coraggio di staccare la spina ad una situazione che si protrae da 5 anni e che solo con interventi da “accanimento terapeutico” riesce a sopravvivere. Al governo dovremo chiedere sì investimenti ma a sostegno dello sviluppo di altre economie.