Da Asiu a RiMateria con strategie che mancano
PIOMBINO 26 giugno 2016 — Il Consiglio comunale di Piombino, ed immaginiamo anche tutti i Consigli comunali dei Comuni soci di Asiu, sta per approvare una deliberazione di indirizzo che dovrebbe portare
- al conferimento a Sei Toscana del ramo d’azienda che si è occupato della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati (1),
- al conferimento in RiMateria della parte restante,
- alla cessione a privati del 60% di RiMateria,
- alla liquidazione di Asiu ed all’ingresso dei Comuni nel 40% di RiMateria.
Tutto ciò naturalmente subordinatamente all’ottenimento da parte di Asiu dell’autorizzazione alla variante 4 (riqualificazione paesaggistica) delle discarica di proprietà in Loc. Ischia di Crociano che, oltre a risanare le aree, renderebbe fruibili 500mila metri cubi a servizio immediato delle operazioni di bonifica e demolizione impianti. L’occhio è rivolto anche al progetto di bonifica dell’area LI53 sulla quale è previsto il ricavo di ulteriori 1,5 milioni di metri cubi sempre per rifiuti speciali (2).
Di tutto questo Stile libero ha già parlato ampiamente tant’è che possiamo rimandare almeno all’articolo
Da Asiu a Rimateria: porte aperte per i privati.
Vale la pena, invece, di mettere l’ attenzione su alcune affermazioni che, se non chiarite politicamente, sono tali da annullare la credibilità di tutta l’operazione che, come è molto spesso accaduto non solo in questo campo, rischia di essere smentita dalla realtà dei fatti successivi e dalla loro incoerenza rispetto a ciò che prima è stato pubblicamente detto.
Asiu, si dice, ha sempre avuto affidata la gestione dei rifiuti urbani e assimilati e, in particolare il servizio di spazzamento, raccolta, stoccaggio, trasporto, trattamento, smaltimento, recupero, nonché le attività di accertamento, liquidazione e riscossione della relativa tariffa. Tutto vero ma parziale. Ciò che non si dice è
- che ad Asiu, mescolando le caratteristiche di azienda di pubblico servizio e di azienda strumentale, è stata affidata l’esecuzione di bonifiche, molto costose, come quella delle discariche di Poggio ai venti e di Città futura, senza considerare che si trattava di lavori e non di servizi, mai eseguite,
- che Asiu ha operato nel campo dei rifiuti speciali mescolando attività di privativa pubblica e di mercato,
- che tutto ciò è all’origine del rilevante debito accumulato perché ha impedito a questa azienda pubblica di fare i conti con il più semplice criterio di efficienza.
Non chiarire tutto questo comporta non poggiare la nuova operazione che si vuole fare su un terreno sicuro.
La produzione secolare di acciaio da ciclo integrale a Piombino ha prodotto, si dice, ingenti quantità di scarti di processo e gran parte di questi non è mai stata riciclata. Gli scarti in questione, si continua, possono sostituire in tutto o in parte, i materiali di cava estratti nei Comuni di Campiglia e San Vincenzo e destinati alla realizzazione delle importanti opere infrastrutturali del territorio.
Le affermazioni sono importanti perché fino ad oggi, nonostante la nascita di Tap, ora RiMateria, nel 1995 ed i finanziamenti regionali ottenuti e nonostante che la situazione fin da allora fosse identica a quella che oggi si descrive nella deliberazione, niente si é fatto. Anzi, si è fatto il contrario. Basta ricordare
- le insignificanti osservazioni del Comune di Campiglia nell’occasione dell’approvazione del piano provinciale delle cave o il non utilizzo di materiali da riciclo nei lavori portuali finora eseguiti,
- la negazione del problema da parte dei Comuni e dei partiti di maggioranza,
- gli accordi per il trasferimento delle aree industriali ad Aferpi e quelli per le bonifiche e la reindustrializzaione dove la tematica rifiuti industriali ed in particolare la LI53 sono inesistenti, con i rifilessi finanziari negativi che da questo derivano.
Cosa vogliono fare adesso i Comuni per essere coerenti a ciò che sta scritto nella deliberazione? Se la sentono di affrontare seriamente e concretamente la questione della riduzione dell’attività della cave e quella dei rifiuti industaili passati, presenti e futuri? E in quale modo intendono farlo?
Non chiarire tutto questo comporta non poggiare la nuova operazione che si vuole fare su un terreno solido.
In realtà è proprio tutta l’operazione che rischia di partire zoppicando. La ratio della proposta all’attenzione dei Consigli comunali è chiara: «…Risulta di specifico interesse pubblico per il governo territoriale dei flussi di materia mantenere una partecipazione diretta in RiMateria nella misura tale da consentire una governance pubblica delle strategie e degli indirizzi territoriali in una materia così delicata e complessa, mentre risulta di maggiore convenienza economica generale attuare tali indirizzi in modo imprenditoriale allargando la partecipazione societaria a nuovi azionisti già operatori in tale settore del mercato, al fine di acquisire presso la società le migliori conoscenze ed il know how necessario allo svolgimento ottimale delle attività dalla integrazione fra le strategie pubbliche di governo del territorio e la migliore imprenditoria di settore, si generano tutti i sani processi di sviluppo sostenibile nelle sue declinazioni economiche, sociali e territoriali…».
Dunque per il pubblico un ruolo strategico, rafforzato dalla presenza nel 40% dell’azionariato. In realtà la presenza potrebbe anche essere annullata, ciò non farebbe venire meno l’esigenza di una strategia pubblica, magari non garantita dalla partecipazione alla gestione di un’azienda ma tale da dispiegarsi sulle decisioni sugli assetti territoriali e sull’integrazione e sulla coerenza tra questi e gli accordi con altri soggetti pubblici e privati. Altrimenti la partecipazione societaria pubblica nell’azienda diventa nella migliore delle ipotesi una foglia di fico e nella peggiore cattiva gestione, così come ha dimostrata la stessa esperienza passata di Asiu.
Ad oggi queste coerenze non si sono ancora manifestate, anzi si è manifestato esattamente il contrario.
(1) Sono rifiuti urbani:
a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti a civile abitazione;
b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per quantità e qualità; l’assimilazione è disposta dal Comune in base a criteri fissati in sede statale;
c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua;
e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi ed aree cimiteriali;
f) i rifiuti da esumazioni ed estumulazioni, nonchè gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di sui alle lettere b), c) ed e).
I rifiuti speciali assimilabili agli urbani, ovvero degli urbani per assimilazione, non va confusa con quella dei rifiuti speciali che, pur rimanendo tali, possono, per libera scelta di chi li ha prodotti o comunque li detiene, essere conferiti, in base ad apposita convenzione-contratto, al gestore del servizio pubblico ove lo stesso offra tale servizio.
Infatti è espressamente prevista tra le opzioni date al produttore di rifiuti speciali, per assolvere ai propri obblighi, quella del conferimento dei rifiuti a soggetti che gestiscono il servizio di raccolta dei rifiuti urbani, con il quale sia stata stipulata apposita convenzione (art. 188, comma 2, lett. c)), in alternativa con l’autorecupero o autosmaltimento, al conferimento ad imprese specializzate ed autorizzate e alla esportazione (come ultima istanza).
Perciò non vanno confusi i “rifiuti urbani per assimilazione” ed i rifiuti speciali che, restando tali, il gestore del servizio pubblico ha la facoltà di raccogliere (ed il produttore di conferirgli), chiaramente sul presupposto che siano compatibili e consimili ai rifiuti urbani. Per tali rifiuti non è dovuto il pagamento della “tariffa” venendo il corrispettivo stabilito nella convenzione da stipularsi tra il gestore del servizio e l’utente.
(2) Sono rifiuti speciali:
a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;
b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonchè i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo, fermo restando che le terre e rocce da scavo non sono rifiuti ove ricorrano determinate condizioni (dettagliatamente stabilite dall’art. 186);
c) i rifiuti da lavorazioni industriali;
d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;
e) i rifiuti da attività commerciali;
f) i rifiuti da attività di servizio;
g) i rifiuti derivanti da attività di recupero e smaltimento di rifiuti, da potabilizzazione ed altri trattamenti delle acque, da depurazione delle acque reflue e delle emissioni in atmosfera;
h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;
i) i macchinari e le apparecchiature deteriorate ed obsolete;
l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e le loro parti;
m) il combustibile derivato da rifiuti (CDR).
Come si può parlare di riqualificazione paesaggistica quando si aumenta l’altezza della discarica facendogli superare i 30 metri? Su tutte le scelte dei Comuni pesa il debito di oltre 20 milioni di euro dell’ASIU! Tale questione sembra sparire dai dibattiti e dalle delibere ma in realtà le condiziona fortemente. I privati che entreranno in RiMateria-ASIU dovranno accollarsi tale debito ma dovranno avere in cambio la possibilità di fare affari sicuri. Gli affari immediatamente disponibili non saranno certo rappresentati dal riciclo delle scorie siderurgiche per creare conglomix o misto cementato. Tali prodotti che RiMateria intende creare non saranno competitivi nemmeno se i costi di produzione saranno pagati da chi gli porta le scorie. Per competere con prodotti simili basati su materiale naturale è necessario che siano fortemente tassati i materiali di cava.
La quarta variante alle opere di chiusura è quello che dice il titolo del progetto presentato alla Regione Toscana. Non si chiude come previsto la discarica ma se ne prolunga la vita con nuovi spazi. I nuovi volumi ricavati, oltre che dall’aumento dell’altezza, si ottengono utilizzando lo spazio compreso tra la discarica ASIU e quella ex-Lucchini. Tali spazi serviranno a contenere rifiuti speciali e non più rifiuti urbani che verranno trattati da SEI Toscana. E’ previsto anche un modulo per l’amianto da 70.000 metri cubi, insomma uno spazio di discarica da cui sarà possibile ricavare circa 25 milioni di euro a cui eventualmente si potrebbe aggiungere la nuova discarica da far nascere sulla LI53 dal valore commerciale molto superiore. Se le bonifiche non partono i nuovi spazi saranno comunque riempiti entro il 2018 dal materiale proveniente dal mercato come indicato nel progetto presentato alla Regione Toscana. Ed infine per accennare ad un solo punto critico dei molti da un punto di vista ambientale come si può mettere un modulo per l’amianto quando la stessa Regione Toscana prevede che le abitazioni civili siano a distanze superiori ai 500 metri dalla discarica quando le abitazioni di Colmata sono a distanze inferiori e vicinissime?
Egr. Sig. Carletti, mi permetta di rispondere alle Sue affermazioni. Metterò le mie considerazioni fra parentesi.
Lei dice: “Come si può parlare di riqualificazione paesaggistica quando si aumenta l’altezza della discarica facendogli superare i 30 metri?”
(E cosa impedirebbe di riqualificare paesaggisticamente una discarica che supera i 30 metri? E, soprattutto, per riqualificare un area che vede presenti quattro (numero 4) discariche, cosa si dovrebbe fare? Forse adoperare materia vergine? Oppure è meglio lasciare tutto come è?)
Poi afferma: “Su tutte le scelte dei Comuni pesa il debito di oltre 20 milioni di euro dell’ASIU! Tale questione sembra sparire dai dibattiti e dalle delibere ma in realtà le condiziona fortemente.”
(Non si capisce da quali dibattiti sarebbe sparito il debito di Asiu. Certo non da quello del Consiglio comunale. Intanto di certo (e non per i dibattiti) il debito complessivo non è più quello, ma è ben al di sotto dei 20 milioni. Poi, come qualsiasi persona che si occupa di queste cosa sa, il debito è composto da “breve” e da “medio” termine. Poi ancora, se le banche hanno rimodulato il debito e riaperto i fidi qualcosa vorrà dire. E certamente non vuol dire che ciò è dovuto ai dibattiti. Infine, il problema delle aziende, anche quelle sanissime (vedi FCA, ad esempio) non sono i debiti (che fanno tutte le aziende), ma la capacità di produrre valore. Evidentemente il sistema creditizio sta valutando che Asiu/RiMateria hanno ripreso a produrre valore. E tutto questo al di là e al di fuori dei dibattiti più o meno consapevoli della materia di cui disquisiscono.)
Inoltre dice: “I privati che entreranno in RiMateria-ASIU dovranno accollarsi tale debito ma dovranno avere in cambio la possibilità di fare affari sicuri.”
(Anche senza privati, anche se RiMateria-Asiu fosse 100% pubblica, dovrebbe fare profitti. Altrimenti produrrebbe debiti. E Lei direbbe, giustamente, che il pubblico produce debiti che Pantalone dovrebbe ripianare. Anzi, secondo la Sua impostazione quel debito dovrebbe ripianarlo Pantalone, che non ha colpe. Questo per Lei sarebbe meglio, visto che questa sarebbe l’unica alternativa)
E ancora afferma: “Gli affari immediatamente disponibili non saranno certo rappresentati dal riciclo delle scorie siderurgiche per creare conglomix o misto cementato. Tali prodotti che RiMateria intende creare non saranno competitivi nemmeno se i costi di produzione saranno pagati da chi gli porta le scorie. Per competere con prodotti simili basati su materiale naturale è necessario che siano fortemente tassati i materiali di cava.”
(Anche questa è una opinione che non corrisponde a realtà. Sia perchè il riciclo NON è solo produzione di conglomix o misto cementato bensì anche da aggregati riciclati per riempimenti (Lei sa di cosa si parla?), sia perchè su questo dato (costi-ricavi) si presume che le banche, nel valutare i numeri del Piano Industriale, siano almeno altrettanto attente di quanto lo è Lei)
E continua: “La quarta variante alle opere di chiusura è quello che dice il titolo del progetto presentato alla Regione Toscana. Non si chiude come previsto la discarica ma se ne prolunga la vita con nuovi spazi. I nuovi volumi ricavati, oltre che dall’aumento dell’altezza, si ottengono utilizzando lo spazio compreso tra la discarica ASIU e quella ex-Lucchini.”
(E dunque? Dovremmo chiudere la discarica? Cioè dovremmo portare fuori non solo i rifiuti pericolosi come stiamo facendo da anni senza che Lei si sia messo a studiare il perchè e a chi li abbiamo mandati, bensì dovremmo mandare fuori anche i rifiuti speciali prodotti dalle nostre industrie?)
E ancora: “Tali spazi serviranno a contenere rifiuti speciali e non più rifiuti urbani che verranno trattati da SEI Toscana. E’ previsto anche un modulo per l’amianto da 70.000 metri cubi, insomma uno spazio di discarica da cui sarà possibile ricavare circa 25 milioni di euro a cui eventualmente si potrebbe aggiungere la nuova discarica da far nascere sulla LI53 dal valore commerciale molto superiore.”
(Idem come sopra. A parte il fatto che è stabilito nel Piano regionale che i rifiuti urbani indifferenziati (quelli differenziati vanno tutti fuori anche quelli) non possono più andare nella discarica di Piombino, dovremmo esportare verso privati anche quei 25 milioni di ricavi e mandare a casa 40 lavoratori di Asiu rinunciando ad almeno altri 40–50 posti di lavoro nuovi?)
Poi continua: “Se le bonifiche non partono i nuovi spazi saranno comunque riempiti entro il 2018 dal materiale proveniente dal mercato come indicato nel progetto presentato alla Regione Toscana.”
(E’ il solito refrain: il mercato va bene quando si esportano e non va bene quando si importano? Va bene quando si esportano rifiuti pericolosi (infettivi, infiammabili, nucleari, amianto friabile e non, ecc…..), non va bene quando si importano non pericolosi (ma che vuol dire importare, se il Piano regionale dimensiona orientativamente il mercato a livello della Toscana? Che vuol dire importare i rifiuti se d’estate, con i turisti, i rifiuti raddoppiano?)
Dulcis in fundo: “Ed infine per accennare ad un solo punto critico dei molti da un punto di vista ambientale come si può mettere un modulo per l’amianto quando la stessa Regione Toscana prevede che le abitazioni civili siano a distanze superiori ai 500 metri dalla discarica quando le abitazioni di Colmata sono a distanze inferiori e vicinissime?”
(E qui Lei continua a giocare sull’equivoco. Si adoperano mezze verità per dire intere bugie. Ma queste saranno cose che dirimerà l’Ente autorizzatore)
(La morale del Suo intervento è la solita: era meglio quando si stava peggio. Opinione legittima ma, evidentemente, ce ne sono anche altre. Del tipo: c’è da tenere insieme risanamento finanziario, risanamento ambientale, salvaguardia di posti di lavoro (e di lavoratori in carne ed ossa) e sviluppo di una impresa nel segno dell’economia circolare e della possibilità di guadagnare qualche posto di lavoro. Si può pensare anche così. O no? Io la penso così)
La risposta di Poli è abbastanza lunga ma io che sono di poche parole vorrei vedere i fatti dai nostri Comuni, che accettano tutto quello che il partito vuole. Allora i debiti che si dice sono 20 milioni (c’è chi dubita che siano molti di più) come si ripianano? Il fatto strano è che una cifra così per una grande azienda privata sarebbe un peso enorme ed invece per le aziende pubbliche del nostro territorio sono bazzecole. Poiché fino ad oggi la gestione di Asiu da parte di personaggi politici ha portato a questo disastro vedremo il prossimo futuro come finirà questo debito.
ERRORI E DEBITI, CHE PROBLEMA C’E’? BASTA AUMENTARE LE TARIFFE, TANTO NESSUNO PROTESTA (MAI ANDARE CONTRO IL PARTITO).