Da Lucchini alla reindustrializzazione 2012/2013
PIOMBINO 6 settembre 2016 — I lettori possono scaricare dalle PUBBLICAZIONI il primo volume dell’ ebook “La Val di Cornia dalla Lucchini alla reindustrializzazione” che raccoglie gli articoli pubblicati da Stile libero Idee dalla Val di Cornia dagli ultimi mesi del 2012 al dicembre 2013.
In realtà gli avvenimenti e gli atti che fanno da inizio e termine di questa parte della vicenda sono da un lato il decreto ministeriale del 21 dicembre 2012 con il quale la società Lucchini fu ammessa alla procedura straordinaria a norma della cosiddetta Prodi bis1 e la sentenza del 7 gennaio 2013 con la quale il Tribunale di Livorno ha dichiarato lo stato di insolvenza della Lucchini, dall’altro lo spegnimento dell’altoforno e l’emissione del bando per la vendita della Lucchini.
In mezzo il riconoscimento del sistema locale del lavoro di Piombino come area di crisi industriale complessa e la firma di accordi per infrastrutturazione, riqualificazione ambientale e reindustrializzazione dell’area portuale di Piombino.
Sono raccolti gli articoli che in senso stretto riguardano i due temi in oggetto (crisi della siderurgia e reindustrializzazione), temi che peraltro si intrecciano con almeno altri due argomenti esclusi: le infrastrutture, ed in particolare l’ammodernamento della strada statale 398 come parte della realizzanda autostrada da Rosignano a Civitavecchia, e la vicenda dello smantellamento della Concordia. Costituiranno materia di altre pubblicazioni.
Il mantenimento delle produzioni siderurgiche ed anche del ciclo integrale (il bando di vendita comprende questa ipotesi tra quelle che possono essere oggetto di offerta) è il leitmotiv della vicenda. Non che non siano stati affacciati altri orizzonti ma la sostanza è stata che né le istituzioni pubbliche né i sindacati ne hanno fatto oggetto di seria riflessione. È prevalsa la volontà del mantenimento dell’esistente, forse la sua riqualificazione, ma sempre all’interno del perimetro delle produzioni siderurgiche. Pur in una situazione di mercato e di equilibri internazionali che spingevano in senso opposto.
Addirittura anche il potenziamento delle infrastrutture portuali, del tutto non integrato in un programma che comprendesse i necessari collegamenti viari e ferroviari, è stato per molti aspetti giustificato dal supporto che avrebbe dato alle attività siderurgiche nella forma strampalata del rottame di ferro che sarebbe derivato dalla demolizione di navi (Concordia compresa) e dal vantaggio di fondali più profondi.
L’ipotesi di un piano integrato di riconversione territoriale, in realtà, non è mai stato preso in considerazione. Il fatto che di esso non siano state messe in questo periodo nemmeno le premesse avrà successivamente conseguenze negative che non sono ad oggi terminate. Anzi se ne risentiranno gli strascichi molto a lungo nel tempo sia dal punto di vista dell’economia che da quello dell’occupazione della Val di Cornia.
(Foto di Pino Bertelli)