Da Poggio ai Venti, Città futura e porto una lezione
PIOMBINO 11 marzo 2019 — Nella risposta data dal sottosegretario di Stato per l’Ambiente Salvatore Micillo al deputato Riccardo Ricciardi sui tempi delle bonifiche ambientali del Sito di Interesse Nazionale di Piombino vengono date informazioni, sulla bonifica di Città futura e Poggio ai Venti e sullo stato della realizzazione dell’infrastruttura portuale di Piombino, che meritano qualche commento. Le notizie non sono inedite perché Stile libero Idee dalla Val di Cornia le ha rese note più e più volte (Poggio ai Venti: i lavori li fa l’Autorità portuale , Lunga storia non finita della bonifica di Città futura). Vale la pena di esaminarle dal punto di vista delle modalità di gestione dei finanziamenti pubblici perché, in corpore vili, si va al cuore di uno, forse il maggiore, dei problemi dello Stato italiano, la sua incapacità cioè di mettere in valore ciò che stanzia e di pretendere da coloro che sono finanziati che la spesa e le relative opere vengano terminate entro un tempo certo. Non vogliamo caricare di troppi significati il problema ma in realtà per questa strada si va a sbattere contro l’incapacità di diminuire il debito pubblico, dato che questi soldi non spesi o spesi parzialmente e malamente vanno ad incidere proprio su di esso. E quello di Piombino è solo un caso, magari piccolo, a confronto con tanti altri che, però, hanno le stesse caratteristiche.
Il sottosegretario dice che “…Con riferimento agli interventi di competenza del Comune di Piombino, si evidenzia che per l’area denominata “Città Futura” è stata chiesta al Comune la trasmissione di un’idonea variante al progetto definitivo di bonifica dell’area. Per la messa in sicurezza permanente delle ex discariche di Poggio ai Venti, in ragione delle difficoltà incontrate dal Comune, il commissario straordinario ha attivato i poteri sostitutivi e ha disposto di avvalersi dell’autorità portuale di Piombino per la progettazione ed esecuzione dell’intervento…”.
Ciò che il sottosegretario non dice è che i 13.500.000 euro per la bonifica di Città futura e quelli per la bonifica di Poggio ai Venti, diventati 8.000.000 di euro, sono stati stanziati e trasferiti al Comune di Piombino per gran parte a partire dal 2009 in virtù di un accordo di programma del 2007 e che dunque si tratta di soldi stanziati, pagati, entrati nel gran calderone del debito pubblico e non trasformati in opere ormai da molti anni. Per Poggio ai Venti si continua, con parte di quei soldi, a raccogliere il percolato.
La cosa probabilmente non è sorprendente per gli usi e costumi italiani ma se solo si adottassero i sistemi europei quei finanziamenti sarebbero già decaduti e restituiti al mittente dal Comune inadempiente alla Commissione europea. Che è una regola saggia e giusta. Ma in Italia non si segue e così si continua a finanziare opere di cui non esiste nemmeno il progetto, oltretutto non pretendendo la rendicontazione in tempi dati. Naturalmente ci si meraviglia poi delle opere non finite, mentre basterebbe cambiare semplicemente il meccanismo e tutto andrebbe a posto.
Il caso delle infrastrutture portuali è diverse ma non per questo meno interessante.
Dice il sottosegretario: “…per quanto concerne gli interventi infrastrutturali previsti nell’ambito dell’accordo di programma quadro del 12 agosto 2013, sottoscritto tra il Mise, il MEF, il MIT, il MATTM, la regione Toscana, la provincia di Livorno, il comune di Piombino e l’autorità portuale di Piombino, l’autorità portuale ha concluso il 9 giugno 2016 gli “Interventi infrastrutturali anche a carattere ambientale in attuazione del nuovo piano regolatore portuale per il rilancio e la competitività industriale e portuale del porto di Piombino”.In data 25 luglio 2017 è stato effettuato il collaudo tecnico-amministrativo dell’intera opera, previo collaudo statico. L’importo complessivo dell’intervento è risultato di circa 90 milioni di euro. Risulta in corso di realizzazione il raccordo e il prolungamento del molo “Batteria” e risulta ultimato il progetto definitivo della nuova strada d’ingresso al Porto di Piombino…”.
In questo caso i finanziamenti assegnati cinque anni fa sono stati, almeno parzialmente, spesi, a differenza degli altri. Ciò che non viene detto è che sono stati spesi per opere non agibili o meglio per opere non definite e funzionali, per opere incomplete, insomma. Parliamo di opere che una volta terminate non sono raggiungibili con infrastrutture viarie e ferroviarie, con i servizi tecnologici e così via. Si è preferito disperdere i finanziamenti in diverse direzioni invece di concentrarli in un’opera compiuta e così si arriva alla situazione descritta nei protocolli d’intesa firmati recentemente da Regione Toscana, Autorità portuale , Nuovo Pignone e PIM che dicono sostanzialmente che ci vuole altro tempo perché quelle infrastrutture non ci sono.
Il problema in questo caso riguarda il modo in cui vengono erogati i finanziamenti: il vecchio stralcio funzionale pare proprio che non esista più.
E così da un lato il debito pubblico aumenta, dall’altro i soldi spesi non danno nessuna resa in termini di sviluppo e lavoro, i fini per cui erano stati stanziati.