Dal Comitato cittadino alla Cevalco spa
«…Con i tagli delle risorse ai Comuni – andava ripetendo il sindaco Silvia Velo, alla fine del 2005 – o bisognerà tagliare i servizi o aumentare i tributi locali…».
Non si sapeva bene da dove cominciare per gli effetti della legge finanziaria del governo Berlusconi. Tra gli amministratori della maggioranza politica dell’epoca aleggiava una vera e propria disperazione.
Negli ultimi otto anni il ritornello
non è cambiato. A ripeterlo recentemente è stata la sindaca Rosanna Soffritti che ha detto: «Con gli ultimi tagli delle risorse effettuati dal Governo centrale agli Enti locali ci mancano 800 mila euro per compilare il bilancio di previsione dell’anno in corso».
Ci si dimentica però o si preferisce non ricordare gli sprechi delle risorse negli anni di maggiori disponibilità.
Per cominciare, alla chiusura del bilancio, il 31 dicembre 2006, si scoprì un bel gruzzolo all’attivo: 1milione e 577.333,07 euro per l’esattezza.
Due erano le ipotesi che si ponevano per spiegare la positiva sorpresa: o l’amministrazione comunale aveva sbagliato le previsioni oppure c’erano state entrate impreviste ed imprevedibili. Invece risultarono esatte entrambe le ipotesi. Chi ha scarsa dimestichezza con i conti pubblici si chiede: «Ma nel corso dell’anno, con le diverse e continue variazioni di bilancio, sia i tecnici che i politici non potevano aggiustare l’andamento dei conti?»
Come fu utilizzato il tesoretto?
Non fu ridotta l’Ici, non furono abolite le addizionali, nemmeno in parte, non furono acquistati alloggi popolari da destinare alle famiglie bisognose o per altre importanti necessità della cittadinanza. Non si fecero impianti fotovoltaici per il risparmio energetico (bastava ricoprire le superfici dei capannoni della Cavalco, il bocciodromo, lo stadio S. Lucia, le Scuole del Comune, il deposito comunale e sostituire tutte le lampadine con quelle a risparmio energetico). Niente di tutto questo, il tesoretto fu utilizzato per ripianare i debiti della Cavalco Spa.
La Cevalco continuava a navigare nei debiti nonostante il milione e 80mila euro incassati con la vendita alla Bic Toscana del capannone H e del parterre antistante, pari a circa il 40% del suo patrimonio immobiliare.
«Dopo il dimezzamento delle aree espositive, — osservò Paolo Ponsini, presidente pro tempore della Cevalco — non siamo in grado di valutare appieno quale potrà essere il risultato economico della fiera mostra, pur facendo ogni sforzo di miglioramento e di innovazione». Al contrario, invece dei miglioramenti e delle innovazioni, seguirono la chiusura definitiva di Etruriarte, una manifestazione di livello internazionale, diretta da Renzo Mezzacapo, che dopo 10 edizioni aveva raggiunto la ragguardevole cifra di oltre 400 artisti partecipanti e “Caval di Cornia” che si svolgeva sul parterre antistante il capannone H, e così via. Quindi meno spazi disponibili, meno iniziative, meno entrate e di conseguenza maggiori difficoltà per pagare i mutui e i relativi interessi bancari.
In definitiva, cosa fa da tempo la Cevalco? Organizza, a fine maggio, un mercato per una settimana. Gli addetti ai lavori la definiscono “fiera di primavera”, mentre la maggior parte della gente la considera invece — né più né meno — un insieme di bancarelle, di merce comune, di operatori e commercianti che si vedono normalmente nei mercati settimanali della zona e dintorni. A parte i mezzi agricoli e le tante automobili parcheggiate nel piazzale che si possono ammirare esposte tutto l’anno nelle filiali delle rispettive case automobilistiche. Nella seconda metà di agosto, come da tradizione, gli spazi fieristici vengono dati in affitto agli organizzatori della “festa dell’Unità”, mentre un paio di iniziative, come aeromodellismo e “natura e cucina” vengono organizzate e gestite dal Comitato Cittadino. Una società per azioni, con questo limitato utilizzo delle strutture non potrà certo sopravvivere, né può andare lontano. Al massimo potrà andare in Tribunale a depositare i libri sociali. Ma non è stato così perché da sempre è arrivato il soccorso del maggior azionista di riferimento, cioè il Comune di Campiglia (con il 47,216% del capitale sociale) a sovvenzionare buona parte delle perdite.
Ma la travagliata storia della Fiera Mostra continua e il capitolo più interessante sarà scritto nel 2007, quando, dopo 18 anni di vicende giudiziarie, il signor Gino Mazzarri vince la causa intentata nei confronti del Comune di Campiglia Marittima per l’esproprio dell’area di oltre 16mila mq. ceduta alla Cevalco per la costruzione dei capannoni. La sentenza n° 898, emessa dalla Corte di Appello di Firenze il 25 maggio 2007, sancì e condannò definitivamente il Comune di Campiglia al pagamento di € 1.958.546,33 a favore di Mazzarri oltre a € 46.000 per spese legali.
Chi sborsò gli oltre i due milioni di euro per risarcire Gino Mazzarri? Come avrebbe fatto a pagare più di due milioni di euro la Cevalco, sull’orlo del fallimento, se non era in grado di pagare i mutui che gravavano ancora sui capannoni?
Semplice! Agli amministratori comunali non difetta la fantasia!
Il Comune di Campiglia, cioè il sindaco pro tempore Silvia Velo e la sua maggioranza, acquistò i capannoni e le aree della Fiera con un leasing di 3 milioni e 242 mila euro (secondo la stima del catasto), ad eccezione della palazzina degli uffici.
Con la vendita del patrimonio immobiliare la Cevalco restituì i due milioni al signor Mazzarri per il conguaglio delle aree espropriate e con la restante parte azzerò i residui mutui con le banche.
Tutta l’operazione – a debito estinto dopo 15 anni — ammonterà a 5 milioni e 300 mila euro, interessi compresi, per salvare la Cevalco dal fallimento. A che pro? Quali effetti positivi ha prodotto per la comunità? Ha comportato occupazione? Vantaggi economici? Niente di tutto questo, al contrario resta un debito che graverà sui cittadini per altri nove anni dal momento che, ad oggi, ne sono trascorsi solo sei.