Diciottomila pasti e gli italiani aumentano
PIOMBINO 15 dicembre 2013 — La San Vincenzo de Paoli è un’organizzazione laica a livello mondiale di ispirazione cattolica al servizio degli ultimi. È strutturata in gruppi chiamati Conferenze, con oltre un milione di consorelle e confratelli sparsi in tutto il mondo.
La Conferenza “Sant’Antimo” di Piombino (http://piombino.sanvincenzoitalia.it/documenti/homepage.html) è stata costituita nel 1941 per volontà di Don Ivo Micheletti, allora Parroco di Sant’Antimo martire. Era il lontano 8 marzo 1941 quando i confratelli Baldi, Bizzarri, Catelli, Cerri, Cozzatelli, Crecchi, Magni, Paladini e Vanni, dopo una prima riunione introduttiva, istituirono la prima Conferenza della Società di San Vincenzo de Paoli a Piombino. Le pagine ingiallite del registro dei verbali della Società evidenziano lo slancio, la generosità, il disinteresse e lo spirito d’iniziativa di quei giovani che, sotto la guida spirituale dell’abate Don Ivo Micheletti, seppero orientare le loro aspirazioni, la loro intelligenza ed il loro cuore verso uno spirito comunitario che si tradusse in realizzazioni pratiche di notevole valore, a testimonianza del loro amore per Dio riflesso nell’amore ai fratelli poveri. Le loro riunioni furono quindi un vero e proprio atto di fede che si concretizzava in numerosissimi atti di carità: la distribuzione di buoni-acquisto alle famiglie bisognose, la visita alle persone ammalate, agli anziani abbandonati. Col passare degli anni le attività si sono moltiplicate e diversificate sempre più, tese a realizzare il precetto cristiano della carità. Attraverso le visite domiciliari si è cercato di portare conforto a quelle famiglie assillate da seri problemi economici, di salute e non solo, facendosi carico di spese insostenibili e di necessità prioritarie. Da oltre quarant’anni sono iniziate le visite ai detenuti del carcere di Pianosa prima e successivamente di Porto Azzurro, altro pianeta di miserie umane, in gran parte inesplorato e negletto. Con le persone detenute si è costruito un percorso finalizzato non solo all’assistenza e al soddisfacimento di bisogni primari, ma soprattutto al sostegno morale ed al reinserimento sociale, azione estesa spesso anche alle loro famiglie. È nata poi la mensa dei poveri, che oggi vede sedute attorno ai propri tavoli dalle 50 alle 70 persone al giorno. Nella propria sede di via Landi può dare anche accoglienza e ospitalità temporanea a un numero limitato di persone.
Attualmente la Conferenza “Sant’Antimo” di Piombino fa parte del Consiglio Centrale Interprovinciale di Livorno e Grosseto – Onlus, insieme alla Conferenza “S. Leopoldo” di Follonica, “S. Bernardo abate” di Donoratico e “S. Gregorio VII” di Pitigliano. Dal 2000 il Consiglio Centrale è iscritto all’Albo Regionale del Volontariato per la Provincia di Livorno.
Pier Luigi Pucci ha così risposto alle nostre domande.
L’attività che meritoriamente porta avanti la San Vincenzo de Paoli vi mette a contatto con la povertà. Pensando alla vostra esperienza pluriennale come è cambiata la povertà a Piombino? E’ aumentata? E’ diminuita? In particolare dal 2010 cosa è successo?
Le povertà non sono mai uguali, ma sono sempre presenti in ogni società, ne seguono le trasformazioni e talvolta sono poco riconoscibili. Quelle maggiormente evidenti sono legate alla condizione economica, ma quelle più pericolose nascono da uno scadimento etico-politico-culturale che in questi ultimi anni sta emergendo in tutta evidenza. Dal 2010 assistiamo ad un progressivo impoverimento generale che ha colpito anche il nostro territorio, a causa della pesantissima crisi generale, ma anche delle notevoli ripercussioni locali per la perdita occupazionale.
Sono cambiate le persone che essendo in povertà si rivolgono a voi?
Resta più o meno stabile il numero degli stranieri, mentre è notevolmente aumentato il numero dei nostri concittadini che non riescono più a far fronte alle necessità familiari, a causa della disoccupazione o della riduzione del proprio reddito.
Sono cambiate le richieste che vi rivolgono?
C’è una crescente richiesta di beni primari quali il cibo, il vestiario, i medicinali, ma le difficoltà che si aggiungono sono quelle legate alla conduzione di una casa, a cominciare dall’affitto, al pagamento delle utenze, ai costi dell’istruzione dei figli. Si consideri poi che chi si rivolge alla San Vincenzo, come ad altri enti assistenziali, lo fa dopo aver tentato invano altre soluzioni, dovendo peraltro superare la vergogna di dichiarare la propria non autosufficienza. Si pongono quindi implicazioni serie, che, partendo dal bisogno materiale, incidono sull’aspetto psicologico e devono essere perciò trattate con particolare sensibilità e attenzione.
Cambiamo la prospettiva e guardiamo dalla parte dell’aiuto di cui voi stessi avete bisogno per portare avanti la vostra opera. E’ cambiato il rapporto tra la cittadinanza e voi? E’ cambiato il rapporto tra le istituzioni e voi?
La San Vincenzo a Piombino è divenuta essa stessa un’istituzione, per così dire, perché in oltre settant’anni di vita ha dimostrato di saper operare concretamente per il sostegno dei bisognosi, quando questi non trovano altre risposte. Peraltro, l’ideale vincenziano è quello di aiutare le persone a compiere un cammino di riscatto dalle loro povertà, non necessariamente economiche, attraverso un sostegno che nasce in un rapporto di amicizia, rispettoso della dignità di ciascuno a prescindere da storie personali spesso sciagurate.
C’è un buon rapporto con i cittadini, che mostrano sensibilità e rispondono sempre generosamente ai nostri appelli, alle raccolte che organizziamo e c’inviano offerte. C’è un buon rapporto anche con le istituzioni pubbliche e con gli enti privati. Purtroppo la continua erosione delle risorse destinate al welfare state fa sì che si assottigliano anche i contributi che noi riceviamo a fronte dei servizi offerti. Se è vero il principio per cui “non si deve dare per carità ciò che spetta per giustizia”, è pur vero che la carità cristiana non può attendere i tempi delle istituzioni, opera spontaneamente, anche se con mezzi modesti, e si fa voce di chi non trova risposte.
Da parte loro, gli enti privati — fondazioni, società commerciali, artigianali, industriali – ci sostengono come possono, finanziando in parte i nostri progetti, donandoci prodotti alimentari ecc.
La mensa di Via Landi funziona anche grazie al cibo che i nostri volontari ritirano giornalmente nei supermercati di Piombino e circondario, in virtù della “legge del buon samaritano”, ma anche grazie alle assegnazioni del Banco Alimentare, da ciò che ci viene donato giornalmente dai panificatori di Piombino, da commercianti e produttori locali. È un servizio importante, che può essere ancora migliorato, e che centra due obbiettivi: quello caritativo-umanitario e quello di sensibilizzare le persone a non sprecare il cibo.
Ma le risorse che ci mancano maggiormente sono quelle umane, perché il tempo, le competenze, la disponibilità sono beni preziosi che fanno del volontariato un fenomeno da preservare e incentivare, per una cultura della solidarietà, per un senso civico che ci faccia sentire tutti partecipi e responsabili della società che vogliamo rendere migliore.
Quali sono gli aiuti che concretamente offrite sia qualitativamente sia quantitativamente?
In quest’anno 2013 ricorre il bicentenario della nascita del beato Federico Ozanam, fondatore nel 1833 con altri studenti parigini della prima Conferenza di Carità. Figura giovanissima di grande fede e intelletto, docente all’Università della Sorbona di Parigi, ispirandosi all’esempio di San Vincenzo de Paoli – il santo della carità vissuto nel 1600 — fu precursore dell’impegno dei laici nella Chiesa.
Ozanam c’insegna che non si può vivere la carità, se non come una delle tre virtù teologali. Carità è giustizia, non è elemosina, ma è dono e insieme riconoscimento della dignità umana, desiderio di superare le ingiustizie che generano appunto la povertà. E questo si può fare solo attraverso un rapporto diretto e personale, conoscendo le persone e i loro bisogni, vedendole come fratelli e sorelle da aiutare, non tanto come contenitori da riempire di cose materiali.
Sul piano quantitativo si può dire che ogni anno serviamo circa 18.000 pasti alla mensa di Via Landi, oltre al cibo che distribuiamo due volte alla settimana, ogni volta 50 – 70 pacchi. Sono centinaia le famiglie e le persone singole aiutate, tra stranieri e connazionali, questi ultimi in continuo aumento.
C’è poi la distribuzione del vestiario, anch’essa con cadenza bisettimanale, per diverse migliaia di capi all’anno. Si forniscono medicinali a chi non può acquistarli, si pagano bombole di gas, bollette energetiche, contributi per affitti e aiuti in denaro per varie necessità primarie, che ammontano a diverse decine di migliaia di euro. Il bilancio complessivo della San Vincenzo di Piombino supera i 140.000 euro effettivi spesi a fronte dei servizi offerti, salvo il valore non indifferente delle merci ricevute in donazione e distribuite.
(Foto di Pino Bertelli)