Dire la verità ai cittadini anche se scomoda
PIOMBINO 15 aprile 2017 — Intanto la nostra posizione salda che da sempre portiamo avanti è la seguente:
- noi mai daremo mandato a sindaco e governo PD di cacciare Rebrab e di socializzare con loro il fallimento dell’operazione;
- pensiamo che sia necessario un intervento pubblico forte, con o senza Rebrab, perché si riprenda la produzione di acciaio e perché si garantisca il lavoro a tutti gli operai diretti e indiretti, e questa è l’unica soluzione.
Un intervento governativo che, come in molti altri casi, da Alitalia alle banche amiche, è intervenuto mostrando che i soldi se si vuole ci sono. Un intervento governativo che finalmente porti avanti le necessarie bonifiche delle aree industriali, che favorisca l’adeguamento delle infrastrutture e per prima cosa della S.S. 398 fino al porto, con il vecchio tracciato e non con il nuovo e scellerato previsto per sudditanza alle richieste degli imprenditori, che si preoccupi di garantire i necessari corsi di aggiornamento e le norme di sicurezza adeguate per i lavoratori che in tali bonifiche saranno coinvolti e che, una volta per tutte, si impegni a disegnare un serio piano industriale per questo Paese, volontà che fino a questo momento ci è apparsa assente, mentre molto chiara ci è apparsa la volontà di favorire la speculazione e la finanza. Accogliamo quindi con soddisfazione, ma anche molto stupore, il prolificare sulla stampa locale di dichiarazioni in merito alla vicenda Aferpi che convergono su quanto Rifondazione Comunista sostiene, a lungo inascoltata, ed a volte anche sbeffeggiata, da ormai due anni, con coerenza e determinazione. Qualcuno che oggi invoca l’intervento dello Stato nella questione delle acciaierie piombinesi, pochi mesi fa in una assemblea pubblica al Perticale ci attaccò violentemente sostenendo che non esisteva un piano B, che dovevamo stare tutti uniti intorno all’ipotesi Rebrab, anche a costo di avallare una scellerata variante al piano regolatore, pur di compiacerlo e facilitarlo nella sua opera di salvataggio della produzione. E simili posizioni aveva manifestato anche qualche autorevole parlamentare locale che per tutto ll 2015 eil 2016 ha sostenuto fortemente e più volte la mancanza di un piano B e l’inutilità di prevedere altre soluzioni ed adesso si scaglia contro la proprietà algerina indicandola come unica responsabile della attuale situazione di totale stallo e di incertezza, mentre noi già indicavamo le inconsistenza della soluzione Rebrab e la necessità di un intervento forte del Governo per redimere la situazione. Abbiamo visto anche il Sindaco invocare l’intervento del Governo, quel Sindaco che solo quattro mesi fa, in un infuocato consiglio comunale attaccò il nostro partito insieme alla sua maggioranza, solo perchè sostenevamo quello che adesso lui si affanna a sostenere, fingendo di fare la voce grossa. In quel consiglio fummo additati come persone moralmente povere perché indicavamo le reali responsabilità del disastro Aferpi individuandole nel Governo e nelle amministrazioni locali, e fummo minacciati di non provare a salire sul carro del vincitore nel momento in cui il lavoro sarebbe tornato e questo territorio avrebbe vissuto le “magnifiche sorti e progressive” che loro ci stavano prospettando. E adesso che fa? Viene sulle nostre posizioni e le fa sue? Davvero uno strano modo di far politica. Il nostro modo di fare politica è un po’ diverso, forse scomodo ma diverso. A noi piace la coerenza e amiamo anche dire la verità ai cittadini, seppure questa appaia scomoda o disturbante. A noi sarebbe piaciuto avere per il 18 aprile un consiglio comunale aperto, nel quale tutti avessero la possibilità, ovviamente nei limiti del regolamento ed in modo ordinato e corretto, le propria opinione. A noi non piacciono le pseudo — occupazioni amichevoli, dove sono previsti degli orari di “visita” e dove solo le RSU si sono autoproclamate uniche portavoce degli operai, dove si mangiano amichevolmente pizza e pasticcini insieme a chi ha creato questa situazione incresciosa e nel frattempo si attaccano ferocemente e scompostamente quei rappresentanti dei lavoratori, come loro eletti e dunque legittimati nella loro visone ad esprimere la propria opinione, soltanto perché manifestano un punto di vista divergente da quello dettato dal partito di maggioranza. E nemmeno si può impedire un consiglio comunale aperto, appellandosi ad un presunto timore delle reazioni scomposte dei cittadini e degli operi, che anzi in questi anni difficili hanno dimostrato di avere un enorme senso civico ed un grandissimo rispetto delle regole e delle Istituzioni. Ed anche una notevole pazienza. Come non si può chiedere alle opposizioni di firmare un documento condiviso se tale non è ma che, anzi, con arroganza è proposto esclusivamente dalla maggioranza. Nei prossimi giorni valuteremo la possibilità di mettere in campo alcune iniziative concrete di protesta, più idonee a coinvolgere la popolazione ed i lavoratori della triste passerella alla quale abbiamo assistito in consiglio comunale
Rifondazione Comunista Circolo di Piombino