Una discarica non è un nuovo modello di sviluppo
PIOMBINO 7 agosto 2017 — Che una discarica sia il nuovo modello di sviluppo è assai arduo sostenerlo. Lo si può fare, così come fanno da tempo sindaci, assessori e dirigenti del maggior partito di governo del territorio, ma non si può pretendere che sia credibile. Tanto più quando di nuovo c’è ben poco.
È la storia della discarica di Ischia di Crociano, data come volano dell’economia circolare, che oggi raccoglie rifiuti speciali (¹) da ogni dove mentre i rifiuti urbani (¹) vanno a Grosseto e Campagnatico.
In realtà li ospitava anche ieri mentre accoglieva anche i rifiuti urbani.
Questi i dati in termini di ricavi annui di una simile attività:
Come si vede accogliere rifiuti speciali è un’attività che viene da lontano, del resto esaltata nel 2012 dall’allora sindaco Anselmi con queste parole: «…avere una discarica ibrida, quindi anche una discarica adatta a ricevere rifiuti speciali, non solo ci ha consentito nel corso degli anni di tenere un’impostazione tariffaria – soprattutto con i meccanismi che sono stati congegnati anche per merito delle decisioni del consiglio comunale sulla città di Piombino – un’architettura tariffaria di chiara matrice socially oriented, noi abbiamo dovuto aumentare le tariffe due anni fa, in ossequio alla legge che dice che i costi devono essere coperti dal sistema tariffario. Abbiamo tenuto le tariffe basse fino all’ultimo momento possibile, dopodiché il Consiglio è stato chiamato a pronunciarsi, ma è stato il decreto 152/2006 – che è una legge nazionale – ad obbligarci a fare questo…».
In altre parole sono stati accolti rifiuti speciali per tenere basse le tariffe pagate per il servizio dei rifiuti urbani con il risultato che la discarica è andata in esaurimento prima del dovuto, nel tempo si è dovuto diminuire l’afflusso di rifiuti speciali, non si sono utilizzati gli introiti da rifiuti speciali per investimenti adeguati e sostenibili, l’efficienza del servizio rifiuti urbani è stato un tema trascurato, l’Asiu si è riempita di debiti fino alla difficilissima situazione attuale. Situazione che si tenta di recuperare non accogliendo più rifiuti urbani ed incrementando l’afflusso di rifiuti speciali dopo che
- dal 1° di novembre 2015 dei rifiuti urbani si occupa Sei Toscana (il gestore dell’ ATO Rifiuti Toscana Sud),
- nel gennaio 2016 è stato presentato il progetto esecutivo relativo alla variante 4 (rialzo discarica ex Asiu e appoggio alla ex Lucchini),
- nell’agosto 2016, è stata ottenuta l’autorizzazione.
Del resto è lo stesso presidente di RiMateria, Valerio Caramassi, che ha parlato esplicitamente ed onestamente di crisi finanziaria e di rischio di fallimento di Asiu.
E così nel 2016 i ricavi da rifiuti speciali raggiungono le cifre massime ottenute dieci anni fa.
Di questo si può discutere ed assentire e/o dissentire, quello che però non è accettabile è che si strologhi, da parte di sindaci, assessori e dirigenti del maggiore partito di governo del territorio, su economia circolare e nuovo sviluppo della Val di Cornia come se l’arrivo dei rifiuti speciali fosse solo il primo tassello di un progetto più ampio che passa dalle bonifiche del territorio già occupato dalle industrie e dall’attrezzatura da costruire in Val di Cornia per una filiera fatta di smaltimento e riciclo di rifiuti industriali.
In teoria forse sì, ma non certo in pratica.
Se così fosse le discariche ex Lucchini sarebbero state inserite nell’accordo di programma con Cevital/Aferpi e passate all’algerino acquirente così come il loro risanamento, ma così non è stato.
Se così fosse l’eliminazione dei cumuli di rifiuti industriali sempre presenti in quella zona sarebbe stata preliminare alle bonifiche in capo a Cevital/Aferpi e Invitalia, ma così non è stato. Anzi, non sarebbe stata cancellata dai progetti di bonifica o dai preliminari di progetti di bonifica che l’uno e l’altro hanno presentato, ma così invece è stato.
Se così fosse stato la riduzione delle attività delle cave ed il risanamento di quelle zone sarebbe stato un tema di analisi, studio e programmazione e non, ci limitiamo agli ultimi tempi, di prolungamento delle loro attività.
Ovviamente si può discutere di tutto, compresa l’ipotesi di fare della Val di Cornia un esempio di economia circolare, ma allora si deve avere il coraggio e l’onestà di dire le cose come stanno e di mettere nel posto giusto tutte le caselle del mosaico.
(¹) Secondo il Ministero dell’ambiente
fanno parte dei rifiuti urbani
rifiuti domestici anche ingombranti rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade
rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche
rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali,
fanno parte dei rifiuti speciali
i rifiuti da lavorazione industriale
i rifiuti da attività commerciali
i rifiuti derivanti dall“attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi
i rifiuti derivanti da attività sanitarie
i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti
i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti
altri.