Divorzio all’italiana
Ormai è praticamente ufficiale: la Val di Cornia gestirà la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti insieme ai comuni delle province di Grosseto, Siena e Arezzo. Dopo qualche mese di resistenza, l’ATO dei rifiuti che comprende tutti i comuni delle province di Livorno, Pisa, Massa Carrara e Lucca ha dato controvoglia il suo ok all’uscita da questo ambito territoriale della Val di Cornia, come i consigli comunali della zona avevano chiesto a dicembre 2011. Tocca ora alla Regione dare il via libera definitivo, ridisegnando i perimetri degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) stabiliti con la Legge Regionale 25/98. Al di là delle evidenti forzature procedurali, politiche e perfino geografiche, che hanno accompagnato questa decisione, la migrazione a sud della Val di Cornia solleva diversi dubbi. Il primo e più immediato è che questa scelta non abbia affatto nulla di strategico per il futuro della gestione di rifiuti della nostra zona, ma piuttosto sia dettata da un lato dall’esigenza politica di accreditare l’idea che la Val di Cornia debba entrare a far parte della provincia di Grosseto e dall’altro da due timori piuttosto forti: sciogliere l’ASIU, confluendo in una società unica con Pisa e Livorno, e aumentare la tariffa dei rifiuti. Timori legittimi, ma che con tutta probabilità sono soltanto rinviati nel tempo. Da questo punto di vista, infatti, la Toscana del sud non offre maggiori garanzie e sicurezze di quante ne possa offrire quella del nord. Anche perchè il nodo vero da affrontare, a nord come a sud, riguarda il modello di gestione del servizio, fondato su società pubbliche che nascondono inefficienze, sprechi e anche scarsissima capacità manageriale. Traslocare, purtroppo, non servirà a sfuggire il problema.