Donne nella scuola e nell’impresa

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Elena Masetti

PIOMBINO 15 luglio 2013 — È il 2 luglio 2013, ore 15.00. Anna e Alessia, del­la Scuo­la Supe­ri­ore S.Anna di Pisa, ci dan­no appun­ta­men­to a Ven­tu­ri­na, nel­la Salet­ta delle Del­egazioni. Ci han­no det­to che si trat­ta di un focus group, un momen­to di con­fron­to all’in­ter­no di un prog­et­to di ricer­ca che la Scuo­la di Pisa sta con­ducen­do. Siamo tutte donne ed abbi­amo in comune l’ap­parte­nen­za ad un ter­ri­to­rio: la Val di Cor­nia. Il tema da affrontare è quel­lo del­l’im­pren­di­to­ri­al­ità al fem­minile: quali pos­sono essere gli sce­nari eco­nomi­ci futuri? Donatel­la si scal­da: non accetta che la doman­da pos­ta dagli impren­di­tori locali alle Ammin­is­trazioni comu­nali le ritorni in qualche modo indi­etro, lei non può dare risposte, le ha richi­este a suo tem­po. Valenti­na con­fes­sa il tim­o­re ed il dis­a­gio che avverte nell’ essere chia­ma­ta a dare il pro­prio con­trib­u­to ad una ricer­ca di “sce­nari futuri” alter­na­tivi al panora­ma siderur­gi­co. La sua azien­da si occu­pa di for­mazione e dice: “è spaven­toso pen­sare ad una riqual­i­fi­cazione in mas­sa di pro­fes­sion­al­ità for­mate nel con­testo siderur­gi­co e dif­fi­cil­mente spendibili in altri set­tori…”. Tra le aziende del­l’in­dot­to c’è incertez­za riguar­do al des­ti­no delle Acciaierie di Piom­bi­no, in molti casi le attiv­ità sono già state spostate altrove. L’azien­da di trasporti indus­tri­ali di Donatel­la, ad esem­pio, con­ser­va anco­ra solo il 20% delle sue attiv­ità in zona val di Cor­nia. Gli oriz­zon­ti si fan­no nec­es­sari­a­mente più ampi ed allargati: anche una gio­vane ricer­ca­trice, esper­ta in found ris­ing, rac­con­ta che le attiv­ità di sca­vo di cui si occu­pa il suo grup­po, in par­ti­co­lare per l’Area arche­o­log­i­ca di Barat­ti, sono finanzi­ate dall’ Earth­watch Insti­tute, un’or­ga­niz­zazione no-prof­it statu­nitense che ogni anno sostiene più di cen­to prog­et­ti di ricer­ca : “Vado a cer­care i fon­di dove c’è pas­sione, pas­sione per la sto­ria e l’arche­olo­gia che i nos­tri stu­den­ti stan­no per­den­do per­chè le scuole non sono in gra­do di trasmet­ter­la e le isti­tuzioni locali non han­no la lungimi­ran­za di rius­cire a far­lo…” Mi sen­to chia­ma­ta in causa sul ruo­lo e sul­la rius­ci­ta del sis­tema di istruzione ital­iano. Sono un’in­seg­nante di scuo­la media, gli esa­mi di sta­to si sono appe­na con­clusi ed io ho licen­zi­a­to molti dei miei ragazzi con un voto in usci­ta infe­ri­ore rispet­to a quel­lo di ammis­sione per­ché non han­no com­pi­la­to cor­ret­ta­mente le prove INVALSI (vedi alle­ga­to clic­can­do qui). Molte delle impren­ditri­ci che sono qui, oggi, non san­no che cosa è l’IN­VAL­SI, ossia l’Is­ti­tu­to Nazionale per la Val­u­tazione del Sis­tema di Istruzione, eppure è sul­la base di prove pro­poste da tale Isti­tu­to che si val­u­tano ragazzi, inseg­nan­ti e isti­tu­ti sco­las­ti­ci. Le prove sono sem­pre molto ogget­tive, las­ciano poco spazio all’e­spres­sione del­la pro­pria capac­ità crit­i­ca, tan­tomeno las­ciano trasparire ciò che i ragazzi pos­sono aver acquisi­to in mate­ria di conoscen­za e sen­si­bil­ità rispet­to ai bisog­ni del pro­prio ter­ri­to­rio. Si fan­no anco­ra molti prog­et­ti di val­oriz­zazione del pat­ri­mo­nio stori­co e cul­tur­ale locale a scuo­la, nonos­tante la cres­cente penuria di fon­di, ma i risul­tati del lavoro svolto in questo sen­so non rien­tra­no nel­la val­u­tazione d’e­same di licen­za. Eppure è questo tipo di conoscen­za e di sen­si­bil­ità che sem­bra essere così nec­es­saria e richi­es­ta nel mon­do del lavoro e del­l’im­pren­di­to­ria. Rita, che si occu­pa di for­mazione, dice di ammi­rare molto nei ragazzi di oggi, persi­no in suo figlio che ha 20 anni, la capac­ità di sognare, di immag­inare, di creare. A queste doti, Fri­da, nordeu­ro­pea di nasci­ta, ma etr­usca nel­l’an­i­ma, attribuisce i motivi del suo suc­ces­so: la sua azien­da agri­co­la pro­duce sec­on­do meto­di di colti­vazione antichi, nel rispet­to delle tradizioni e del­la natu­ra; aderisce all’As­so­ci­azione “Donne in cam­po” e sente di con­tribuire ad una vera e pro­pria riv­o­luzione del­l’im­pren­di­to­ria agri­co­la. La stes­sa appas­sion­a­ta fede di pro­porre un prodot­to eti­ca­mente buono traspare dagli occhi di Cristi­na che pro­duce borse con mate­ri­ale rici­cla­to, o di Patrizia, amer­i­cana che risiede nel campigliese da molto tem­po, sin­ce­ra­mente innamora­ta del­la Val di Cor­nia che definisce il suo “pos­to del­l’an­i­ma”: a centi­na­ia leg­gono i suoi arti­coli on line ded­i­cati a cuci­na e tradizioni locali, un impeg­no di ricer­ca, let­tura e scrit­tura costan­ti che man­ten­gono vivo il mito del­la Toscana tra i let­tori anglo­foni.
A inizio gior­na­ta mi ero chi­es­ta che cosa potesse esser­ci in comune tra me, inseg­nante, e queste donne impren­ditri­ci, mi ero chi­es­ta che cosa aves­si­mo da dirci riguar­do al tema del lavoro, mi sem­bra­va che stes­si­mo su posizioni lon­tane, invece…a fine gior­na­ta, ho trova­to la chi­ave di let­tura del­l’in­tero pomerig­gio: “c’è bisog­no di cul­tura”. C’è bisog­no di conoscen­za, di sal­va­guardia di mestieri, di tradizioni, di sto­rie, c’è bisog­no di val­oriz­zazione di pat­ri­moni cul­turli e ambi­en­tali. Dob­bi­amo arginare una deri­va di val­ori che richiede l’im­peg­no di tut­ti, dalle famiglie alla scuo­la, agli ambi­en­ti di lavoro; dob­bi­amo ren­der­ci capaci di saper leg­gere le pos­si­bil­ità nascoste e di colti­vare la prog­et­tual­ità che affon­da le sue radi­ci nel sog­no, nel­l’im­mag­i­nario e si fa grande con la tec­ni­ca, se vogliamo che le nuove gen­er­azioni abbiano un futuro. Abbi­amo bisog­no di “scuo­la”, nel­la sua accezione più anti­ca: scholé, luo­go dove il tem­po del­l’ap­prendi­men­to è lib­er­a­to dal­la fret­ta del nozion­is­mo usa e get­ta, dove si tor­na a riflet­tere, sed­i­menta­re e costru­ire.

(Foto di Pino Bertel­li)

Una risposta a “Donne nella scuola e nell’impresa”

  1. Ho trova­to molto utile il link con il quadro di rifer­i­men­to delle prove INVALSI: è gius­to che si conoscano le final­ità, anche se nel doc­u­men­to si nascon­dono dietro una mon­tagna di belle parole…da leg­gere atten­ta­mente!!!

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