Dopo anni fallimentari i prezzi si pagano oggi
PIOMBINO 15 giugno 2015 — La tesi, portata a giustificazione degli aumenti fiscali e tariffari approvati recentmente dal Comune di Piombino, secondo la quale da un lato è lo Stato che non dà i necessari finanziamenti e dall’altro è il patto di stabilità che limita l’autonomia dei Comuni è già stata dimostrata fallace.
Dalla classificazione da parte della Corte dei conti del bilancio di Piombino come uno di quelli che dal 2005 al 2013 hanno ricevuto il numero più alto di “gravi irregolarità contabili”, dall’esame dei flussi di cassa, che sono quelli che contano a livello europeo e su cui sono fondati e parametri da rispettare a partire da quelli contenuti nel trattato di Maastricht, ed anche dalla valutazione comparata tra Comuni analoghi scaturisce invece che la causa fondamentale sta nelle politiche finanziarie praticate dal Comune almeno negli ultimi dieci anni.
Sono le stesse informazioni contenute nei documenti contabili contenuti nel bilancio preventivo 2015 ed allegati ad esso che lo testimoniano ulteriormente.
Citiamo tre essenziali sottolineature dell’organo di revisione che ha approvato il bilancio dando una serie di prescrizioni.
Il Comune ha un grave deficit di programmazione dato che non ha adottato (ma non l’ha mai fatto nemmeno in precedenza) il Documento Unico di Programmazione 2015–2017 mentre la relazione previsionale e programmatica non contiene né l’analisi delle risorse finanziarie di cui l’ente prevede di disporre e le dimostrazioni circa la congruità delle previsioni né una punuale descrizione dei programmi e dei progetti.
Nell’elenco delle opere pubbliche finanziate negli anni prcedenti e non ancora realizzate in tutto o in parte si possono rintracciare opere il cui finanziamento risale agli anni 2004 e seguenti.
Il Comune ha un passato da recuperare in termini di fondi vincolati da ricostituire, così come è stato costretto a fare proprio dalla Corte dei conti, ed un elevato livello d’indebitamento tale da rendere necessarie politiche che permettano un graduale rientro del debito, una sua minore incidenza rispetto al totale delle entrate correnti e, conseguentemente, un alleggerimento delle spese correnti per interessi passivi.
Tutto questo, unito alla situazione delle partecipate di cui parliamo in altro articolo, giustifica ampiamente la forte attenzione che l’organo di revisione pone sulla necessità di monitorare continuamente entrate e uscite.
Le conseguenze si scaricano direttamente sui cittadini che da un lato pagheranno di più (iniziano già in questi giorni) e dall’altro non potranno nemmeno pensare a nuove opere pubbliche perchè gli investimenti sono bloccati dall’impossibilità di accendere nuovi mutui. Insomma più tasse e meno investimenti che è esattamente il contrario di ciò che è necessario a Piombino.