Dopo un pasticcio urbanistico se ne fa uno peggiore
SAN VINCENZO 25 agosto 2016 — Come si fa a rimediare ad un pasticcio urbanistico della “vecchia” amministrazione? Semplice, se ne fa uno peggiore e si spera che nessuno stavolta se ne accorga e ricorra al TAR.
Questo succede a San Vincenzo con la delibera di Giunta comunale n. 159 del 2016, dove rischiando grosso si calpesta il criterio di uguaglianza, previsto per i bandi pubblici, che la legge e il buon senso ci dovrebbero imporre.
Con il Piano delle alienazioni del 2013 infatti, venne approvata la vendita del diritto di superficie del terreno su cui sorge la “Barcaccina”. L’area, invece che passare per regolare bando pubblico, venne concessa direttamente al privato, che poté addirittura scegliere tra diritto di superficie o di proprietà.
Questa procedura è stata dicharata illegittima, oltre che dalle opposizioni del tempo, anche dal TAR e dal Consiglio di Stato, ai quali si era rivolto un cittadino che, giustamente, chiedeva una regolare gara mai avvenuta.
La giunta Bandini, per proteggere la scelta folle della passata amministrazione, di cui Bandini era proprio assessore all’urbanistica, decide in modo incomprensibile di dettare nuovi illegittimi criteri per il bando che ci è imposto dalla sentenza del Consiglio di stato.
Non possiamo trascurare il fatto che un indirizzo di questo tipo sarebbe di chiara competenza del Consiglio Comunale, la giunta invece si arroga il diritto di decidere autonomamente e di prevedere così che nel nuovo bando chi si aggiudicherà con l’offerta migliore la gara, dovrà pagare all’attuale aggiudicatario anche un indennizzo per il danno subito e in più la parcella (salatissima) del ragioniere che valuterà tale indennizzo.
In poche parole se a San Vincenzo vuoi partecipare al bando devi sapere che se vinci dovrai pagare il danno a chi in precedenza è stato concesso per molte decine di anni, direttamente e illegittimamente, il bene per cui gareggi mentre chi è stato favorito in precedenza dall’amministrazione può partire con una base d’asta sicuramente più conveniente. Bel principio di eguaglianza.
Su che basi un cittadino che vince un bando deve pagare un indennizzo per un danno recato dalla politica e dall’ufficio che hanno sbagliato in merito? Perché serve un tecnico esterno che valuti il danno quando per valutazioni ben più “pesanti” è sempre bastato l’intervento del dirigente? E perché questa perizia la deve pagare chi si aggiudica regolarmente il bando? Perché un cittadino deve essere sfavorito rispetto ad un altro creando così, oltre ad un pericoloso precedente, cittadini di serie A e di serie B? Perché non si cerca le responsabilità di chi quella delibera l’ha scritta e approvata?
Non è più concepibile perseverare nella peggior strada, rischiando ancora ricorsi sicuri e inutili spese legali che, tanto si sa, pagheranno i cittadini, senza un minimo di trasparenza, favorendo sfrontatamente uno a discapito di tutti. Questo è il rischio che la giunta ci impone e che a noi appare chiaramente dannoso per i cittadini e illegittimo.
Ma forse la colpa è delle opposizioni che non comprendono a fondo l’interesse (pubblico?) morboso per quel pezzo di terreno per il quale la Giunta sanvincenzina è pronta a rischiare, e a farci rischiare, tanto.
Questa scelta oltre ad essere peggiore del danno a cui si vuol rimediare, traballa ed è fondata su motivazioni fragili e ambigue: noi vediamo infatti solo un enorme vantaggio, per chi, illegittimamente, si era aggiudicato qualcosa che non gli spettava.
Interessante vedere come l’urbanistica di Roventini calca il percorso fumoso, ambiguo e poco serio dell’ex assessore di turno Bandini. Chissà che a fine mandato l’allievo non abbia superato il maestro.
È un obbligo morale, e non solo, per noi chiedere l’immediata revoca di questa delibera di giunta e richiedere di riportare questo indirizzo urbanistico in consiglio comunale con principi ben diversi da quelli di Roventini-Bandini, ma equi e vantaggiosi per la comunità sanvincenzina.
Gruppo consiliare Assemblea Sanvincenzina