Nella Ruhr, là dove c’erano altoforni e miniere
PIOMBINO 28 settembre 2014 — Nel bacino della Ruhr, un tempo sinonimo di carbone ed acciaio, a partire dalla crisi degli anni ’70 gli addetti all’industria carbonifera e siderurgica sono passati dall’ oltre mezzo milione dei primi decenni del dopoguerra agli attuali 40mila. Ancora oggi il numero dei senza lavoro è nettamente superiore alla media federale e gli abitanti nel giro di trent’anni sono passati da sei a cinque milioni.
Ma cosa sarebbe successo se il governo del Land Nord Reno – Vestfalia non fosse corso ai ripari per una profonda riconversione strutturale dell’area? Facile immaginarlo.
Dopo il fallimento dei primi tentativi di sostituire all’ industria mineraria e siderurgica altri tipi di produzioni tradizionali è stata fatta una scelta radicale di riconversione a favore della ricerca, della cultura, del turismo e dell’ecologia a partire dall’esperienza dell’ Emscher Park.
L’ Emscher era in origine un fiume meandrico, poi canalizzato e usato come sistema di fognatura a cielo aperto per la zona industriale. La sua riconversione ecologica e la realizzazione di un parco regionale lineare è il simbolo dell’intervento di trasformazione dell’ex bacino industriale della Ruhr.
Anche il canale Rio Horne, costruito nei primi del ‘900 per il trasporto di carbone ed acciaio, è stato riconvertito ad area per il tempo libero con porti turistici, stabilimenti balneari e funzioni sportive.
Promotore dell’intervento fu l’IBA Emscher Park, una società di diritto privato sorta nel 1989 per volontà del governo del Land divisa in tre organi principali: il Consiglio di Amministrazione, composto da esponenti politici regionali, rappresentanti dei Comuni, economisti, ambientalisti e sindacalisti, la Commissione Guida composta da architetti, ingegneri, imprenditori, la Commissione di Controllo sui finanziamenti.
Dopo dieci anni di stretta collaborazione con 17 città e numerose aziende, fino al 1999, l’ IBA ha completato più di 100 progetti, finanziati perlopiù con finanziamenti comunitari.
Fino agli anni ’80 la tendenza dei proprietari era quello di smantellare gli stabilimenti che avevano terminato il proprio ciclo di produzione e lasciare inutilizzata l’area. L’impegno dell’IBA è stato e sta tuttora nel valorizzare la vecchia architettura industriale con destinazioni per scopi sociali, economici e culturali. Oggi in tutto il bacino della Ruhr è possibile accedere ai vecchi impianti, visitare esposizioni e mostre allestite al loro interno, assistere a spettacoli teatrali ambientati in miniere ed acciaierie oppure immergersi sul fondo degli exgasometri riempiti d’acqua o salirvi in cima per godere del panorama dell’intera regione.
14 anni dopo la fine nel ’99 dell’IBA Emscher Park la Regione sta sempre lavorando su temi e impulsi dati in questi 10 anni dal programma regionale che si chiamava “Laboratorio per regioni vecchi impianti industrial”. Una serie di attività regionali che mostrano che la cooperazione intercomunale non è più un mito ma pratica di ogni giorno. (per consultare una prima presentazione del lavoro svolto clicca qui)
Abbiamo rivolto alcune domande a Tomas Grohé, Ex-Coordinatore Progetti dell’ IBA Emscher Park.
Quale era il ruolo e la idea guida dell’IBA Emscher Park?
Dopo un cambio strutturale strisciante già dagli ultimi anni ’50 il governo del Land Nord Reno-Vestfalia voleva organizzare un impulso complesso. Perciò iniziava un programma regionale strutturale (Regionales Strukturprogramm) limitato per dieci anni dal 1989 al 1999. Questo programma si concentrava su questa parte della Ruhr, dove si trovava e si trova anche oggi la più grande parte dei disoccupati, delle case più vecchie, delle strade e zone residenziali più inquinate da rumore e polvere industriale.
La idea guida in questa situazione era: non parlare di strutture o grandi piani ma realizzare progetti concreti con una qualità straordinaria che rinforzano l’identificazione dei cittadini e suscitano simultaneamente l’attenzione regionale, nazionale e internazionale per cambiare l’immagine della Ruhr. La garanzia del successo era l’integrazione di ministeri diversi e dei loro contributi finanziari e la partecipazione di tutti gli attivisti coinvolti “all’altezza degli occhi”.
In questo “gioco” il ruolo dell’IBA era: moderare i processi comunicativi e decisionali, mobilitare e coordinare il finanziamento (più di 30 budget diversi) e occuparsi delle pubbliche relazioni. IBA non era un investitore e neanche responsabile per la qualità che alla fine veniva realizzata. Per avere un controllo pubblico c’era un rituale: per ogni progetto tutti i soggetti coinvolti sottoscrivevano un “accordo di qualità” che definiva tutte le qualità di importanza urbanistica, architettonica,fisica e sociale.
Ma quale struttura aveva l’IBA?
L’ idea della partecipazione si trovava anche nella struttura:
il Consiglio d’Amministrazione e il Comitato Direttivo erano composti da esponenti politici del Land NRW e dei Comuni coinvolti, economisti, ambientalisti e sindacalisti, architetti, imprenditori ed esperti diversi.
E sul livello del lavoro esisteva obbligatoriamente per ogni progetto un gruppo interdisciplinare per garantire uno stesso livello di informazione per ognuno coinvolto e anche il pubblico.
Un terzo aspetto è molto importante: la struttura formale era trasparente e flessibile, sempre seguendo i principi d’azioni dell’IBA.
E il finanziamento?
IBA era al 100% una “figlia” del Land NRW organizzata come SRL per avere una mano libera finanziando studi, eventi etc. Il budget personale erano 7,5 Mio DM per anno (insomma: 75,00 Mio DM in dieci anni) da spendere per lo staff, per studi, eventi straordinari e tutti gli impegni delle relazioni pubbliche.
Durante i dieci anni il finanziamento dei progetti IBA veniva per circa il 40% da investitori privati (insomma ca. 1 Miliardo di €) e la più grande parte (60 %) da programmi statali (dal Governo federale, dal Land NRW, dall’EU — programma Obiettivo Due, EFRE e altri — e dai Comuni (insomma ca. 1,5 Miliardi di €). Totalmente abbiamo attivato 36 programmi diversi: “creatività procedurale” era la parola particolare.
Cosi erano finanziati circa 120 progetti nella regione.
Seguendo il titolo Emscher Park i due progetti guida erano
— la ricostruzione ecologica del fiume Emscher che da 100 anni è usato come sistema centrale di fognatura a cielo aperto per la regione. Questo progetto è previsto di essere realizzato entro il 2020, ma sicuramente ancora qualche anno di più,
- la rivalutazione del paesaggio: dopotutto ci sono circa. 464 kmq (!) di aree verdi al’interno delle nostre zone urbanizzata (la zona di attività IBA in totale erano 800 kmq).
Poi c’erano altre famiglie di progetti:
— mantenere i monumenti più caratteristici (“cattedrali di lavoro”) e creare una strategia di gestione a costi pubblici minimi e riuso nuovo economico,
- preparare aree commerciali/produttive con la qualità “lavorare nel parco” (standard minimo 40 % del terreno è parco pubblico),
- nuove forme abitative,
- offerte di attività sociali, culturali e sportive e dove possibile di formazione/ qualificazione e occupazione,
- inventare una strategia per consolidare e accelerare lo sviluppo del turismo.
Dopo IBA c’è stata l’istituzione di “Projekt Ruhr”. Che cosa è successo?
Si, dal 2000 fino al 2006 è esistito questo gruppo ancora come “figlio” del Land NRW – ma non è stato molto fortunato. Contemporaneamente si discuteva e decideva di rinforzare il ruolo dell’Associazione regionale Ruhr (“Regionalverband Ruhr”) con diritto di pianificazione regionale, con la responsabilità per lo sviluppo del Parco regionale “Emscher Landschaftspark” e la gestione dei monumenti più importanti del “percorso cultura industriale” (“Route der Industriekultur”) includendo qualche altre competenze regionale. Secondo me la Projekt Ruhr era vincente particolarmente creando un consenso regionale per una presenza comune sulla fiera di Cannes “Mipim” e “expo REAL” a Monaco. Il secondo gran successo era la moderazione della seconda fase del Masterpaln Emscher Landschaftspark, che per 5 anni passava da tutte le istituzioni politiche della regione. Il 2005 era l’anno della decisione e da allora abbiamo un programma con più di 250 progetti da realizzare negli anni a venire … Gran lavoro per i gruppi intercomunali che esistono sempre.
Questo sistema sembra di funzionare per il Parco – ma per il resto dei temi e progetti cosa si può dire?
Posso dire che sono molto ottimista perché vedo ogni giorno che lavorano sempre insieme in gruppi intercomunali, comunicano molto con il pubblico; cominciano sempre un piano con un discorso pubblico e sono vincenti elaborando strategie regionali.
(per consultare una seconda presentazione del lavoro svolto clicca qui)
Questo è un esempio per tutti noi. Come gruppo (Un’altra Piombino) ne abbiamo più volte parlato. Piombino deve decidere che tipo di città vorrà essere e prima deciderà meglio sarà per tutti.