Dubbi e interrogativi sulla demolizione navi

· Inserito in Lettere, Spazio aperto

PIOMBINO 2 luglio 2019 —  Abbi­amo appre­so dal­la stam­pa che da set­tem­bre sarà oper­a­ti­vo il nuo­vo polo di demolizione, refit­ting e real­iz­zazione di navi nel por­to di Piom­bi­no da parte del­la PIM, cos­ti­tui­ta dal cantiere gen­ovese San Gior­gio del Por­to, soci­età che ha effet­tua­to la demolizione del­la Cos­ta Con­cor­dia, insieme al Grup­po Neri di Livorno: inves­ti­men­to com­p­lessi­vo di 14 mil­ioni di euro.
Appren­di­amo sem­pre dal­la stam­pa che il prog­et­to più volte sbandier­a­to dal­la Regione Toscana e dagli ex sin­daci Gian­ni Ansel­mi e Mas­si­mo Giu­liani si avvia a real­iz­zarsi. Quel­lo di cui non siamo a conoscen­za, però, sono i det­tagli. Sec­on­do le ultime indis­crezioni i cas­soni, 12 in tut­to, posizionati nel por­to di Piom­bi­no, che un tem­po dove­vano servire come baci­no di care­nag­gio, adesso, dopo anni, sono divenu­ti un rifi­u­to anch’essi e saran­no demoli­ti. Conos­ci­amo poco anche sul fronte delle autor­iz­zazioni, vis­to che Piom­bi­no ha solo il nul­la-osta del­la Regione sen­za essere inser­i­to nel­la liste dell’Unione Euro­pea dei siti autor­iz­za­ti. La stes­sa autor­iz­zazione, per quan­to ci è dato di conoscere, avver­rà quan­do la strut­tura sarà pronta ed avrà una valid­ità di 5 anni.
Ma sap­pi­amo per cer­to che esistono por­ti già attrez­za­ti con via­bil­ità, mac­chine e infra­strut­ture che licen­ziano 200 maes­tranze come il por­to di Cagliari per man­can­za di prospet­tive. Solo Piom­bi­no, già cen­tro di trat­ta­men­to rifiu­ti peri­colosi, è attrat­ti­vo con ques­ta nuo­va attiv­ità por­ta­trice di amianto aerodis­per­so e diossi­na da taglio lamiere, oltre­tut­to con­t­a­m­i­nate da idro­car­buri. E spe­ri­amo non si dia segui­to anche ad un altro prog­et­to già sul tavo­lo delle vec­chie ammin­is­trazioni comu­nali che prevede­va la demolizione di car­ri fer­roviari e loco­mo­tive zeppe di amianto.
Sap­pi­amo che sono molti i cantieri asi­ati­ci e turchi che si occu­pano di demolizioni, per­tan­to Piom­bi­no non potrà mai essere con­cor­ren­ziale. Il busi­ness del­la rot­ta­mazione non è solo rel­e­ga­to alla riven­di­ta del­l’ac­ciaio, ma alla rigen­er­azione delle varie par­ti delle navi come motori, gen­er­a­tori, apparec­chia­ture elet­triche, ecc. cosa che in Italia non è pos­si­bile per­ché la nave nel­l’in­sieme è un rifi­u­to spe­ciale e tut­to deve essere smalti­to e niente riven­du­to. Il core busi­ness sarà sem­plice­mente lo smal­ti­men­to di rifiu­ti spe­ciali e non il rici­clo di mate­ri­ali. Qualche giorno fa sul­la stam­pa abbi­amo let­to le per­p­lessità anche del pres­i­dente del Grup­po Moby Vin­cen­zo Ono­ra­to che a “Il Tir­reno” di Livorno ha defini­to ques­ta nuo­va attiv­ità del­la PIM come “assai sin­go­lare” per­ché “tut­ti gli oper­a­tori del set­tore san­no che il busi­ness del­la demolizione in Italia, per le nor­ma­tive europee vigen­ti, è eco­nomi­ca­mente imprat­i­ca­bile: le demolizioni avven­gono in Turchia e India”. La stes­sa notizia è sta­ta ripor­ta­ta anche da altre tes­tate gior­nal­is­tiche locali, a dimostrazione di come sia alto l’interesse ver­so questo nuo­vo set­tore eco­nom­i­co.
Il Giap­pone, che è sprovvis­to di materie prime, rifi­u­ta l‘acciaio delle navi. Provvede a svuo­tar­le di inquinan­ti di ogni tipo e poi le affon­da cre­an­do quelle che chia­ma arcipelaghi arti­fi­ciali imple­men­tan­do così la ripro­duzione dei pesci. Lo fa anche il Cana­da con gli aerei facen­dogli lo stes­so trat­ta­men­to e affon­dan­doli nei laghi.
Nascono i nos­tri pri­mi dub­bi: di quali tipi di navi sti­amo par­lan­do per Piom­bi­no? Saran­no quelle mil­i­tari o le civili? Le navi mil­i­tari che vogliono smaltire sono soprat­tut­to dragamine con fon­do di leg­no o resina molto inquinante durante il proces­so di demolizione. Che cosa avran­no trasporta­to quan­do era­no in flot­ta? Quali sono le carat­ter­is­tiche prin­ci­pali delle par­ti che le com­pon­gono? Come avver­rà la lavo­razione? Saran­no pre­si tut­ti gli accorg­i­men­ti del caso per evitare ogni for­ma d’inquinamento? Come Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca siamo pre­oc­cu­pati nel vedere nascere sul nos­tro ter­ri­to­rio altri poli di lavo­razione dei rifiu­ti che sul­la stam­pa e da organi isti­tuzion­ali, come la Regione e l’Autorità Por­tuale, indi­cano come nuo­vo svilup­po eco­nom­i­co per Piom­bi­no. Si trat­ta davvero di un bene per la col­let­tiv­ità o delle fac­ce di uno stes­so sis­tema che attrae notevoli flus­si di denaro solo per pochi? Ricor­diamo che sul por­to di Piom­bi­no c’è già un’azienda di lavo­razione rifiu­ti, la Per­mare. Non solo: sem­pre al por­to arriver­an­no i rifiu­ti, trat­tati da parte del­la Wecol­o­gis­tic che gius­to in questi giorni ha ottenu­to nuovi pareri dal­la Regione Toscana. Wecol­o­gis­tic che ha come socio prin­ci­pale la stes­sa Per­mare.
La demolizione delle navi è in antite­si con qual­si­asi prospet­ti­va di diver­si­fi­cazione. Non solo per­ché è una attiv­ità che spaven­ta anche solo dal nome ma anche per­ché avve­le­na la qual­ità ambi­en­tale. Come per altre attiv­ità già note sul ter­ri­to­rio anche a liv­el­lo occu­pazionale non porterà cam­bi­a­men­ti ril­e­van­ti: sarà infat­ti una dit­ta in sub­ap­pal­to che oper­erà con operai indi­ani ad occu­par­si del­lo smal­ti­men­to (notizia di qualche mese fa).
Chiedi­amo al sin­da­co ed al con­siglio comu­nale di Piom­bi­no di pren­dere i dovu­ti accorg­i­men­ti per tute­lare la salute e l’ambiente pri­ma di tut­to dei piom­bi­ne­si, sen­za fare scon­ti a nes­suno. Non vogliamo una cit­tà di rifiu­ti.
Come Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca ci per­me­t­ti­amo di avan­zare le seguen­ti richi­este: “Essere mag­gior­mente coin­volti su qual­si­asi nuo­va richi­es­ta di autor­iz­zazione d’impianti che riguardano il set­tore rifiu­ti ed ambi­ente; impeg­no nell’aumentare i con­trol­li ambi­en­tali ren­den­done pub­bli­ci i risul­tati, più atten­zione e coin­vol­gi­men­to ver­so i piani rego­la­tori por­tu­ali ed infine, ma non ulti­mo, mag­giori con­trol­li sul­la car­i­cazione delle rin­fuse per evi­tarne le dis­per­sioni.
Non sap­pi­amo pro­prio guardare al futuro per le prossime gen­er­azioni.

Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca Piom­bi­no Val di Cor­nia

Commenta il post