E’ questo di cui Piombino ha bisogno: audacia
PIOMBINO 8 settembre 2019 — Innanzitutto ci tengo a salutare le autorità civili, militari e religiose, le forze dell’ordine e le associazioni d’arma, dei partigiani, dei reduci e dei combattenti che sono al mio fianco oggi per celebrare questa importante ricorrenza. La loro presenza in questa sala non è soltanto una tradizione o una formalità ma un segno della volontà comune di continuare a testimoniare insieme i valori storici del patriottismo e della fedeltà alla Nazione.
Saluto i rappresentanti dell’associazionismo civile, del volontariato e delle organizzazioni sociali ed economiche che partecipano alle celebrazioni istituzionali sempre con un ruolo determinante, di stimolo e supporto dell’attività pubblica, oltre a essere promotori di molte iniziative autonome per la memoria.
Saluto Massimo Giannellini, presidente del Consiglio comunale, con il quale condivido l’onore di presiedere per la prima volta questa cerimonia.
E infine saluto tutti voi che siete qui a celebrare un momento della storia della città così sentito.
Oggi celebriamo innanzitutto la storia. Una storia costruita sulle scelte coraggiose di coloro che hanno messo gli interessi di un gruppo davanti a quelli del singolo. Una storia che racconta il sacrificio e l’amore per una terra. Una storia che ha segnato la città e tutti i suoi abitanti e che continua a essere così viva nella memoria di Piombino da aver portato tutti noi qui, oggi, a celebrare le gesta di coloro che l’hanno scritta settantasei anni fa.
La Battaglia di Piombino ci ricorda cosa significa essere una comunità: le avversità di quelle ore hanno unito persone di ogni estrazione, hanno creato uno scudo che ha protetto la libertà dei piombinesi e di tutti gli italiani. In quell’occasione, come disse l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnando alla città la medaglia d’oro al valor militare, “soldati e marinai si unirono ai cittadini, operai e patrioti e impugnarono le armi a difesa della dignità della patria”. E di questo noi tutti dobbiamo essere orgogliosi: la nostra città ha dimostrato forza e comunione d’intenti a prescindere dalle differenze e dalle convinzioni personali. Ha saputo affrontare l’emergenza superando ogni divisione, con la sicurezza della città e dei cittadini come unico obiettivo.
Il ricordo di questo coraggio e del sacrificio che ha comportato deve guidare il lavoro di tutti coloro che amministrano, a tutti i livelli. Deve essere il principio alla base di ogni azione di governo. È su eventi come la Battaglia di Piombino che si basa la nostra Repubblica, sui principi che l’hanno ispirata che è stata scritta la Costituzione che tutti noi siamo chiamati a difendere e proteggere.
La democrazia è una responsabilità di tutti. Ed è anche per questo che oggi ricordiamo questo evento nella sala consiliare della nostra città che è il luogo della democrazia cittadina, del confronto e del dibattito, qualche volta anche acceso, sempre nell’ottica del bene comune.
Oggi, siamo tutti qui, insieme, a celebrare questo tragico quanto eroico avvenimento, a prescindere dalle divergenze. Tutti noi, sono convinto, abbiamo nel cuore lo stesso sentimento perché non si tratta di divergenze politiche, la politica non c’entra: si tratta di orgoglio e riconoscenza, dell’onore che quegli uomini hanno difeso. La Battaglia di Piombino è una testimonianza straordinaria di coraggio ed eroismo, sentimenti che tutti noi siamo chiamati a tramandare ai nostri figli e a tutti i giovani. Gli eventi del 10 settembre del 1943 sono parte integrante della storia e della tradizione di questo territorio e devono essere preservati nella memoria collettiva. I nostri predecessori sono stati chiamati a difenderci e l’unico modo per far sì che non ve ne sia più la necessità è mantenere vivo il ricordo dei sacrifici che hanno dovuto affrontare. È un periodo che percepiamo, fortunatamente, lontano dallo scenario sociale attuale anche se in realtà non sono passati poi così tanti anni. La nostra Italia è riuscita a ricostruirsi in pochi decenni sulle ceneri di quegli avvenimenti e così ha fatto Piombino.
Credo che questo sia il più sincero ringraziamento che avremmo potuto rivolgere a chi ha combattuto quella battaglia: l’impegno prodigato nel ricostruire una società di cui sarebbero andati fieri. I testimoni di tutto questo, però, ci stanno lentamente lasciando ed è una responsabilità di tutti far sì che nulla sia dimenticato. È nostro compito tramandare i valori che hanno ispirato chi ha combattuto per noi tutti. È nostro compito far sì che l’eroismo non sia stato inutile. Dobbiamo diventare tutti testimoni, portavoce di quel sentimento di appartenenza, attaccamento e protezione. Dobbiamo tenere vicino quel ricordo e lasciare che ci guidi nelle nostre scelte, soprattutto come amministratori. Per questo sono così orgoglioso di partecipare come sindaco, oggi per la prima volta. Rappresento una città la cui audacia è stata riconosciuta ufficialmente con il conferimento della Medaglia d’oro al valor militare, la più alta onorificenza cui potesse aspirare, che è lì, affissa al gonfalone, a eterna memoria di quegli avvenimenti. Credo fermamente che sia proprio questo di cui Piombino ha bisogno: audacia. Per scardinare schemi costituiti che non sempre difendono gli interessi dei molti, per compiere scelte talvolta scomode ma necessarie al bene dei cittadini. Audacia per far valere le proprie posizioni con chi non si cura degli interessi collettivi ma anche per accogliere le istanze di chi non la pensa allo stesso modo. Perché anche per dare spazio al dialogo ci vuole audacia, che poi è coraggio. Il coraggio di mettersi in discussione, di cambiare idea quando necessario. Il coraggio di difendere Piombino come hanno fatto quegli uomini il 10 settembre 1943.
Tutto questo, mi ripeto, deve sempre essere guidato da quei valori che hanno ispirato chi quel giorno ha messo in gioco la sua vita per far sì che noi potessimo vivere la nostra. Siamo custodi di un capitolo cruciale della storia della città e di tutta la Nazione e dobbiamo vivere questo ruolo con grande senso di responsabilità.
È un’eredità preziosa che non deve rimanere tale: deve esserci d’ispirazione, ogni giorno. Il nostro compito deve andare ben oltre la pur dovuta celebrazione, deve andare oltre la ritualità che è segno di riconoscenza. Non può bastare. La memoria del 10 settembre ci impone di collaborare, ciascuno nel proprio ruolo, sia questo istituzionale o no, per mantenere quel senso di appartenenza, quella coesione, che ha portato i nostri uomini a a condividere gli obiettivi.
Rinnovo quindi il mio impegno come sindaco, insieme alla mia Giunta, a portare alto il testimone della nostra storia per ricordare, a noi stessi prima di chiunque altro, che la memoria non si alimenta con la retorica, richiede capacità di azione. Serve anche a questo la celebrazione odierna, una celebrazione che non è di una parte politica ma di un’intera comunità. Dobbiamo raccogliere l’eredità che ci è stata affidata e continuare a farla vivere, per costruire su questo nostro patrimonio identitario il futuro della nostra città.
6716 battute, 1061 parole, 35 frasi senza mai nominare le parole fascismo o dittatura.
Complimenti per l’esercizio retorico.
Ma come fa uno di FdI a commemorare la cosiddetta battaglia di Piombino, che non provocò vittime e si concluse con l’occupazione della città da parte dei camerati tedeschi, inventata a posteriori dai comunisti?
Infatti la battaglia di Piombino è una bufala, sai cosa gliene fregava ai tedeschi che avevano oramai città completamente distrutte in patria!!! Oltretutto, prima che la guerra fosse persa erano tutti fascisti, poi i soliti voltagabbana.