Efficienza ma non contro i piccoli Comuni

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SUVERETO 27 novem­bre 2015 — Dare effi­cien­za alla pub­bli­ca ammin­is­trazione deve essere il “leit­mo­tiv” di ogni per­sona di buon sen­so, che però questo si deb­ba mis­urare soltan­to sul numero degli abi­tan­ti del Comune, sta­bilen­do addirit­tura un numero min­i­mo, appare davvero come fan­tapo­lit­i­ca e soprat­tut­to — questo è grave — una visione pri­va di anal­isi del ruo­lo del­la “polis” ver­so tut­ti i suoi concit­ta­di­ni. Da con­di­videre fino in fon­do l’affermazione che inibisce qualunque soluzione di fusione a fred­do degli enti locali, dimostran­do una chiara volon­tà di ele­vare la parte­ci­pazione dei cit­ta­di­ni e ren­der­la sem­pre con­sapev­ole nelle scelte da com­piere.
Il pri­mo pre­sup­pos­to che dovrebbe essere tenu­to sot­to con­trol­lo è quel­lo che riconosce il Comune, pic­co­lo, medio o grande, come pri­mo e spes­so uni­co balu­ar­do di rifer­i­men­to del cit­tadi­no ver­so la pub­bli­ca ammin­is­trazione e in sos­ti­tuzione del­la visione da uomo forte al coman­do oppure da cal­coli ragion­ieris­ti­ci, tra l’altro tut­ti da dimostrare. Forse sarebbe utile anche una mag­giore atten­zione alla realtà delle cose anche sul piano dei costi nel­la ges­tione dei servizi. Non vi è dub­bio che la stra­da delle economie ges­tion­ali è impor­tante, ma non pos­si­amo accettare che tut­to ven­ga con­fronta­to con l’economia di scala tipi­ca delle aziende pro­dut­tive quan­do sul tap­peto vi è la ges­tione di un servizio pub­bli­co, con tut­ti i suoi ris­volti ogget­tivi che deve mis­urar­si con una miri­ade di situ­azioni sem­pre in movi­men­to.
Quel­lo che è vero comunque è la neces­sità che la ges­tione dei servizi pas­si da un solo Comune ad una ges­tione uni­taria con altri enti con­fi­nan­ti in gra­do di pro­durre quelle sem­pli­fi­cazioni impor­tan­ti anche in ter­mi­ni di cos­to. Ma è anche nec­es­sario che si creino con­dizioni di lim­i­tazione del­la buro­crazia che con­sen­ta azioni veloci e inci­sive nel­la stes­sa ges­tione uni­taria. Elim­i­nan­do lac­ci e lac­ci­oli oltre i doppi pas­sag­gi delib­er­an­ti che davvero ser­vono soltan­to a rin­viare e ren­dere dif­fi­cili gli inter­ven­ti. Gius­to riflet­tere e appro­fondire, gius­to dare sosteg­no per far cam­minare le scelte nel­la direzione delle economie ges­tion­ali, così come è gius­to aiutare le comu­nità anche con inter­ven­ti stra­or­di­nari: intan­to sbloc­co del pat­to di sta­bil­ità anche per chi sceglie l’unione dei comu­ni, oltre ad incen­tivi non sec­on­dari sulle con­dizioni del per­son­ale.
Cer­to però che vis­to da qui, questo grande impeg­no del Pd regionale sem­bra ten­er in poco con­to le situ­azioni reali. Di fat­to i Comu­ni del­la nos­tra Val di Cor­nia sono sta­ti elet­ti nel mag­gio 2014 con l’o­bi­et­ti­vo di costru­ire l’Unione dei Comu­ni; ad oggi tut­ti sono colpevol­mente inadem­pi­en­ti, niente si muove sot­to il sole, ognun per sé e nes­suno per tut­ti.
Forse sarebbe utile una coeren­za delle politiche sul ter­ri­to­rio che evi­ti gran­di obi­et­tivi che di fat­to partono già con larghi vuoti, così come sarebbe utile che si tenesse di con­to dei cit­ta­di­ni e si elevasse la parte­ci­pazione ad impeg­no quo­tid­i­ano, evi­tan­do di fare gran cas­sa per politiche alti­so­nan­ti ma che di fat­to appaiono come inutili sas­si nel­lo stag­no, mag­a­ri lan­ciati per dis­togliere gli sguar­di e il pen­siero da altri impor­tan­ti prob­le­mi.

Wal­ter Gasperi­ni

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