Alle urne nel 1956: il mondo cambia ma non a Piombino
PIOMBINO 15 gennaio 2014 — Il 27 ed il 28 maggio 1956 anche a Piombino si tengono le elezioni comunali. Sono le terze del dopoguerra precedute da quelle del 1946 e del 1951. Il Partito Comunista ed il Partito Socialista si presentano separati e prendono rispettivamente il 55,2% ed il 15,2% %. Nel 1951 erano uniti ed avevano totalizzato il 75,7%. La Democrazia Cristiana si attesta sul 17,0% mentre nel 1951 aveva ottenuto il 16,4%.
Nel loro insieme spostamenti di non grande dimensione se si pensa che dal 1951 al 1956 sono avvenuti fatti di notevole dimensione sociale e politica: a livello locale la prima crisi della Magona che nel 1953 è passata da 2650 occupati a 870 e poi più recentemente tra il febbraio ed il marzo 1956 l’inizio della destalinizzazione (prima il XX congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e poi il discorso di Kruscev pubblicato nelle sue linee generali dal New York Times il 16 marzo e poi dalla stampa mondiale nei giorni successivi).
In realtà nel 1956, in mutamento rispetto al 1946, si raggiungono equilibri politici ed elettorali che rimarranno più o meno immutati per tanti anni.
Il programma elettorale con cui il Partito Comunista si presenta alle elezioni (per leggere clicca qui) è composto da un puntuale resoconto dell’attività dell’amministrazione comunale nel periodo 1951/1956 che dà conto di ciò che si è potuto fare e di ciò che invece è rimasto irrisolto.
Presente in tutto il consuntivo è il dato di fatto della gravissima crisi della Magona e delle aumentate necessità di assistenza nei confronti della popolazione. Dalle modalità dell’applicazione dell’imposta di famiglia all’aumento del numero degli assistiti e delle prestazioni sociali, dal finanziamento dei cantieri di lavoro per impegnare i lavoratori disoccupati alla costruzione di case popolari fino al finanziamento del Patronato scolastico per l’assistenza scolastica ai bambini bisognosi è questo, insieme all’edilizia scolastica, il filone prevalente del resoconto.
Il programma vero e proprio continua a manifestare l’attenzione su questo filone di necessità ma contemporaneamente allarga l’orizzonte all’assetto infrastrutturale ed a quello dei nuovi servizi di cui dotare la città (dal mercato all’ingrosso ed al minuto al villaggio sportivo).
Rispetto al programma elettorale del Partito Comunista e del Partito Socialista del 1951 (per leggere clicca qui) rimane inalterata l’attenzione all’applicazione completa della Costituzione e la denuncia dei pesanti controlli prefettizi che impediscono una vera autonomia del Comune ma cambiano i riferimenti alla politica nazionale: l’esigenza della distensione nel 1956, la lotta contro la preparazione della guerra nel 1951.
Ma quale governo locale si propone? Nel 1951 è semplice: il programma è di due partiti che si candidano a governare la città. Nel 1956 la cosa è più difficile perché i mutamenti politici nazionali stanno spingendo verso un allontanamento tra PCI e PSI. Ecco allora che il programma è anche una proposta di governo: «..questo programma corrisponde agli interessi della città, alle aspirazioni di tutti i cittadini e a realizzarlo chiamiamo a collaborare tutte quelle forze democratiche che hanno a cuore il progresso e il benessere di Piombino…».
E per chiarire bene la sua ispirazione ideale né chiusa né autoreferenziale il Partito Comunista si dichiara continuatore «delle vecchie tradizioni amministrative socialiste che segnarono l’inizio della trasformazione di Piombino in una moderna città in sviluppo…». Insomma di quella pratica riformista dell’amministrazione socialista che governò la città dal 1902 al 1923 ispirandosi alle teorie del socialismo municipale ma sopratutto dando soluzioni ai problemi dei cittadini, dalla scuola alla casa.