Enrico Rossi ovvero dopo le urla il nulla

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Francesco Ferrari

PIOMBINO 1 novem­bre 2019 — Che il pres­i­dente Rossi non ascolti le mie di stril­la, se crede, ma non potrà igno­rare anco­ra a lun­go quelle dei cit­ta­di­ni di Piom­bi­no e di tut­to il ter­ri­to­rio. Piom­bi­no la dis­car­i­ca non la vuole, questo è sta­to già chiar­i­to in molte sedi, anche sot­to quel­la del­la Regione Toscana ma evi­den­te­mente Enri­co Rossi sente solo le voci che vuole ascoltare.
Il pres­i­dente si nasconde dietro alle boni­fiche del sito e alla mes­sa in sicurez­za del­la dis­car­i­ca per autor­iz­zare un prog­et­to che mette in ginoc­chio il ter­ri­to­rio. Come pos­si­amo fidar­ci delle pre­scrizioni che dice essere state imposte, vis­to tut­to ciò che negli anni ha urla­to in piaz­za sal­vo poi rien­trare nel suo palaz­zo e tacere sen­za appli­care nul­la di quan­to promes­so?
Ma fac­ciamo un pas­so indi­etro: las­cian­do perdere i vari dis­as­tri (san­ità docet) e inter­es­san­dosi del­la sola Piom­bi­no il nos­tro gov­er­na­tore è sta­to onnipresente. Sul por­to, sul­la fab­bri­ca, sulle boni­fiche ha sem­pre impar­ti­to ordi­ni, forte delle autonomine a com­mis­sario. Per­ché, ricor­diamo­lo, è sta­to com­mis­sario stra­or­di­nario al por­to nonché per la mes­sa in sicurez­za di Pog­gio ai ven­ti, quel­la dis­car­i­ca chiusa per cui, in cinque anni, nul­la è sta­to fat­to. For­tu­nata­mente, si è fat­to cari­co del prob­le­ma delle acciaierie, ras­si­cu­ran­do nel 2014 che Piom­bi­no avrebbe ripreso a “colare acciaio”, pena le sue dimis­sioni. Poiché lui è sem­pre lì, deduco di essere poco infor­ma­to sul fun­zion­a­men­to di quel vec­chio alto­forno che sape­vo chiu­so da anni. Il prob­le­ma di fon­do però non è il pro­tag­o­nis­mo o la bulim­ia di ruoli e cariche, ben­sì la super­fi­cial­ità. Mi accusa di non aver fat­to riti­rare il prog­et­to di rad­doppio dal pres­i­dente di RIMa­te­ria e in ques­ta affer­mazione si rac­chi­ude tut­ta la sua igno­ran­za sul­la vicen­da: forse gli sfugge che è sta­to il suo stes­so par­ti­to a pri­va­tiz­zare RIMa­te­ria impe­den­do di fat­to che la parte pub­bli­ca potesse incidere sulle deci­sioni che riguardano il ter­ri­to­rio.
Cer­ta­mente Rossi non ha nep­pure let­to lo statu­to di RIMa­te­ria, dove si affer­ma che le deci­sioni (com­pre­so il cam­bio del piano indus­tri­ale o quel­lo che lui definisce il ritiro del prog­et­to) si assumono a mag­gio­ran­za sem­plice (il 50,1%) e, gra­zie a queste scelte così lungimi­ran­ti, il pub­bli­co oggi ha solo il 27,75% e dunque non può fare niente di quel­lo che biz­zarra­mente dice il nos­tro gov­er­na­tore.
Mi dice che par­lo sen­za leg­gere le carte e, purtrop­po, ha ragione vis­to che la Regione non ha noti­fi­ca­to la pro­pria deci­sione al Comune di Piom­bi­no. Lui, ovvi­a­mente, già conosce la deci­sione del nucleo tec­ni­co e la sfrut­ta per un van­tag­gio politi­co. Pri­ma o poi, anche io avrò modo di vision­are le carte e allo­ra potremo par­lare del mer­i­to. La cosa forse più dram­mat­i­ca è la con­fer­ma che il gov­er­na­tore con­tin­ua a difend­ere le scelte sceller­ate del suo par­ti­to pas­san­do anco­ra una vol­ta sul­la pelle di quei concit­ta­di­ni che noi abbi­amo ascolta­to e volu­to pro­teggere. Il grande con­sen­so che han­no volu­to esprimere nei miei con­fron­ti nasce infat­ti dal­la con­vinzione che la mia ammin­is­trazione, a dif­feren­za di quel­la regionale, ten­ga alla vita di ques­ta comu­nità.

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