Enrico Rossi ovvero dopo le urla il nulla
PIOMBINO 1 novembre 2019 — Che il presidente Rossi non ascolti le mie di strilla, se crede, ma non potrà ignorare ancora a lungo quelle dei cittadini di Piombino e di tutto il territorio. Piombino la discarica non la vuole, questo è stato già chiarito in molte sedi, anche sotto quella della Regione Toscana ma evidentemente Enrico Rossi sente solo le voci che vuole ascoltare.
Il presidente si nasconde dietro alle bonifiche del sito e alla messa in sicurezza della discarica per autorizzare un progetto che mette in ginocchio il territorio. Come possiamo fidarci delle prescrizioni che dice essere state imposte, visto tutto ciò che negli anni ha urlato in piazza salvo poi rientrare nel suo palazzo e tacere senza applicare nulla di quanto promesso?
Ma facciamo un passo indietro: lasciando perdere i vari disastri (sanità docet) e interessandosi della sola Piombino il nostro governatore è stato onnipresente. Sul porto, sulla fabbrica, sulle bonifiche ha sempre impartito ordini, forte delle autonomine a commissario. Perché, ricordiamolo, è stato commissario straordinario al porto nonché per la messa in sicurezza di Poggio ai venti, quella discarica chiusa per cui, in cinque anni, nulla è stato fatto. Fortunatamente, si è fatto carico del problema delle acciaierie, rassicurando nel 2014 che Piombino avrebbe ripreso a “colare acciaio”, pena le sue dimissioni. Poiché lui è sempre lì, deduco di essere poco informato sul funzionamento di quel vecchio altoforno che sapevo chiuso da anni. Il problema di fondo però non è il protagonismo o la bulimia di ruoli e cariche, bensì la superficialità. Mi accusa di non aver fatto ritirare il progetto di raddoppio dal presidente di RIMateria e in questa affermazione si racchiude tutta la sua ignoranza sulla vicenda: forse gli sfugge che è stato il suo stesso partito a privatizzare RIMateria impedendo di fatto che la parte pubblica potesse incidere sulle decisioni che riguardano il territorio.
Certamente Rossi non ha neppure letto lo statuto di RIMateria, dove si afferma che le decisioni (compreso il cambio del piano industriale o quello che lui definisce il ritiro del progetto) si assumono a maggioranza semplice (il 50,1%) e, grazie a queste scelte così lungimiranti, il pubblico oggi ha solo il 27,75% e dunque non può fare niente di quello che bizzarramente dice il nostro governatore.
Mi dice che parlo senza leggere le carte e, purtroppo, ha ragione visto che la Regione non ha notificato la propria decisione al Comune di Piombino. Lui, ovviamente, già conosce la decisione del nucleo tecnico e la sfrutta per un vantaggio politico. Prima o poi, anche io avrò modo di visionare le carte e allora potremo parlare del merito. La cosa forse più drammatica è la conferma che il governatore continua a difendere le scelte scellerate del suo partito passando ancora una volta sulla pelle di quei concittadini che noi abbiamo ascoltato e voluto proteggere. Il grande consenso che hanno voluto esprimere nei miei confronti nasce infatti dalla convinzione che la mia amministrazione, a differenza di quella regionale, tenga alla vita di questa comunità.