Eravamo primi, siamo ridotti ad attendere la manna

· Inserito in Tema del mese (ar)
Massimo Zucconi

Anche in val di Cor­nia si res­pi­ra aria di sfidu­cia ed è dif­fusa la percezione che con le elezioni non cam­bierà nul­la. Di sicuro non è cam­bi­a­ta la legge elet­torale che con­sente alla coal­izione che prende più voti di avere il 55 per cen­to dei seg­gi anche se è mino­ran­za tra gli elet­tori. In pas­sato, per molto meno, leg­gi di questo tipo sono state def­i­nite “truf­fa”. Con le “liste bloc­cate” decider­an­no anco­ra i capi par­ti­to chi dovrà essere elet­to, svilen­do le stesse pri­marie per­ché, da ulti­mo, l’elezione di un can­dida­to dipen­derà più dall’ordine con cui è mes­so nelle liste dal suo par­ti­to che dal gradi­men­to popo­lare. Non è sta­to ridot­to il numero dei par­la­men­tari e le loro inden­nità restano scan­dalosa­mente dis­tan­ti degli stipen­di medi degli ital­iani.
I par­ti­ti pre­sen­ti in par­la­men­to non las­ciano una buona immag­ine di sé, non solo per la ques­tione morale. Chi ave­va la respon­s­abil­ità di gov­ernare ha fal­li­to. Chi avrebbe dovu­to oppor­si non ha costru­ito un’alternativa cred­i­bile. Il “gov­er­no tec­ni­co” ha cer­ti­fi­ca­to la crisi dei par­ti­ti fino a rap­p­re­sentare, alla fine, “un’altra polit­i­ca” i cui effet­ti ci con­seg­nano un paese in grave reces­sione. Sarà aumen­ta­ta la nos­tra cred­i­bil­ità all’estero, ma l’Italia sten­ta a rimet­ter­si in mar­cia e accen­tua il pro­prio decli­no.
In altri momen­ti stori­ci sono state le Regioni e i Comu­ni a pro­durre idee, antic­i­pan­do spes­so le leg­gi nazion­ali. Le Regioni “rosse” sono state per anni esem­pi di buona ammin­is­trazione. La val di Cor­nia, in pas­sato, ha fat­to la sua parte. Negli anni ‘70, quan­do molti Comu­ni non ave­vano anco­ra Piani rego­la­tori, qui si approva­vano Piani rego­la­tori coor­di­nati. Negli anni ‘80 il coor­di­na­men­to fu este­so anche ai Comu­ni delle Colline met­al­lif­ere. Negli stes­si anni, quan­do anco­ra non esiste­vano le Asl, qui si sper­i­men­ta­va la ges­tione con­sor­tile inte­gra­ta dei servizi socio-san­i­tari. Pri­ma anco­ra che fos­se deciso per legge che gli acque­dot­ti anda­vano gesti­ti in ambiti sovra­co­mu­nali, la val di Cor­nia ave­va cos­ti­tu­ito un Con­sorzio per la ges­tione uni­taria delle risorse idriche. Di fronte alle avvis­aglie del­la crisi siderur­gi­ca degli anni ‘80, i Comu­ni si resero con­to dell’urgenza del­la ricon­ver­sione eco­nom­i­ca. Negli anni ’90 det­tero vita al sis­tema dei Parchi che, in questo set­tore, cos­ti­tu­isce tutt’oggi un rifer­i­men­to nazionale ed europeo.
Sul piano isti­tuzionale la val di Cor­nia ha sper­i­men­ta­to tutte le forme di ges­tione ammin­is­tra­ti­va asso­ci­a­ta, pri­ma volon­tari­a­mente, poi con le Asso­ci­azioni inter­co­mu­nali e infine con il Cir­con­dario. Dopo il suo sciogli­men­to, dec­re­ta­to per legge nel 2010, ci si atten­de­va una rispos­ta inno­v­a­ti­va per rilan­cia­re le ges­tioni asso­ciate.
La realtà oggi è ben diver­sa. Sul piano isti­tuzionale sono svan­ite tutte le ipote­si di rifor­ma per appro­dare ad un dibat­ti­to sul­la con­ve­nien­za a stare con la Provin­cia di Livorno o con quel­la di Gros­se­to quan­do il tema cen­trale è quel­lo del supera­men­to delle Province. I proposi­ti di ricon­ver­sione dell’economia sono scom­par­si dall’agenda polit­i­ca, las­cian­do questo ter­ri­to­rio in balia del­la crisi siderur­gi­ca, alla quale si som­ma oggi anche la crisi dell’edilizia e più in gen­erale quel­la delle pic­cole e medie imp­rese. Più che costru­ire pro­pri prog­et­ti inno­v­a­tivi, la Val di Cor­nia sem­bra oggi affi­dar­si a improb­a­bili ed effimeri “fat­tori esterni” che dovreb­bero risoll­e­vare mira­colosa­mente la nos­tra econo­mia e creare occu­pazione. Così è sta­to per l’edilizia spec­u­la­ti­va, per lo scri­te­ri­ato modo di sostenere le energie rin­nov­abili, per l’adesione acrit­i­ca a faraoni­ci prog­et­ti che, privi di basi, si sono presto dis­solti.
Viene da chieder­si quale appor­to han­no dato e potran­no dare i can­di­dati di questo ter­ri­to­rio alla rinasci­ta dell’Italia. Non è ques­tione di gen­er­azioni, né di apparte­nen­za, ma sem­plice­mente di capac­ità e di cul­tura polit­i­ca. Se man­cano questi pre­sup­posti la com­pe­tizione elet­torale assume con­no­tati per­son­al­is­ti­ci, di car­riere e di equi­lib­ri di potere den­tro i par­ti­ti. Cose che non appas­sio­n­ano e rischi­ano di ali­menta­re anco­ra di più la sfidu­cia nel­la polit­i­ca.

 

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